Quali sono i più interessanti libri a tema innovazione? Ce ne sono tanti, alcuni storici come l’immancabile ‘Il futuro della Open innovation’ del “padre” dell’innovazione aperta Henry Chesbrough, diversi più recenti per capire e affrontare le nuove sfide di business e le ultime tecnologie (qui una lista di 11 testi selezionati da Economyup).
In occasione del Galileo Festival Della Scienza E Innovazione diretto da Giovanni Caprara, promosso da ItalyPost e dal Corriere della Sera, ha lanciato quest’anno la sua prima edizione il Premio “Libro Dell’anno Sull’innovazione”. Il premio si propone di favorire le produzioni editoriali che raccontino e analizzino il mondo dell’innovazione sia sotto l’aspetto tecnologico che delle questioni etiche e filosofiche ad essa connesse, con lo scopo di sostenere la crescita culturale promuovendo una moderna cultura dell’innovazione in grado di stimolare lo sviluppo del tessuto industriale italiano.
A partire dai testi candidati, la Giuria Scientifica del Premio ha selezionato i cinque finalisti, che accederanno alla fase finale, dove la Giuria dei Lettori decreterà il vincitore in occasione del Galileo Festival, a Padova sabato 20 maggio 2023.
Ecco quali sono i cinque titoli selezionati.
Premio Libro Dell’anno Sull’innovazione: i migliori libri 2023
Cosimo Accoto, Il mondo in sintesi
Il mondo in sintesi. Cinque brevi lezioni di filosofia della simulazione
Cosimo Accoto
Egea Editore
Volti artificiali e carni coltivate, gemelli digitali e beni crittografici, dati e media sintetici, creature biorobotiche e metaversi emergenti fino ai simulatori quantistici e alle neuroprotesi: forse non viviamo dentro una simulazione, ma di certo vivremo grazie a una simulazione. O meglio, in virtù delle molte simulazioni che stanno ridisegnando il nostro mondo. Qualcuno l’ha chiamata età dell’oro della simulazione, uno spettro ampio e divisivo di meraviglie e mostruosità. Ma che cos’è, oggi, simulazione? Come Alice, per esplorare queste terre incognite abbiamo bisogno di mappe culturali aggiornate. Interpretative e orientative. Curiose e caute insieme. Come quelle fornite in queste cinque lezioni.
Cosimo Accoto è un collaboratore di EconomyUp: qui due dei suoi ultimi interventi su chatGPT e sulle immagini sintetiche.
Luca Amendola, L’algoritmo del mondo
L’algoritmo del mondo. L’irragionevole armonia dell’universo
Luca Amendola
Il Mulino
“C’è un arco che si tende dalla prima all’ultima pagina di questo libro, ed è la domanda che mi pongo da sempre: perché la fisica funziona? E se ci fosse uno strappo nella trama del mondo?”
La scienza sembra ormai disporre delle leggi fondamentali dell’universo, fondate sulla gravitazione di Einstein e sulle teorie quantistiche, e nessun fenomeno appare in evidente contraddizione con esse. Con la scoperta delle onde gravitazionali il quadro teorico appare completo: abbiamo svelato l’algoritmo del mondo. Restano però le domande essenziali: perché il nostro universo segue delle leggi matematiche, invece di precipitare in un caos senza fine, e perché proprio queste e non altre? Possiamo ancora accrescere la nostra conoscenza costruendo telescopi e acceleratori sempre più potenti, o abbiamo ormai raggiunto i limiti delle nostre risorse? Viviamo nell’unico universo possibile, o siamo solo un esperimento della natura tra i tanti?
Guido Caldarelli, Senza uguali
Senza uguali. Comprendere con le reti un mondo che non ha precedenti
Guido Caldarelli
Egea Editore
Città affollate, mercati finanziari globali, notizie false che in pochi minuti si diffondono ovunque, una pandemia che da un mercato asiatico arriva quasi a bloccare l’intero pianeta: il mondo diventa ogni giorno più connesso e complesso. Se la connessione sembra una proprietà facile da intuire, la complessità è un concetto più sfuggente. A grandi linee, possiamo sintetizzarla così: un sistema con un gran numero di componenti può generare comportamenti inattesi, perché l’aggiunta di elementi non solo aumenta le dimensioni del sistema ma lo rende qualcosa di totalmente diverso. Capire la complessità significa rendersi conto di quanto siano interconnesse le variabili in gioco e imparare a prevederne l’evoluzione per pianificare un mondo migliore, più sostenibile e con maggiori opportunità per tutti.
Luca De Biase, Eppur s’innova
Eppur s’innova. Viaggio alla ricerca del modello italiano
Luca De Biase
Luiss Guido Carli University
La parola “innovazione” è onnipresente. Tutti ne parlano, pochi sanno davvero cosa sia. Eppure, vi è la convinzione che esista un modello per fare innovazione, uno standard valido nel tempo e nello spazio, e che sia la soluzione ai più grandi problemi che le nostre società devono affrontare. Narrazioni che sembrano essere tanto valide quanto lo sono le analisi che fotografano l’Italia come un paese immobile dal punto di vista dell’innovazione. Ma si tratta di istantanee che non colgono la complessità di un sistema-paese forgiato da secoli di storia e cultura che hanno donato agli “italiani” un modo tutto loro di essere innovativi. Perché l’innovazione è un fenomeno trasversale, non sempre quantificabile e soprattutto viscerale. Fatta l’Italia, occorre riscoprire la creatività degli italiani. Per un’innovazione made in Italy.
Elena Esposito, Comunicazione artificiale
Comunicazione artificiale. Come gli algoritmi producono intelligenza sociale
Elena Esposito
Egea Editore
Gli algoritmi che lavorano con il deep learning e i big data stanno diventando così bravi a fare così tante cose da metterci a disagio. Come può un dispositivo sapere quali sono le nostre canzoni preferite o che cosa dovremmo scrivere in una e-mail? Le macchine sono diventate troppo intelligenti? Secondo Elena Esposito il punto è un altro: questo tipo di analogia tra algoritmi e intelligenza umana è infatti fuorviante. Se le macchine contribuiranno all’intelligenza sociale, non sarà perché hanno imparato a pensare come noi, ma perché noi abbiamo imparato a comunicare con loro. Da qui, dunque, la proposta di pensare alle tecnologie digitali e alle macchine «intelligenti» non in termini di intelligenza artificiale ma di comunicazione artificiale. Per far questo abbiamo bisogno di un concetto di comunicazione che tenga conto della possibilità che il nostro «partner di comunicazione» non sia un essere umano ma un algoritmo non casuale ma completamente controllato, anche se non dai processi della mente umana.