Back to the Future

Internet of Things, per il pioniere dei microprocessori poteva nascere 50 anni fa

A Roma a luglio sarà ospite di un ciclo di incontri Ray Holt, americano esperto di computer design che nel 1969 realizzò il primo microprocessore della storia. Era per scopi militari, perciò fu coperto da segreto di Stato. Ma lui è convinto che, se fosse stato svelato subito, oggi avremmo una struttura diffusa di oggetti connessi

Pubblicato il 07 Giu 2017

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Oggi si parla molto di Internet delle cose (Internet of Things, IoT), dei suoi possibili utilizzi e di come la vita di tutti noi cambia e cambierà con l’uso di oggetti in rete. E se invece l’IoT fosse arrivata 50 anni fa? Probabilmente non avremmo avuto il pc e nemmeno il World Wide Web. Questa sarà la tesi di Ray Holt, uno dei pionieri del computer design e imprenditore della Silicon Valley, durante un ciclo di incontri che terrà in Italia in luglio, in occasione della presentazione della sua biografia “The Accidental Engineer“, scritta insieme al giornalista Leo Sorge. Gli incontri si terranno a Roma e saranno dedicati a diverse comunità: IoT, startup, retrocomputing e makers.

Tutto nasce con l’MP944 (merito e colpa dei militari)

L’MP944, il primo microprocessore della storia, era dedicato al controllo dei sensori e all’analisi dei dati di volo sul caccia americano F14. Realizzato nel 1969 dal team di Holt è stato coperto per trent’anni dal segreto militare, quindi chi poteva dare un impulso anticipato allo sviluppo della microelettronica è stato anche il responsabile della sua mancata diffusione.

L’MP944 ha permesso la trasformazione digitale del controllo di volo, che è passato dal comando meccanico a un controllo digitale e a una elaborazione dati in tempo reale ben più avanzata. In pratica faceva già quello che oggi chiamiamo Internet delle cose: interrogava i sensori, ne elaborava i dati in hardware dando in tempo reale risposte, ovviamente seguendo le normative militari. Era un controllo locale, non remoto, in digitale: un cruscotto operativo a prova di futuro. È importante inoltre sottolineare che, quando il progetto ha avuto inizio, Internet esisteva già in ambito militare.

Che cosa sarebbe successo se l’MP944 fosse stato subito di pubblico dominio?

Non possiamo dirlo con certezza, ma secondo Holt lo scenario odierno sarebbe quasi certamente molto diverso: lo sostiene nella sua biografia che uscirà proprio in concomitanza con la sua presenza in Italia.

Lo scenario di Holt

“La rivoluzione digitale dell’Internet delle cose a stato solido – racconta Holt – sarebbe venuta prima, rispetto alla rivoluzione dell’home e personal computer, eclissandone la necessità e lo sviluppo che ne è conseguito. L’intero settore avrebbe seguito questo percorso e oggi tutto il lavoro di elaborazione dati verrebbe fatto su terminali o workstation tenute in ufficio o in luoghi simili a coworking. Non ci sarebbero nemmeno gli smartphone, che sono l’evoluzione miniaturizzata del concetto di personal computer. Avremmo controlli domestici e sanitari molto superiori agli attuali; robot, droni e automobili intelligenti farebbero parte della quotidianità; esisterebbe una struttura diffusa sul territorio per la fabbricazione locale di oggetti singoli. Probabilmente non avremmo Internet per tutti, nemmeno il web.”

“Scienza e tecnologia – spiega Leo Sorge, il giornalista italiano co-autore della biografia di Holt – sono sempre stati un problema per la gran parte degli italiani, sia per la narrazione del genio solo e sregolato che si fa con toni epici sia per l’incapacità di divulgare un progetto corretto su ciò che è stato davvero e su ciò che serve per affrontare la vita odierna. Un classico esempio è il microprocessore, il dispositivo che eseguendo il software in pochi centimetri quadrati (quando non millimetri quadrati) permette che l’esperienza e i processi migliori possano essere replicati e messi nelle mani di tutti. Pochi conoscono l’importanza del microprocessore, pochissimi ne conoscono la storia: senza conoscere le fondamenta, difficilmente si può edificare una corretta preparazione al mondo d’oggi”.

Gli appuntamenti

12 luglio ore 16, BicLazio Ferentino:
IoT dal vivo – Dai un calcio al passato!
Incontro dedicato all’IoT nella vita quotidiana: un team di calcio a 5 indosserà wearable forniti dalla startup Space Exe, incubata al Bic Lazio Tecnopolo

13 luglio ore 18, Luiss Enlabs (via Marsala 29h): Startup ignition by Codemotion
E se Holt fosse vissuto ai tempi di Elon Musk, fondatore ed ingegnere in PayPal, Space X, Tesla Motors, Hyperloop? Un paragone tra le due vite viene tentato da Leo Sorge, autore del libro “From Dust to the Nanoage” sulla storia del microprocessore, e dal racconto di alcune startup tecnologiche incubate da Enlabs, in presenza di Ray Holt.

18 luglio ore 10-19, Tecnopolo Tiburtino: Retrocomputing – The true history of digital computing
Una giornata dedicata alla vera storia del computing domestico e personale nella casa delle startup tecnologiche romane. Con Ray Holt e Gastone Garziera, un ingegnere dello staff della Perottina (il primo personal computer del mondo, sviluppato da Olivetti nel 1965). Con la collaborazione dell’associazione Vintage Computer Club, che esporrà i principali dispositivi che hanno fatto la storia del computing domestico e personale.

19 luglio ore 17, BicLazio Roma Casilino: How I made it – Cultura ingegneristica
Incontro Stem + Robotics: come formare correttamente giovani che abbiano anche e soprattutto una visione scientifica, tecnologica, informatica e robotica della vita lavorativa e quotidiana che li attende.

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