Open Innovation in Practice

IVAR, flessibilità, interconnessione e startup: ecco come innova una medio-grande impresa metalmeccanica

L’azienda bresciana produce componenti per impianti idrosanitari «Un settore maturo dove fare innovazione è imprenscindibile», dice l’AD Stefano Bertolotti. «L’isolazionismo non ha più senso. Bisogna puntare sulla condivisione di un progetto di evoluzione. E accogliere la cultura del fallimento»

Pubblicato il 12 Gen 2017

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Stefano Bertolotti, amministratore delegato e direttore vendite e marketing di IVAR

Nata nel 1985 come azienda specializzata nella produzione di valvole e teste termostatiche, negli anni IVAR si è attivamente impegnata nello sviluppo di sistemi ad alta tecnologia, diventando oggi leader nel settore del riscaldamento e sanitario: moduli per la contabilizzazione diretta, dispositivi per la ripartizione del calore, sottostazioni per centrali termiche, satelliti di utenza, valvole per il bilanciamento idraulico, sistemi a pannelli radianti, collettori di distribuzione, componenti per impianti solari, valvole per radiatori, tubazioni e raccorderia.

Con sede a Prevalle in provincia di Brescia, IVAR si sviluppa su un’area di 46.000 metri quadrati all’interno della quale trovano impiego oltre 200 addetti, in uno stabilimento all’avanguardia progettato in modo da razionalizzare e unificare le diverse fasi produttive e operative.

IVAR Italia è il cuore del GRUPPO IVAR, sorto con l’obiettivo di commercializzare i propri prodotti anche al di fuori dei confini nazionali. Ad oggi, infatti, il Gruppo conta 12 filiali oltre all’Italia: Australia, Belgio, Cina, Germania, Norvegia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Spagna, Stati Uniti e Tunisia. Nel 2016 l’azienda ha registrato in Italia un fatturato di 63 milioni di euro, mentre il fatturato del Gruppo supera i 145 milioni di euro.

Il settore metalmeccanico per la produzione di componenti per impianti idro-termo sanitari è molto maturo, e per questo l’innovazione è fondamentale. IVAR è un’azienda molto giovane che negli ultimi 30 anni è cresciuta notevolmente e ha fatto dell’innovazione il proprio core business.

«Fare innovazione non è però banale. Nella produzione metalmeccanica, è imprescindibile la flessibilità degli impianti produttivi: non possiamo parlare di innovazione senza che gli impianti produttivi siano adatti e pronti ad accettare modifiche ai prodotti o introduzione di prodotti completamente nuovi.  Inoltre, se fino a poco tempo fa nel B2B la priorità era la difesa del proprio prodotto isolandolo dai concorrenti, la logica con cui IVAR vuole competere è esattamente opposta. Con l’IoT e l’Industria 4.0 diventa infatti fondamentale rendere il proprio prodotto interconnesso e parte di un sistema, in modo tale che il consumatore finale abbia giovamento a scegliere il tuo prodotto piuttosto che quello della concorrenza. L’isolazionismo non ha più senso, bisogna invece puntare alla condivisione di un progetto di evoluzione», spiega Stefano Bertolotti, AD e Direttore Vendite e Marketing, IVAR.

È altresì fondamentale per IVAR dotare le persone con potere decisionale di un portafoglio per l’innovazione e adottare in azienda la cultura dell’errore e del fallimento in modo diffuso, così come attingere alla competenza e all’esperienza di attori esterni. «Nel tentativo di rendere “intelligenti” i nostri prodotti ci siamo interfacciati con una startup, con risultati poco in linea con le aspettative. Riteniamo comunque questa un’esperienza ‘positiva’, che ci ha fatto capire meglio l’ecosistema delle startup: una cosa sono gli elogi e le lodi sui giornali, un’altra è collaborare con le startup nella realtà quotidiana», spiega il Manager, che conclude: «siamo comunque molto ottimisti: nell’ultimo Workshop di Startup Intelligence del Politecnico di Milano abbiamo avuto la possibilità di incontrare tre startup molto interessanti in ambito Internet of Things. Siamo decisamente recidivi e stiamo facendo nostra la cultura del fallimento».

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