INNOVATION MANAGEMENT

Leadership innovativa e serendipità: come il business dei PostIT è nato da un adesivo “sbagliato”

Molte scoperte scientifiche sono avvenute per un motivo fortuito: così i PostIT, che vendono cinquanta miliardi di pezzi all’anno, nascono da un progetto di ricerca malriuscito di un’azienda chimica. Perciò ogni società che voglia davvero investire nella crescita dovrebbe sfruttare questa opportunità di innovare “per caso”

Pubblicato il 12 Set 2018

innovazione 2019

Molte scoperte scientifiche, dalla penicillina alla dinamite al più attuale nanotubo di carbonio, sono avvenute per un motivo casuale o fortuito e quindi grazie alla serendipità[1]. In questo articolo vorrei riflettere su come un buon leader dell’innovazione debba essere in grado di gestire la serendipità, e approfittare di queste “inattese e felici scoperte”.

La serendipità innovativa è la capacità di innovare “per caso”. Questa è la mia personale e libera definizione, rispetto a quella più corretta linguisticamente della Treccani. Quando definisco serendipità dell’innovazione come la capacità di innovare “per caso”, intendo dire saper andare oltre il momento di serendipità, “congelarlo” e riuscire a dare un senso a ciò che è emerso. Quelli citati in apertura dell’articolo sono esempi ben noti di scoperte scientifiche che hanno poi avuto varie ricadute e declinazioni in ambito industriale, ma vorrei citarne un altro molto interessante, poiché a mio avviso centra chiaramente la riflessione che vorrei condividere. Spencer durante un progetto di ricerca in una azienda chimica, con l’obiettivo di creare un adesivo molto performante e particolarmente forte, ne scoprì accidentalmente uno che non era in grado di fissare due parti disgiunte come si voleva originariamente. Questo adesivo “sbagliato” era scarsamente aderente (= basso-aderente) e sensibile alla pressione esercitata, ovvero pressandolo aderiva alla superficie, altrimenti pian piano perdeva l’aderenza originale fino al distaccamento. Per anni Spencer provò a promuovere la sua “invenzione per caso”, fino a quando incontrò Art, il quale sviluppò ulteriormente il prodotto grazie all’idea di utilizzare questo adesivo per incollare il segnalibro al suo libro dei salmi. La nuova colla, con un’applicazione frugale, diede vita ad un concetto che ulteriormente sviluppato ha permesso di lanciare sul mercato un prodotto che vende oggigiorno circa cinquanta miliardi di pezzi all’anno. Serendipità innovativa! Il prodotto in questione è il famosissimo Post-IT[2] (della 3M): scoperta fatta per caso (invenzione); utilizzata per risolvere un problema specifico (applicazione); e poi sviluppata in un prodotto a più ampio utilizzo oggi blockbuster nel settore cancelleria.

Ogni buon leader, o manager, dell’innovazione dovrebbe saper affrontare e gestire i momenti di serendipità, poiché potrebbero essere forieri di novità e innovazioni interessanti. Spesso però, grazie alla matassa dell’innovazione, certi momenti vengono immediatamente bloccati poiché ritenuti di scarso valore aggiunto, fuori obiettivo, non in linea con la strategia aziendale, o, ancora peggio, perché non esiste un champion che vorrebbe sviluppare ulteriormente l’idea (un ogni azienda che voglia seriamente investire nella crescita della propria cultura dell’innovazione o un intrapreneur).

La definizione che mi sono permesso di ritoccare parte da un presupposto fondamentale, ovvero che in realtà l’innovazione non avviene per caso, come invece potrebbe accadere per una invenzione ma, come più volte ripetuto in articoli precedenti, è il risultato di un processo strutturato che sviluppa l’idea facendola maturare fino al lancio sul mercato. Perciò la capacità di sfruttare la serendipità e innovare “per caso” è appunto l’abilità di un leader innovativo di intuire i benefici di quanto scoperto per caso, di valutarne l’opportunità e il valore, di congelare la scoperta per trovare possibili applicazioni, e successivamente creare un modello di business adeguato al nuovo prodotto. In moltissime aziende queste figure chiave fanno fatica ad emergere, ed in realtà dovrebbero essere formate all’interno dell’azienda, o dovrebbero crescere nella stessa, per far sì che nessuna opportunità venga accantonata, o addirittura persa, per tutti quei motivi che spesso bloccano l’innovazione.

Questa brevissima storia che ho voluto raccontare ci insegna come la serendipità innovativa sia stata appunto la capacità dei due inventori di sfruttare il momento di eureka creandoci attorno un prodotto semplice, commercializzabile, facile da utilizzare e con una moltitudine di applicazioni che va ben oltre il segnalibro. Pertanto questa riflessione, ci porta al messaggio che vorrei lanciare: ogni azienda che voglia seriamente investire nella crescita della propria cultura dell’innovazione, deve necessariamente considerare anche questo aspetto, e dare spazio a quei concetti che potrebbero essere poco affini al business, o aprire nuovi scenari, o addirittura guidare l’azienda in nuove direzioni e verso nuove opportunità. Innovare significherà anche saper gestire la serendipità innovativa.

[1] serendipità s. f. [dall’ingl. serendipity, coniato (1754) dallo scrittore ingl. Horace Walpole che lo trasse dal titolo della fiaba The three princes of Serendip: era questo l’antico nome dell’isola di Ceylon, l’odierno Srī Lanka], letter. – La capacità o fortuna di fare per caso inattese e felici scoperte, spec. in campo scientifico, mentre si sta cercando altro.

Rif: http://www.treccani.it/vocabolario/serendipita/

[2]

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Adriano La Vopa
Adriano La Vopa

Adriano La Vopa è un esperto di innovazione strategica, innovation management e open innovation, ed è partner di Smartangle (www.smartangle.it)

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