IMPRENDITORIALITÀ

La sorpresa dell’imprenditoria femminile: record di exit per startup di donne in Europa nel 2021

Sono state 23 le exit di successo di startup guidate da donne, dato in controtendenza in un contesto dove permane un divario di genere. Sono anche più rapide rispetto a quelle a guida maschile. Tuttavia sono ancora solo il 3,8% di tutte le exit europee di società fondate dopo il 2000. Qui i dati di Dealroom

Pubblicato il 04 Feb 2022

exit startup di donne

Nel 2021 le startup con sede in Europa e fondate da donne hanno registrato un nuovo record: 23 exit di successo, nonostante le ripercussioni della crisi generata dalla pandemia da Covid-19 abbiano colpito principalmente le imprenditrici e, più in generale, le lavoratrici (a prescindere dalla qualifica professionale).

Come è noto, esiste ancora un significativo divario di genere nell’imprenditoria, in Europa come negli Stati Uniti. Divario che si acuisce quando si tratta di startup innovative e di incarichi manageriali (la cosiddetta C-Suite): un problema principalmente occidentale, con i paesi asiatici (Cina in particolare) che vanno decisamente meglio.

Tuttavia un’analisi condotta dal sito britannico Sifted elaborando i dati pubblicati da Dealroom evidenzia un aspetto in controtendenza: una crescita costante delle exit, iniziata nel 2019 (8 “uscite”) e proseguita nel 2020 (14), dopo anni ad intermittenza. Dati che, qui in Europa, non hanno conquistato titoli in prima pagina e l’attenzione dei media come accaduto negli Usa, dove la 32enne Whitney Wolfe Herd (founder e CEO dell’app di dating Bumble) all’inizio dello scorso anno è diventata la donna più giovane ad aver mai quotato in Borsa la sua società, ma che comunque rientrano in un trend in fase di consolidamento.

Dallo studio emerge inoltre come negli ultimi 15 anni almeno 87 donne co-fondatrici abbiano “orchestrato” exit di successo, incluse 19 IPO guidate da donne. Confrontando i numeri con quelli di realtà solo maschili – 899 “uscite” nel medesimo arco temporale – è facile comprendere come il problema dell’uguaglianza di genere sia lungi dall’essere risolto.

Caratteristiche delle exit al femminile

Premesso che l’analisi condotta da Sifted ha preso in considerazione solo le imprenditrici “uscite” per oltre 20 milioni di euro tramite IPO o acquisizioni dal 2005, e che le startup incluse nello studio includono almeno una co-founder, il set di dati pubblicato da Dealroom offre altri spunti interessanti:

–       Il tempo medio per una exit “top” è pari a 6,8 anni, quasi uno in meno di quelle maschili;

–       Il valore totale delle exit femminili europee dal 2005 ammonta a 22,3 miliardi di euro, di cui gran parte provenienti da IPO;

–       Il costo di acquisto medio stimato è di 218 milioni di euro;

–       Il settore con più exit al femminile dal 2005 è l’healthtech (24,1%), seguito da fintech (11,49% e in controtendenza rispetto alla parità di genere e media (10,4%);

–       La situazione migliore è nel Regno Unito, che ha registrato il maggior numero di exit guidate da donne (31), seguito da Germania (19) e Francia (9) dal 2005 ad oggi.

Exit di donne startupper in Europa: solo il 3,8% del totale

L’Europa è invece molto indietro nelle statistiche globali. Le “uscite” al femminile rappresentano circa il 3,8% di tutte le exit europee per le società fondate dopo il 2000. La media globale è vicina al 5%, e negli Usa sale al 5,8%.

A livello globale lo studio di Dealroom indica come 584 startup guidate da donne siano “uscite” con successo. Nello stesso arco temporale gli Stati Uniti hanno contato 395 exit di realtà fondate da donne con valore superiore a 20 milioni di euro.

Le 10 exit più importanti guidate da donne

I dati di Dealroom permettono di stilare la classifica delle 10 donne che hanno guidato le exit di maggior successo in Europa a partire dal 2005:

1) Özlem Tureci

Azienda: Ganymed Pharmaceuticals (fondata nel 2001); BioNTech (2008);

Sede: Mainz, Germania;

Anno e dettagli dell’exit: 2016 (Ganymed) – acquisizione da 1,4 miliardi di dollari da parte di Astellas Pharma; 2019 (BionTech) – IPO da 150 milioni di dollari (valutazione di 3,4 miliardi di dollari);

Co-fondatori: Uğur Şahin e Christoph Huber.

2) Andrea Spezzi

Società: Orchard Therapeutics (2015);

Sede: Londra, Regno Unito;

Anno e dettagli dell’exit: 2018 – IPO da 200 milioni di dollari (valutazione di 1,3 miliardi di dollari);

Co-founder: Bobby Gaspar.

3) Pernilla Nyrensten (prima donna “quotata” alla Borsa di Stoccolma)

Società: RevolutionRace (2013);

Sede: Borås, Svezia;

Anno e dettagli dell’exit: 2021 – IPO da 1 miliardo di dollari;

Co-fondatore: Niclas Nyrensten.

4) Ilise Lombardo

Società: Arvelle Therapeutics;

Sede: Zug, Svizzera (2019);

Anno e dettagli dell’exit: 2021 – acquisizione da 960 milioni di dollari da parte di Angelini Pharma S.p.A;

Co-fondatore: Gregory Weinhoff

5) Ekaterina Malievskaia

Società: Compass Pathways (2016);

Sede: Londra, Regno Unito;

Anno e dettagli dell’exit: 2020 – IPO da 544 milioni di dollari;

Co-fondatori: George Goldsmith e Lars Christian Wilde.

