In che modo l’intelligenza artificiale sta trasformando la musica, la creazione musicale? In pochi anni, con un’adozione di massa davvero velocissima, si è diffuso l’uso dell’IA quale strumento sempre più presente nel panorama musicale.
Dalla realizzazione di interi brani partendo da pochi dati come testo, immagini, altri brani, all’identificazione di caratteristiche stilistiche, timbriche, interpretative e conseguente classificazione, indicizzazione e ascolto suggerito/imposto, stiamo assistendo all’impatto deflagrante di una tecnologia che combina estrema facilità d’uso (nella sua accezione più ludica) e potenza di elaborazione sinora incomparabili con il recente passato.
In tal senso, le centinaia di IA che a diverso titolo concorrono alla generazione e alla realizzazione di opere musicali ricoprono, sia per quantità che qualità, un ruolo già primario nei processi “creativi” presenti negli utenti che ne fanno uso. Sembra già difficile individuare proprio l’aspetto creativo in processi che rischiano di tendere ad una semplificazione, se non un annichilimento di quei passaggi a volte casuali, a volte misteriosi che la mente umana attua nel creare un’opera.
Volendo provare a riconoscerla, la creatività potrebbe essere come una affabulazione, un esercizio di immaginazione concretizzato grazie alle proprie capacità di applicare le proprie conoscenze con onestà, e spingerle ad una sintesi o un’amplificazione secondo il proprio gusto, linguaggio, visione.
Una delle migliori possibilità riscontrabili in questo scenario post-cyberpunk delle IA è che se ne prenda atto e si inizi, come già per fortuna si sta facendo, ad alimentare una comprensione maggiore per un’applicazione più consapevole, qualora la si voglia utilizzare nel rispetto del diritto d’autore.
Intelligenza artificiale e musica: chi è l’autore?L’IA o l’uomo?
L’incremento dell’uso di IA nella composizione e produzione musicale ha reso da subito necessario uno studio sulle implicazioni giuridiche e sui diritti connessi alle opere realizzate artificialmente. In funzione di quali licenze vengono creati i dataset su cui i modelli di IA si allenano e da cui poi attingono per la generazione di opere di natura derivata? Chi detiene i diritti su un brano generato da un determinato modello di IA più o meno succintamente istruito?
Il diritto d’autore è legato alla figura dell’autore umano. Tuttavia, con la generazione automatizzata di musica, emerge la questione della titolarità delle opere prodotte con l’IA. Dato l’impianto antropocentrico del diritto d’autore. la creazione umana è connessa con la realizzazione di un’opera che rifletta la soggettività dell’autore.
Casi giudiziari su intelligenza artificiale e musica
Recentemente, il governo inglese ha proposto una riforma della normativa sul copyright per facilitare l’uso dell’IA, permettendo alle aziende di tecnologia di utilizzare contenuti protetti senza autorizzazione esplicita per addestrare modelli di intelligenza artificiale.
Questa proposta ha generato una forte opposizione da parte dell’industria musicale, che teme una riduzione della protezione dei diritti d’autore e una svalutazione delle opere creative. Alcuni artisti e case discografiche hanno chiesto una regolamentazione più rigorosa per garantire che i loro lavori non vengano utilizzati senza un equo compenso.
L’industria musicale ha già da tempo inglobato tali strumenti. Le etichette discografiche e le piattaforme di streaming usano strumenti di IA per la produzione e la distribuzione musicale, diverse altre società “tech” basano i loro servizi sulle IA per l’indicizzazione dei cataloghi e la loro profilazione, le case di produzione di software se ne servono per lo sviluppo di tools specifici per determinati aspetti produttivi. L’impatto e la presenza sempre meno palese delle IA saranno sempre più diffusi e dirompenti, tanto da far pensare a un mutamento stesso dell’industria musicale come la conosciamo.
Il primo recente studio sull’impatto economico dell’intelligenza artificiale nei settori della musica e dell’audiovisivo commissionato dalla CISAC (Confederazione internazionale delle società degli autori e dei compositori), identifica già che il mercato dei contenuti musicali e audiovisivi generati dall’AI crescerà dai 3 miliardi di euro attuali a 64 miliardi di euro entro il 2028. Da chiedersi sin d’ora se tale previsione non sarà ancora diversa nello spazio di poco tempo, data la velocità e la diffusione delle IA.
La posizione del Copyright Office sugli output dell’IA
Il Copyright Office statunitense ha stabilito che le opere create interamente da IA non possono essere protette dal diritto d’autore e che la legge esistente non necessita di cambiamenti. Le raccomandazioni del Copyright office americano in relazione alle opere generate con le IA, riguardano l’analisi caso per caso della presenza dell’espressione originale della creatività umana nell’opera.
Tale creatività è rivolta all’opera nella sua interezza o parti di essa e non sulla formulazione di “prompt” di input, anche se particolarmente articolati. Ad esempio, indirettamente connessa appare la ancora pendente causa tra Concord Music Group, Inc. et al v. Anthropic (2023), dove la prima ha contestato l’uso anche di testi delle canzoni degli autori da essa rappresentati per addestrare il sistema di AI “Claude” (modello LLM) di Anthropic.
Chiaramente le questioni saranno sempre più dense, anche in considerazione di un utilizzo tramite API di queste IA da parte di altri sviluppatori. Ad oggi il solo output grezzo non è tutelabile dal diritto d’autore, mentre tutto il resto rientra in analisi caso per caso sebbene ci sia un certo scetticismo nelle capacità di gestire il volume di analisi richiesto.
Verso un equilibrio tra innovazione e diritto d’autore
L’adozione di IA nella musica richiede un equilibrio tra il progresso tecnologico e la tutela della creatività umana. Velocità, chiarezza e trasparenza determineranno gli scenari futuri di possibili inquadramenti.
Emerge un aspetto sempre più utile per il creatore dell’opera che fa uso di una IA: documentare tutti i passaggi d’uso della stessa, dall’inizio del processo. Ciò potrebbe determinare meglio la titolarità dell’opera. Nella relazione che vede coinvolti le aziende che cercano di sviluppare strumenti di IA in modo responsabile e i titolari di diritti, si potrebbero già individuare alcuni passaggi per una prima armonizzazione, come ad esempio: concessioni di licenze dei propri dati per l’addestramento, implementare una sorta di filtri per l’output e l’input, inserire in modo trasparente i metadati che comprovino l’uso della IA nel contenuto di output che meglio supporterebbe i criteri di attribuzione per la corretta remunerazione dei titolari dei diritti della musica su cui si è addestrata l’IA.