Open innovation

L’incubatore “capovolto” che crea startup dai bisogni delle imprese

InfiniteArea, creato dall’imprenditore Patrizio Bof, è un acceleratore di Montebelluna (Treviso) che sviluppa progetti innovativi basandosi sulle richieste delle aziende del territorio. Alla fine del percorso, i team di lavoro possono anche trasformarsi in realtà imprenditoriali. «Noi concorrenti di H-Farm? No, complementari»

Pubblicato il 20 Gen 2016

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Patrizio Bof, presidente di InfiniteArea

L’incubatore “classico” è una struttura che si occupa di startup e si dedica a farle crescere e a renderle pronte per affrontare il mercato. Il modello di accelerazione di InfiniteArea, lo spazio creato nel 2015 a Montebelluna, in provincia di Treviso dall’imprenditore Patrizio Bof, è invece “rovesciato”: i progetti di innovazione nascono sulla base delle esigenze delle imprese del territorio e vengono sviluppati da gruppi di lavoro che in alcuni casi possono anche trasformarsi in startup.

I numeri – dice a EconomyUp il founder dell’incubatore “capovolto”, 48 anni, che è anche fondatore e presidente della software house Pat – ci dicono che non è più un mondo per startupper. Basti pensare che nel 2014, stando ai dati Osservatorio Cerved-ItaliaStartup, è nata 1 startup innovativa ogni circa 240 newco e che il ROI realizzato dalle startup italiane che presentano utili è pari al +0,1%, quindi per ogni mille euro investiti, come certifica il Mise, c’è solo un euro di ritorno”.

Puntare su startup che non sono generate in base a uno specifico bisogno del sistema produttivo made in Italy non è, secondo Bof, il paradigma più adatto all’Italia. È per questo – spiega – che “InfiniteArea rovescia il modello di incubatore partendo da un committente preciso, un’impresa esistente, che individuando una necessità da risolvere o una opportunità da sviluppare avvia un proprio innovation lab o una startup on demand per generare innovazione. Questo modello elimina l’incertezza di non sapere se l’idea sviluppata avrà o meno un mercato, poiché le startup nasceranno proprio da un bisogno concreto del mercato stesso”.

InfiniteArea si trova all’interno di un capannone industriale dismesso riqualificato di 2.500 metri quadri, dove ci sono spazi di lavoro, aree di

La carlinga al centro di InfiniteArea

coworking, sale meeting, sale training, uffici, un’arena e, al centro della struttura, la carlinga incompiuta di un ATR-42 che viene utilizzata come sala riunioni e che simboleggia la volontà di far decollare idee, talenti e imprese.

Il primo progetto attivato è con Air Dolomiti, la compagnia aerea del gruppo Lufthansa, che si è rivolta all’incubatore “rovesciato” per la progettazione di nuovi servizi per i passeggeri, partendo dall’utilizzo dei dati raccolti sui clienti. A ottobre è stata lanciata una call, diretta a ricercatori, neolaureati, professionisti e studenti, a cui hanno risposto oltre 100 tra studenti e dottorandi delle università di Udine, Padova, Verona e Venezia e professionisti del settore e a cui è seguita la creazione di un gruppo di lavoro, formato al momento da due persone, che stanno lavorando sull’esperienza vissuta dai passeggeri in volo e sul modo in cui vengono svolte le operazioni d’imbarco e di sbarco. Da questo team, che agisce sotto la guida di InfiniteArea e con la collaborazione del management della compagnia, potrà nascere eventualmente una nuova startup nel settore, che avrà come primo cliente Air Dolomiti stessa ma potrà poi naturalmente proporsi anche ad altri vettori.

Al termine della “missione” richiesta dalle aziende, i gruppi possono quindi sia assumere la forma di nuove imprese autonome oppure essere inglobati all’interno delle committenti: in entrambi i casi, alla richiesta di open innovation che arriva da un’azienda, corrisponde la creazione di nuovo lavoro.

Per reclutare talenti, il primo accordo di collaborazione stipulato è con l’Università di Udine, per sviluppare iniziative comuni legate all’innovazione, allo sviluppo imprenditoriale e al trasferimento tecnologico.

Sempre in tema di collaborazioni, InfiniteArea ha sottoscritto una partnership con Bnl: la banca entrerà nell’incubatore fisicamente (con un proprio team composto da due persone), per supportare le aziende che vogliono fare innovazione aperta.

L'interno della carlinga

Non ci sono settori specifici su cui l’incubatore vuole concentrarsi. “Ci concentreremo sulle intersezioni, perché è lì che si originano le opportunità e le innovazioni”, dice Bof. “Oggi stiamo già lavorando nel settore dei trasporti e delle infrastrutture e abbiamo intenzione di sviluppare anche progetti legati al primario, ad esempio nell’ambito dell’agricoltura”.

InfiniteArea si trova nello stesso territorio, il trevigiano, in cui agisce anche una realtà conosciuta nel mondo dell’innovazione come H-Farm. L’incubatore di Montebelluna si propone come una diretta concorrente? “H-Farm rappresenta una realtà che opera ormai da 10 anni e sicuramente ha contribuito a sensibilizzare il territorio in primis sulle tematiche dell’innovazione digitale”, risponde il presidente di InfiniteArea. “Il modello proposto è stato però quello di incubatore di startup (digitali) orientate a crescere e a finalizzare exit una volta raggiunta una massa critica per gli investitori. InfiniteArea, oltre ad adottare un approccio ‘capovolto’, può essere considerata complementare rispetto a H-Farm: porre al centro l’imprenditore e l’impresa e non gli startupper consente di sperimentare un punto di vista alternativo nel supportare la crescita dell’ecosistema italiano dell’innovazione italiano.

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