«Mai avrei potuto immaginare solo un anno fa che saremmo potuti arrivare a questo punto», dice Massimoa Maccaferri, presidente di Eridiana a di JCube, l’acceleratore di imprese nato nel 2012 all’interno di uno spazio industriale dismesso del Gruppo Industriale Maccaferri Era uno zuccherificio, molto più grande di quando possa servire per un “allevamento” di startup: oltre 400mila quadrati a cui ridare un senso e una finalità. Così nella scorsa primavera è partita una call, una chiamata nazionale per individuare ed elaborare proposte innovative per la creazione di JViilage, un parco tecnologico che potesse fare da volano per un intero territorio. Venerdì 3 luglio ad Ancona si è chiusa la prima fase con l’individuazione del progetto da portare avanti, quello che prevede la creazione di un Parco agroalimentare. «Questa esperienza è la conferma che quando si fa open innovation, si ottengono stimoli un tempo impensabili per un gruppo come il nostro», aggiunge Maccaferri.
VIDEO – L’intervista a Massimo Maccaferri su JCube
Alla call hanno partecipato in 151, equamente divisi fra uomini e donne. Di questi sono stati selezionati 25 concorrenti, con profili professionali molto diversi (soprattutto architetti, ingneneri, comunicatori), che riuniti in 5 gruppi hanno sviluppato la loro idea nel corso di quattro incontri in cui alcuni mentor e un comitato territoriale hanno dato il loro aiuto e i loro feedback. Per arrivare alla definizione di 5 progetti. È stato preferito quello team rosso che punta sulla vocazione agroalimentare del territorio, potenziata con l’offerta di servizi avanzati per le imprese. In linea con altre proposte, anche quella selezionata prevede che JVillage sia “uno spazio aperto, luogo di ibridazione e creatività, snodo di esperienze e culture, di idee che trovano casa per crescere e diventare realtà concrete”.
Adesso comincia una fase molto delicata per il progetto. Il passaggio successivo è la creazione di un vero e proprio masterplan che sarà allo stesso tempo sintesi ma anche proiezione del processo. L’iniziativa è stata battezzata Open Innovation Contest non solo per segnalare il coinvolgimento di giovani (e meno giovani) innovatori provenienti da tutta Italia e da differenti esperienze professionali ma anche un modo appunto “open” e trasparente di immaginare e sviluppare un percorso progettuale per il territorio. A coordinare i lavori è SECI Real Estate, società del gruppo Maccaferri. Al gruppo di lavoro hanno già aderito Confindustria, Enea, Legambiente, INU, Assoimmobiliare. Ma se il progetto riuscirà ad avanti e a diventare un modello per l’Italia (e per altre aree geografiche), molto dipendenrà dalle relazioni virtuose che riusciranno a stabilirsi con tutti gli attori del territorio marchigiano, a cominciare dagli enti pubblici.
Per approfondire il tema dell’open innovation, conoscerla e soprattutto capire come guidarla e trarne vantaggio, si può far riferimento all’iniziativa del Gruppo Digital360: una piattaforma che a 360° tocca tutti i temi dell’innovazione aperta