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Le difficoltà del Design Thinking e l’impatto dell’intelligenza artificiale



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Il Design Thinking come strumento di innovazione è messo in discussione. Con la diffusione dell’AI ha la possibilità di trasformarsi. Perché non siamo di fronte solo a un’evoluzione tecnologica ma a un cambiamento di paradigma nel pensiero creativo

Pubblicato il 28 feb 2024



design thinking

L’intelligenza artificiale cambierà il Design Thinking. L’ AI trasformerà il nostro quotidiano, ma anche il modo di pensare e creare prodotti e servizi. Quale impatto avrà sul design thinking e sulla professione designer? Nel corso del secondo Design Thinking Club, l’Osservatorio di Design Thinking for Business ha aperto un dibattito per arrivare a fare emeergere tendenze ed evoluzioni possibili

Inspirati dall’intervento di Cosimo Accoto, filosofo e ricercatore all’MIT di Boston, la comunità ha esaminato le ripercussioni dell’AI sulla vita umana in ogni aspetto, per poi concentrarsi su come questa rivoluzione influenzerà il design di prodotti e servizi, integrati sempre più con l’intelligenza artificiale.

Le discussioni, arricchite dai contributi di Marco Barbarossa, Senior Consultant presso DeloitteDigital, Nicolò Buratti, Service Design & User Research Expert in Sisal, Luca Mascaro, Founder & Head of Design di Sketchin e Mattia PompeiUX/UI Chapter Lead e Senior UX designer presso Vodafone Design Studio, hanno portato alla luce tre tematiche principali.

Il Design Thinking e il nuovo scenario definito dall’AI

L’AI sta emergendo non solo come una forza motrice nell’evoluzione tecnologica ma anche come un potente catalizzatore di cambiamento culturale e sociale, trasformando profondamente il modo in cui viviamo, lavoriamo e pensiamo. Questo straordinario progresso tecnologico sta fungendo da catalizzatore per una innovazione culturale. Al centro di questa trasformazione vi è la capacità dell’AI di creare nuove condizioni di esperienza, intelligenza ed esistenza, attraverso la simulazione computazionale e la predizione, che ridefiniranno la nostra interazione con il mondo.

La simulazione computazionale, basata sulla creazione di gemelli digitali, aprirà nuove frontiere nella comprensione e nell’interazione con la realtà che ci circonda. Questo approccio non si limiterà a replicare fedelmente fenomeni reali, ma si estenderà a prevederli, offrendo un nuovo modo di vivere il mondo basato sulla previsione e l’anticipazione. Questa evoluzione trasformerà radicalmente settori come la medicina, l’ingegneria e la gestione dei rischi, dove la precisione della simulazione porterà ad un progresso senza precedenti nella cura dei pazienti, nella progettazione di sistemi complessi e nella prevenzione di disastri.

Parallelamente, l’emergere di una società orientata alla predizione, plasmerà le nostre aspettative future sulla base di capacità di anticipare le esigenze, gestire l’incertezza e navigare in un futuro sempre più imprevedibile. L’AI diventerà quindi uno strumento cruciale per orientare la progettazione di servizi e prodotti che rispondano non solo ai bisogni attuali ma anche a quelli futuri, riducendo l’incertezza e migliorando la qualità della vita.

Infine, l’evoluzione verso un’economia iper-automatizzata apre scenari in cui l’automazione e l’intelligenza artificiale non solo sostituiscono l’uomo in compiti ripetitivi ma anche cognitivi e iniziano a partecipare attivamente all’economia come produttori e consumatori. Questa nuova trasformazione digitale che avverrà solleva questioni fondamentali sul ruolo dell’uomo in un futuro in cui il lavoro, il consumo e la produzione sono profondamente trasformati dall’AI. La prospettiva di un mondo dominato dall’iper-automazione richiede una riflessione critica in quanto esseri umani sul futuro delle nostre strutture sociali, economiche e culturali.

La sfida che ci attende nel prossimo futuro, quindi, non è soltanto tecnologica ma profondamente culturale e sociale e richiede una visione innovativa e un’apertura verso nuove forme di convivenza tra umani e macchine.

La crisi del Design Thinking come strumento di innovazione

Negli ultimi anni, il Design Thinking ha affrontato una serie di critiche che ne hanno messo in discussione l’efficacia come strumento di innovazione all’interno delle organizzazioni. Nato con l’intento di trasformare e ispirare le aziende attraverso idee creative e soluzioni innovative, questo approccio ha incontrato ostacoli significativi nella sua applicazione pratica, portando alcuni a interrogarsi sulla sua attuale rilevanza.

La recente contrazione subita da IDEO, pioniere del Design Thinking, ha evidenziato in modo emblematico le difficoltà che il settore sta affrontando. Con una drastica riduzione del personale e del fatturato, la situazione di IDEO riflette una crisi più ampia nell’applicazione del Design Thinking. Questo declino invita a una riflessione sulle cause profonde che limitano l’efficacia di questo approccio.

