TECNOLOGIA SOLIDALE

Intelligenza artificiale, il programma strategico nazionale 2022-2024: intervista con Anna Ascani (Mise)

Francia e Germania hanno una strategia per l’intelligenza artificiale dal 2018. L’Italia comincia adesso con un piano che prevede 24 interventi e tre anni per realizzarli. Ne parliamo con Anna Ascani, sottosegretario con delega alle politiche digitali. I prossimi passi e le risorse per sostenerli

Pubblicato il 18 Feb 2022

Anna Ascani, sottosegretario sottosegretario al Ministero dello sviluppo economico con delega alle politiche digitali

“La delega alle politiche per il digitale mi è stata data quasi un anno fa dal ministro Giorgetti. Da allora mi sono fatta carico di avviare un percorso di condivisione con le amministrazioni competenti in materia…”

Traduco, cara Anna Ascani, deputata PD e sottosegretario al ministero dello sviluppo economico: hai lavorato con il ministero per la transizione digitale e con il ministero per l’università e la ricerca?

“Hai tradotto bene. È stato un percorso necessario e utile a fornire finalmente al Paese un programma strategico per l’intelligenza artificiale, un programma che fosse al tempo stesso di visione e concreto, in grado di mettere in relazione obiettivi e strumenti. Adesso stiamo lavorando perché sia effettivamente realizzato.”

Quindi, in base a quello che mi hai appena detto sei la persona più idonea a dirci in che direzione va lo sviluppo dell’intelligenza artificiale in Italia.

“Non so se sono la persona più idonea, però in quest’ultimo anno ci ho lavorato parecchio e ancora non abbiamo finito…”

Allora approfondiamo i contenuti di questo programma strategico per l’intelligenza artificiale 2022-2024. Intanto è cambiato l’approccio. Il percorso era iniziato nel 2018 e l’allora ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio aveva annunciato una strategia nazionale per l’intelligenza artificiale pronta per il giugno del 2019 e fatta, per così dire, in proprio. Ora invece sono tre i ministeri coinvolti.

“Questo coinvolgimento lo considero un punto di forza. Abbiamo allargato il campo e il lavoro si è arricchito del contributo di quei ministeri che in forza delle loro competenze non possono restare fuori dal progetto che riguarda lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Ora abbiamo istituito un gruppo di lavoro permanente sull’IA all’interno del Comitato Interministeriale per la Transizione Digitale per dirigere, monitorare e valutare l’attuazione del piano. Il tutto sempre con l’intento di coinvolgere altri attori istituzionali, università e centri di ricerca, nonché rappresentanti del settore privato.”

Come avete lavorato?

“I tre ministeri hanno coinvolto un gruppo di lavoro formato da nove esperti. Questi esperti hanno sviluppato un’analisi degli elementi di forza e di criticità del contesto italiano e quindi delineato un set di obiettivi e di aree strategiche e di aree di intervento prioritarie. Lavorare insieme è servito a questo, perché il piano è anzitutto un documento di visione sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale…”

Mi sembra una classica procedura, per così dire, deduttiva. Quali sono in concreto gli obiettivi?

“Prevediamo 24 interventi: 5 riguardano i talenti e le competenze, 8 la ricerca e 11 le applicazioni, proprio perché abbiamo messo assieme visione e concretezza. Abbiamo tenuto insieme l’intero ciclo dell’AI: ricerca pura, formazione, applicazioni per imprese e pubblica amministrazione. Tutto ciò è finalizzato al raggiungimento di sei grandi obiettivi: rafforzare la ricerca di frontiera nell’IA, fondamentale e applicata; ridurne la frammentazione; sviluppare e adottare un’IA antropocentrica e affidabile; aumentare l’innovazione basata sull’IA e lo sviluppo della tecnologia di IA; sviluppare politiche e servizi basati sull’IA nel settore pubblico; creare, trattenere ed attrarre ricercatori di IA in Italia.”

Ci sarà un unico punto centrale e centralizzato che dovrà attuare il Progetto, un centro nazionale di ricerca di base e applicata, sul modello dell’Alan Turing Institute britannico?

“No. Sempre in un’ottica di coinvolgimento il più esteso possibile, abbiamo voluto individuare e attivare gli attori principali del contesto economico italiano: comunità scientifica, centri di trasferimento tecnologico, fornitori di soluzioni tecnologiche e naturalmente le imprese pubbliche e private.”

Una sorta di “cooperazione rafforzata”. Quali risultati vi attendete?

“Il punto di arrivo va definito prima di tutto chiarendo la situazione di partenza e per questo siamo partiti da un’analisi dell’ecosistema italiano. Abbiamo una buona vivacità di fondo, che però sconta la frammentarietà della ricerca, l’insufficiente attrazione di talenti dall’estero, un forte divario di genere e una capacità brevettuale inferiore rispetto ai Paesi europei simili al nostro, nonostante la produttività dei nostri ricercatori sia al top. Questa analisi ci ha permesso di individuare quegli obiettivi che ho indicato prima.”