6) Romina Savova

Società: PensionBee (2014);

Sede: Londra, Regno Unito;

Anno e dettagli dell’exit: 2014 – IPO da 85 milioni di dollari (valutazione pari a 550 milioni di dollari).

7) Annegret Baey-Diepolder e Christine Schuberth-Wagner

Società: Rigontec (2014);

Sede: Bonn, Germania;

Anno e dettagli dell’exit: 2017 – acquisizione per 525 milioni di dollari da parte di Merck;

Co-fondatori: Gunther Hartmann e Marcel Renn.

8) Sarah Gilbert

Società: Vaccitech (2016);

Sede:Oxford, Regno Unito;

Anno e dettagli dell’exit: 2021 – IPO da 110 milioni di dollari (valutazione di 464 milioni di dollari);

Co-founder: Adrian Hill KBE.

9) Mai-Britt Zocca e Inge Marie Svane

Società: IO Biotech (2015);

Sede: Copenhagen, Danimarca;

Anno e dettagli dell’exit: 2021 – IPO da 100 milioni di dollari (valutazione di 388 milioni di dollari);

Co-founder: Mads Hald Andersen.

10) Elvire Gouze

Società: Therachon (2014);

Sede: Basilea, Svizzera;

Anno e dettagli dell’exit: 2019 – acquisizione per 340 milioni di dollari da parte di Pfizer;

Co-fondatore: Luca Santarelli.

Quale futuro per le exit al femminile: più veloci e anche più remunerative

I dati palesano un numero esiguo di “uscite” femminili in poco meno di 20 anni, coerentemente con il ritmo degli investimenti nei primi stadi di avvio delle startup femminili in Europa. Nel 2021, sempre secondo i dati di Dealroom, soltanto l’1,1% degli investimenti di venture capital nel Continente è andato a team di co-fondatrici composti solo da donne. La carenza di finanziamenti, inoltre, non incide solo sul numero di exit, ma anche sulla loro portata.

E tuttavia, qualcosa nel 2022 in Europa si è già mosso, lasciando desumere come nell’anno in corso le exit al femminile potrebbero crescere tornando a toccare un record. Se il buongiorno si vede dal mattino, infatti, l’acquisizione da parte di Gorillas della società francese di consegne di piatti pronti Frichti – fondata da Julia Bijaoui – è un segnale indiscutibilmente positivo.

Inoltre, a cambiare le carte in tavola potrebbe e dovrebbe essere il “valore” maggiore delle exit guidate da donne. In questo senso, un’analisi condotta da Pitchbook rispetto alle startup statunitensi nel 2019 e nel 2020 ha evidenziato come il valore di ‘uscita’ di quelle “con CEO donna è aumentato del 30%, mentre per i CEO uomini è crollata del 44%”.

Le donne, quindi, non solo sono più rapide nell’arrivare all’exit, ma stanno colmando velocemente il gap di valore delle “uscite” rispetto a quelle condotte da uomini.

Il Venture Capital al femminile in Europa: le prospettive

Passando ai finanziamenti, il cosiddetto “Boy’s club” del Venture Capital sta perdendo lentamente ma inesorabilmente terreno. Nel 2021 in Europa sono nati una serie di fondi dedicati esclusivamente alle donne e all’imprenditorialità al femminile.

Tra questi, Pink Salt Ventures in Gran Bretagna e Axxo in Germania. In aggiunta, è stata avviata una campagna guidata dalla VC polacca Kinga Stanislawska per convincere la Commissione europea a riservare 3 miliardi di euro per le imprese di venture capital guidate da donne.

Dal MISE oltre 400 milioni di euro per supportare l’imprenditorialità femminile in Italia

In Italia il MISE oltre a rafforzare il nuovo Fondo per l’imprenditorialità femminile (già dotato di 40 milioni di euro) supporterà startup e PMI innovative con iniziative tra cui “Smart&Start”, integrando negli investimenti anche 400 milioni inclusi nel Pnrr.

Fondi che verranno usati sia per incentivare la creazione di imprese e startup da parte delle donne, sia per supportane crescita e consolidamento attraverso diversi strumenti che spaziano dalla formazione ai finanziamenti senza interessi o a fondo perduto, oltre alla realizzazione di campagne di comunicazione e altre attività utili a stimolare le iniziative imprenditoriali delle donne.

Anche perché le startup innovative a prevalenza femminile – in cui le quote di possesso e i ruoli manageriali sono ricoperti principalmente da donne – secondo l’ultimo report trimestrale del Ministero pubblicato a novembre 2021 sono 1.810, ovvero il 12,9% del totale.

Numero inferiore rispetto al 20,9% osservato prendendo in esame l’universo delle neo-società di capitali. Le startup innovative italiane con almeno una donna nella compagine sociale sono invece 5.989, ovvero il 42,7% del totale.

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Federico Bandirali
Federico Bandirali

Giornalista pubblicista dal 2014 e growth hacker dal 2017 con master presso Talent Garden, durante gli studi in comunicazione ho iniziato a collaborare con testate cartacee generaliste dal 2006. Dopo aver scritto articoli in diversi ambiti (cronaca, politica, esteri, economia e sport) e abbandonato il cartaceo, mi sono sempre più focalizzato su tecnologia e innovazione, branded journalism e storytelling aziendale. Nel 2016 ho scritto un libro: una case history relativa alla partnership tra Intesa Sanpaolo ed Expo Milano 2015 poi ripresa da atenei statunitensi.

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