L’impatto sul lavoro è una delle principali preoccupazioni che emerge ogni volta che si parla di intelligenza artificiale e della sua progressiva diffusione nelle aziende. Certamente l’AI sta trasformando il mondo del lavoro e lo trasformerà profondamente nei prossimi anni, ma non solo nel modo prevalente nella narrazione improntata alla paura per l’arrivo di una tecnologia destinata a segnare un cambio di civiltà nella nostra vita economica e sociale.
Se affrontata con conoscenza, competenza e visione, l’intelligenza artificiale può produrre molti effetti positivi sul lavoro e sulle relazioni in azienda. E addirittura può diventare uno stimolo per nuova occupazione. La sorpresa arriva da uno studio di Avanade, azienda globale di innovazione nell’ecosistema Microsoft, che ha raccolto le opinioni di 3mila dipendenti sull’applicazione e gli effetti dell’Intelligenza Artificiale nel loro ambiente di lavoro. Il ritorno evidenzia un sentiment prevalente imprevisto: l’IA non sta sostituendo i lavoratori, ma piuttosto sta creando nuove opportunità, a patto che si affronti e superi il gap di competenze.
Intelligenza artificiale e lavoro, gli organici cresceranno
Vediamo qualche dato nel dettaglio. Il Report AI Readiness (qui si può scaricare la versione integrale), che ha coinvolto dipendenti a livello mondiale, Italia compresa, ci dice che il 69% degli intervistati prevede un aumento dell’organico entro la fine del 2024, con la maggioranza (58%) che stima un incremento delle risorse fino al 9%. Inoltre, il 79% ritiene che i dipendenti dovranno acquisire nuove competenze per lavorare con l’IA generativa. Infine, il 92% concorda sul fatto che entro i prossimi 12 mesi la propria azienda dovrà adottare un modello operativo basato sull’IA per rimanere competitiva.
In Italia, in particolare, i dipendenti guardano con ottimismo all’IA e sono entusiasti del suo potenziale come alleato sul posto di lavoro. L’IA è vista come un catalizzatore di idee creative e innovazione, piuttosto che come una minaccia per i posti di lavoro.
Il gap di competenze e la mancanza di processi per la gestione delle persone
Le criticità non mancano, ovviamente. La prima è quella delle competenze. Oltre la metà (il 57%) delle aziende italiane ha implementato una serie completa di linee guida e politiche specifiche per l’adozione responsabile dell’IA, una percentuale più alta rispetto alla media globale del 48%. Ma il 39% degli intervistati ritiene che manchino processi ben definiti per la pianificazione delle risorse umane e della forza lavoro, al fine di garantire la protezione dei dipendenti durante l’implementazione di soluzioni di IA generativa. Inoltre, il 44% ammette di non avere piena fiducia nei processi di gestione del rischio delle aziende in cui lavorano.
“Se da un lato le aziende e i dirigenti IT sono entusiasti di creare valore tramite l’Intelligenza Artificiale, dall’altro emergono crescenti preoccupazioni a livello globale”, dichiara Florin Rotar, Chief AI Officer di Avanade. “Non solo le aziende devono agire per preparare le persone, dotandole delle competenze essenziali per utilizzare l’IA in modo efficace, ma è anche il momento per i dirigenti di sviluppare strategie ben definite e responsabili per affrontare un futuro basato sull’IA”.
L’introduzione di strumenti di intelligenza artificiale generativa, come Microsoft Copilot (di cui è stata da appena lanciata la versione integrata in Office365) sta cambiando i ruoli in azienda. La maggior parte dei dipendenti si aspetta che tali strumenti li aiuteranno a diventare più efficienti, innovativi e responsabili nei propri ruoli. Tuttavia, attualmente i dipendenti non hanno le competenze necessarie per lavorare con questi strumenti e trarne il massimo vantaggio. Di conseguenza, le organizzazioni devono investire nell’aggiornamento, nella riqualificazione e formazione continua dei dipendenti.
L’intelligenza artificiale applicata allo sviluppo professionale in azienda
L’introduzione in azienda di strumenti di intelligenza artificiale semplifica lo svolgimento delle attività quotidiane e libera risorse e tempo, per un approccio più strategico e creativo. Ma non solo, l’intelligenza artificiale si rivela un valido alleato anche per la gestione delle risorse e il loro sviluppo professionale. Con le AI alcuni processi vengono automatizzati, cambia la produttività ma anche la employee experience. Ma perché questa sia positiva, completa e consapevole è necessario investire sull’upskilling delle persone.
- Dell’intelligenza artificiale applicata nella gestione delle persone e della loro crescita in azienda si è discusso nel corso di un webinar dedicato al Future of Work, organizzato in collaborazione con Avanade e Microsoft e parte di una serie di iniziative AI L.A.B. by Avanade: Prepara l’azienda e le persone a trarre valore dall’Intelligenza Artificiale. Un progetto che esplora le novità dell’Intelligenza Artificiale generativa, le best practice e i migliori casi d’uso, con l’obiettivo di preparare aziende e persone a trarre il massimo valore da questa nuova tecnologia
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Le aziende stanno facendo leva sull’IA per generare crescita e valore, ma queste iniziative non hanno la stessa priorità in tutti i settori. A livello globale, organizzazioni non profit, società di servizi pubblici e agenzie governative hanno identificato le piattaforme di dati e analisi come una delle aree di investimento meno prioritaria per il 2024. Al contrario, banche, rivenditori e aziende energetiche hanno posto le piattaforme di dati come la loro massima priorità di investimento.
Jillian Moore, Global Advisory Lead di Avanade, conclude: “Gli strumenti di IA generativa daranno ai dipendenti più tempo per creare, innovare e immaginare, consentendo alle organizzazioni di diventare leader di settore e di esplorare nuove idee in modi mai immaginati prima. Tuttavia, è fondamentale che i leader riconoscano e promuovano questi vantaggi fin dall’inizio. In qualità di early adopter, abbiamo constatato che la formazione continua è essenziale per esplorare le potenzialità dell’IA”.