Innanzitutto, il design, nella sua essenza, è un processo intrinsecamente confuso ed emozionale, che si nutre di conflitto, fallimento e iterazione. Tuttavia, la necessità di modellizzare e standardizzare questo processo per renderlo vendibile alle aziende ha portato a una semplificazione eccessiva e a un’applicazione omogenea, indipendentemente dal contesto industriale o dal problema specifico.

Questa standardizzazione è spesso risultata in soluzioni percepite come distaccate dalla realtà aziendale. Inoltre, il Design Thinking ha promosso l’idea che tutti gli stakeholder coinvolti possano agire come designer, trascurando però l’importanza dell’esperienza pratica nel design Infine, la focalizzazione sull’ideazione è andata a discapito della visione strategica complessiva e dell’attenzione agli step successivi di prototipazione e testing, spesso relegati in secondo piano.

Nonostante queste sfide, il Design Thinking ha innegabilmente introdotto una nuova energia positiva nel mondo aziendale, promuovendo i valori del design e la collaborazione all’interno delle organizzazioni. Tuttavia, la sua promessa non si è realizzata pienamente, portando a un’adozione che, seppur diffusa, si è rivelata meno efficace nel generare valore concreto sul mercato.

Per superare questi ostacoli, è essenziale adottare un approccio più ampio che vada oltre la semplice generazione di idee. Solo attraverso un approccio challenge-driven, che parte da una comprensione approfondita del problema e del contesto specifico, è possibile selezionare gli strumenti e le competenze più adeguate a ideare e implementare soluzioni efficaci. Questo aspetto della comprensione del problema risulta ancora più critico considerando le sfide che il design dovrà affrontare in un futuro prossimo in piena trasformazione.

Il futuro del design con e per l’intelligenza artificiale

Con l’evoluzione e la crescente accessibilità dell’AI il design ha una possibilità per trasformarsi ed evolversi. Nel futuro, infatti, il design sarà fondamentale per affrontare la rivoluzione sociale e culturale e supportarci nel ripensare il modo in cui concepiamo, creiamo e interagiamo con gli spazi, i prodotti e i servizi intorno a noi.

Questa trasformazione del design si sta già manifestando attraverso l’adozione di strumenti di AI generativa all’interno del processo di innovazione, che abilitano i designer a esplorare nuove frontiere creative, ottimizzando i processi e inaugurando una nuova era di precisione e innovazione nel design.

L’integrazione dell’AI nel design non rappresenta soltanto un’evoluzione tecnologica ma segna anche un cambiamento paradigmatico nel pensiero creativo. Gli strumenti di AI, selezionati con cura e integrati nei flussi di lavoro del design, stanno aprendo possibilità prima inimmaginabili, consentendo ai team di superare i limiti tradizionali e di esplorare soluzioni che prima d’ora erano fuori portata, elevando la qualità del lavoro e promuovendo una standardizzazione e una coerenza che erano difficili da ottenere in precedenza.

Dall’altro lato la progettazione di prodotti e servizi con l’AI al loro interno apre la strada a un’era di soluzioni intelligenti che si adatteranno e risponderanno alle esigenze degli utenti in tempo reale. Questi sistemi, alimentati da algoritmi di apprendimento automatico e processamento del linguaggio naturale, potranno offrire esperienze altamente personalizzate, anticipando le necessità degli utenti e adattandosi ai loro comportamenti e preferenze. La sfida per i designer diventa quindi quella di comprendere e integrare queste capacità dell’AI nel processo creativo, garantendo che i prodotti e i servizi non solo soddisfino le esigenze funzionali ma creino anche connessioni emotive e significative con gli utenti.

L’evoluzione del ruolo del designer verso l’esperienza utente

Nell’ambito della progettazione di queste soluzioni avanzate, il ruolo del designer si evolve. Non si tratta più solo di definire l’estetica o la funzionalità di un prodotto ma di orchestrare un’esperienza utente che sia fluida, intuitiva e, soprattutto, intelligente. Questo richiederà una profonda comprensione delle potenzialità e dei limiti dell’AI, nonché una collaborazione stretta tra designer, ingegneri e specialisti dei dati per garantire che l’intelligenza artificiale sia integrata in modo etico e responsabile, rispettando la privacy e la sicurezza degli utenti. Inoltre, i designer dovranno considerare le implicazioni etiche dell’utilizzo dell’AI, assicurandosi che le tecnologie siano impiegate nel nuovi prodotti e servizi in modo da promuovere l’inclusione, la trasparenza e la giustizia.

Questi temi affrontati evidenziano come l’avvento dell’intelligenza artificiale sta non solo ridefinendo i confini del possibile nel campo del design, ma sta anche ponendo sfide significative e opportunità uniche per i professionisti e le aziende nel settore. L’AI offre strumenti potenti per catalizzare il cambiamento culturale e sociale e inaugurare una nuova era di prodotti e servizi intelligenti. Tuttavia, affinché il potenziale dell’AI sia pienamente realizzato nel design, è essenziale che i designer abbraccino un approccio olistico che integri competenze tecniche, sensibilità etica e comprensione umanistica. Questo significa non solo padroneggiare gli strumenti che l’AI mette a disposizione, ma anche riflettere criticamente sulle implicazioni sociali e culturali del loro lavoro.

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