Sono 63 in Italia ma non sono ancora abbastanza sfruttati né conosciuti, nonostante offrano una preparazione utile per il mondo del lavoro. Gli Its sono saliti agli onori della cronaca per gli ottimi esiti dei primi diplomati: in base alle statistiche del Miur (riferite ai primi 825), gli occupati sono 470, il 57% del totale. Con punte d’eccellenza, come l’Its Accademia marina mercantile di Genova, dove tutti i 65 diplomati hanno trovato un lavoro.
Gli Istituti tecnici superiori sono scuole ad alta specializzazione tecnologica, nate per rispondere alla domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze tecniche. Con situazioni che stupiscono in un’Italia in cui la disoccupazione giovanile ha raggiunto il massimo storico. Come quella dell’Its meccanico di Vicenza in cui, prima ancora di terminare gli esami, lo scorso luglio, 35 dei 48 studenti del biennio 2012-2014 del corso Meccatronico – Nuove Tecnologie per il Made in Italy avevano già ricevuto e accettato una proposta di lavoro nel settore.
Ora, per invogliare ragazzi e famiglie a sceglierli dopo le scuole superiori, il Miur ha siglato con le Regioni un accordo per la distribuzione dei fondi regionali che li finanziano. Il 10% di questi verranno distribuiti in base a un punteggio misurato sull’occupazione dei diplomati a 6 e a 12 mesi dalla fine del corso. In altre parole, più l’istituto fa assumere, più fondi ottiene.
“Un’occasione di sinergia importante, e la più concreta tra il mondo dell’impresa e quello della scuola, – commenta Domenico Braccialarghe, responsabile Risorse umane di Finmeccanica – che consente alle prime di contribuire alla costruzione dei profili di cui hanno effettivamente bisogno e che, di conseguenza, possono essere spesi immediatamente nei processi produttivi. Una formula a metà strada tra scuola e azienda, che indirizza verso mestieri ad alta specializzazione e offre una prospettiva concreta per favorire l’occupazione giovanile, sostenendo al contempo la competitività del sistema produttivo”. Specializzazioni molto tecniche, dunque, quelle cioè richieste per l’innovazione delle aziende e utili per svecchiare l’economia del Paese.
Gli Istituti Tecnici Superiori si basano su metodologie di apprendimento tipiche del training on the job, superando in tal modo la formazione d’aula della scuola tradizionale. Presso i laboratori dei sette Its che fanno riferimento alle aziende di Finmeccanica (AgustaWestland, Alenia Aermacchi, AnsaldoBreda, Ansaldo STS, OTO Melara, Selex ES, Superjet International, WASS), per esempio, per ogni biennio del corso, sono oltre 150 i docenti interni al Gruppo che si alternano alla guida delle classi, trasferendo non solo le indispensabili competenze, ma anche curiosità e passione verso il mestiere tecnico.
Le aziende sono parte integrante di questi istituti. Perché sono loro stesse ad aver contribuito alla loro realizzazione: “Nel novembre del 2011 –prosegue – Finmeccanica ha siglato con il Miur, un Protocollo d’intesa nel quale si impegnava a collaborare alla realizzazione di Istituti Tecnici Superiori in sette regioni di riferimento (Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Piemonte, Toscana, Campania e Puglia), mettendo a disposizione personale tecnico qualificato interno alle proprie aziende, oltre alle dotazioni di aule, laboratori e macchinari. Un’offerta formativa mirata, che in ogni regione segue le richieste specifiche del business, contribuendo alla crescita delle competenze in settori strategici quali la meccatronica, la meccanica, i trasporti. E forma quei profili professionali specifici richiesti dalle società del mercato high tech”.
A distanza di tre anni questo impegno ha dato i suoi frutti: la media di diploma per i sette Its Finmeccanica (nel primo biennio 2011-2013) è di 96/100, l’occupazione post diploma ha raggiunto in alcune regioni punte vicine al 100% e la qualità dei professionisti che sono stati formati è stata apprezzata non solo nelle aziende del Gruppo, ma anche da altre realtà dei settori di riferimento.
Il tutto in linea con gli attuali bisogni del mercato. A vedere gli ultimi dati elaborati dal sistema Excelsior (Unioncamere) i profili di cui le aziende italiane lamentano una carenza sono proprio quelli più tecnici. Tra le professioni high skill rientrano gli ingegneri meccanici e tra gli operai specializzati le aziende italiane richiedono maggiormente elettricisti. Dall’osservatorio di Finmeccanica i profili di ingegneria aerospaziale, meccanica ed elettronica risultano i più richiesti, così come i diplomati in meccanica ed elettronica.