Francia e Germania hanno una loro strategia per l’intelligenza artificiale dal 2018. Noi iniziamo quattro anni dopo, con un piano che prevede ben ventiquattro interventi e solo tre anni per realizzarli. È una corsa contro il tempo…

“Sì è vero gli obiettivi sono particolarmente sfidanti però dobbiamo riportarli al particolare periodo storico che stiamo vivendo. Il post pandemia pone la necessità di rialzarsi in fretta e dare in fretta risposte. Il nostro Paese ha bisogno di ripartire e per farlo deve dotarsi degli strumenti necessari a conseguire un elevato livello di innovazione digitale e abbiamo a disposizione tutti gli strumenti per realizzare quello che abbiamo prefigurato nella strategia. Sono convinta che con un’azione amministrativa coordinata sul modello di quella che ha reso possibile l’approvazione di questo programma strategico si possano avere presto dei risultati.”

Una forte motivazione è un buon punto di partenza…ma in concreto quale è stata la prima misura attivata delle ventiquattro previste?

“Lo dico con una punta di orgoglio. È l’istituzione presso il ministero dello sviluppo economico del fondo per lo sviluppo delle tecnologie e delle applicazioni di intelligenza artificiale, blockchain e Internet of Things, con una dotazione iniziale di 45 milioni di euro. Il decreto è stato firmato dal ministro Giorgetti lo scorso 5 dicembre, cioè pochi giorni dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri del programma strategico per l’intelligenza artificiale.”

Se il buon giorno si vede dal mattino, questo è un segnale d’impegno da parte del governo. Però tutte queste politiche di sostegno all’intelligenza artificiale necessitano dello stanziamento delle risorse necessarie per raggiungere i risultati attesi…

“Assolutamente. Per rispondere a queste sfide sono state individuate le fonti di investimento europee e nazionali per sostenere ciascuna politica, a partire dalle progettualità legate al PNRR.

Accanto all’investimento pubblico vi saranno poi quelli dei privati e delle imprese, che sempre più si stanno per così dire cimentando con le applicazioni di AI. Come sai, i dati dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano da poco presentati hanno certificato che in Italia il mercato dell’Intelligenza artificiale è aumentato del 27% rispetto a prima della pandemia, raggiungendo il valore di 380 milioni di euro…Se si continuasse di questo passo, raddoppiando il valore del mercato ogni due anni l’intelligenza artificiale si candida a essere protagonista della transizione digitale italiana…

“Proprio per questo motivo metteremo in campo misure di investimento in settori prioritari: l’industria, la manifattura, le infrastrutture, l’ambiente, l’agro alimentare, l’educazione, la salute e la pubblica amministrazione. Abbiamo aspettative importanti per l’impatto in termini economici che queste misure sono in grado di generare sia dal punto di vista dello sviluppo delle competenze che per l’efficientamento dei sistemi produttivi e dei servizi erogati ai cittadini.”

A proposito di cittadini. Ampia e diffusa è la paura che l’intelligenza artificiale soppianti l’umano, a partire dal lavoro. La ricerca dell’Osservatorio del Politecnico afferma anche che tra i tanti obiettivi che si pone l’AI vi è nei prossimi 10 anni “la sostituzione di tutte le attività ripetitive e a basso valore aggiunto”. Il che significa la perdita di migliaia di posti di lavoro nelle linee di produzione, nella logistica e intralogistica…

“Quando ci si trova di fronte a innovazioni così profonde dal punto di vista tecnologico si generano paura e timore per il ruolo che abbiamo come esseri umani nei nuovi processi che si vengono a definire. Nel medio e lungo periodo i posti di lavoro persi e quelli nuovi si compenseranno. Nel breve ci troviamo all’inizio di un percorso che certamente andrà governato. Assieme al Ministero del Lavoro metteremo in campo tutti gli strumenti disponibili e la volontà politica per non abbandonare al proprio destino chi dovesse perdere il proprio posto di lavoro.”

Tra l’altro, ho visto che il piano prevede azioni di comunicazione e sensibilizzazione sull’IA ma solo per le imprese, per gli imprenditori e i manager. Forse in generale sarebbe utile pensare a iniziative di comunicazione rivolte direttamente ai cittadini, per far capire le potenzialità dell’IA e non lasciarli da soli con le loro paure.

“È una buona idea. Tra l’altro rientra pienamente nella nostra visione. Noi vogliamo creare un’intelligenza artificiale antropocentrica e in questo siamo in linea con l’Artificial Intelligence Act proposto della commissione europea per delineare un contorno giuridico alle applicazioni dell’IA, che insiste sul carattere antropocentrico che deve avere lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Ora il testo è all’esame delle commissioni riunite IX Trasporti e X Attività produttive della Camera, tuttavia il solco è tracciato. Nell’era digitale non possiamo fare a meno dell’intelligenza artificiale. Ma non dobbiamo dimenticare che a fare la differenza, anche in questo ambito, è sempre il fattore umano”.

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Antonio Palmieri
Antonio Palmieri

Antonio Palmieri, fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido. Sposato, due figli, milanese, interista. Dal 1988 si occupa di comunicazione, comunicazione politica, formazione, innovazione digitale e sociale. Già deputato di Forza Italia

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