Nato in ambito universitario, Dreamy 4.0 è un metodo per aiutare le aziende a governare l’innovazione tecnologica.
Perché la quarta rivoluzione industriale ha messo al centro le tecnologie digitali
La trasformazione radicale di strutture organizzative e di processi di gestione e di esecuzione che consegue alla quarta rivoluzione industriale parte dalle promesse delle tecnologie digitali, prime tra tutte l’Internet of Things, i Big Data e l’Industrial Analytics e, come ulteriore maturazione delle tecnologie, i Cyber Physical Systems. Infatti parlare oggi di quarta rivoluzione industriale, o più sinteticamente di “Industria 4.0”, vuol dire parlare, prima di tutto, dell’introduzione di una serie di tecnologie – frutto dell’evoluzione digitale – nell’ambiente industriale che rende realizzabile la creazione di nuovi modelli operativi di impresa, capaci di soddisfare in modo più efficiente e più efficace i trend evolutivi che il moderno contesto globale si trova a dover affrontare.
Infatti, proprio grazie al fatto che diverse tecnologie sono riuscite ad inglobare l’aspetto dell’interconnessione – prima relativo esclusivamente al campo dell’Information Technology – nel contesto industriale, è possibile ottenere la completa connessione e integrazione di tutti i fattori che concorrono alla creazione del valore, sia all’interno del modello operativo dell’azienda sia all’interno della fitta rete costituita da tutti gli attori con cui l’azienda opera. Queste promesse, favorite dalla forte componente di innovatività tecnologica di questi sistemi, raccontano di scenari di crescita, di sviluppo economico e di profonde modifiche tanto sociali quanto anche politiche e culturali.
Dreamy 4.0: il metodo per integrare le nuove tecnologie in azienda
Tuttavia, identificare e classificare i benefici promessi dalle tecnologie è necessario ma non sufficiente. Per integrare le nuove tecnologie è opportuno un metodo sistematico che permetta, anzitutto, di essere “centrati” sulle esigenze di ciascuna azienda e sullo stato attuale dei propri processi, al fine di portare in evidenza la voce dell’utente finale, vale a dire la voce di chi in azienda vedrà cambiare il proprio modo di lavorare nel momento in cui dovrà abbandonare le attuali tecnologie e sostituirle con quelle offerte dalla quarta rivoluzione industriale.
Il primo passo: l’azienda deve conoscere se stessa
L’approccio con il quale queste tecnologie devono essere implementate non può essere radicale e invasivo quanto invece scalare e modulare. Si dovrebbe dunque partire dall’investire in quelle tecnologie che apportano il maggiore impatto in termini di performance rispetto al caso specifico dell’azienda per poi proseguire con l’adozione delle altre. Inoltre, ancor prima di investire, l’azienda che vuole trasformarsi dovrebbe essere a conoscenza della propria situazione attuale per poter decidere su quali processi agire e con quante risorse. Da queste considerazioni è possibile dedurre che, prima di investire nell’acquisto di tecnologie digitali e di iniziare il processo di trasformazione, è indispensabile che l’azienda conosca lo stato attuale in cui opera oltre che il proprio livello di maturità digitale e che costruisca, di conseguenza, la propria roadmap di trasformazione. Per queste ragioni, l’analisi dello stato attuale delle pratiche è il primo passo da compiere per una trasformazione digitale di successo. Una volta che l’azienda è a conoscenza della propria maturità digitale e delle proprie peculiarità competitive, può iniziare a valutare le opportunità messe in campo dalle nuove tecnologie e da qui far partire lo sviluppo della propria roadmap di trasformazione.
Il DREAMY 4.0, la metodologia messa a punto dalla School of Management del Politecnico di Milano risponde alle esigenze sopra descritte e guida le aziende che vogliono intraprendere il processo di trasformazione digitale nelle sue fasi principali:
- Valutazione della maturità digitale e dello stato attuale delle pratiche. Attraverso l’utilizzo dello strumento di digital readiness assessment, i principali processi che concorrono alla creazione del valore sono studiati e valutati secondo diverse dimensioni di analisi. In questo modo l’azienda saprà quali sono le aree di processo e le tipologie di intervento che richiedono maggiori azioni e sforzi di miglioramento e quali aree invece sono già sufficientemente strutturate e “pronte” per poter essere supportate dalle nuove tecnologie digitali.
- Individuazione delle caratteristiche competitive proprie dell’azienda. Grazie all’analisi di maturità digitale svolta, è possibile identificare i punti di forza e di debolezza dell’azienda considerata, andando così di fatto ad individuare le capacità su cui far leva e i gap che è necessario colmare prima di poter disegnare il piano di trasformazione.
- Individuazione dei progetti su cui investire per migliorare i processi attuali. Grazie al quadro delineato attraverso le analisi svolte, è possibile guidare l’azienda nella stesura del proprio piano di trasformazione. Si individuano così le opportunità e i progetti che devono essere perseguiti per rafforzare i propri processi, se ne definisce la priorità di intervento e se ne discute la fattibilità.
Lo strumento Dreamy 4.0: i processi analizzati, le dimensioni di analisi e la scala di maturità
Il DREAMY 4.0 è fondato sulla definizione di un modello di maturità che, grazie al supporto di un questionario di circa 200 domande da indirizzare ai diversi responsabili aziendali, è in grado di misurare come l’azienda intervistata è “pronta per il passaggio verso il digitale”. Questo modello di maturità è pensato per tutte le aziende manifatturiere che vogliono analizzare i processi che concorrono alla creazione del valore, indipendentemente dalla propria dimensione, settore di appartenenza e tipologia di strategia produttiva.
I processi aziendali sono stati considerati con un approccio modulare e raggruppati in aree (Figura 1, vedi sotto). Ciascuna area – rappresentata dagli esagoni nella Figura 1 – contiene al suo interno alcuni macro processi chiave – rappresentati dalle frecce nella Figura 1 – , i quali sono a loro volta definiti dai singoli processi che è necessario considerare quando bisogna analizzare le pratiche e le capacità delle aziende manifatturiere. Ciascuna di queste aree di processo può essere considerata come un modulo auto-contenuto che può essere analizzato o meno a seconda delle caratteristiche o dell’interesse dell’azienda oggetto di studio. Infatti, data la modularità della struttura del modello e del relativo questionario, è possibile eliminare o aggiungere le domande relative alle aree di processo da analizzare a seconda delle esigenze specifiche dell’azienda considerata senza andare ad inficiare la bontà della sua analisi. Le aree aziendali scelte per la valutazione sono strategiche per il cambiamento digitale e hanno come trait d’union la catena di attività che genera valore attraverso il ciclo di gestione del prodotto-processo-impianto.
Le aree con denominazione inglese sono le seguenti:
- (Product and asset) Design and engineering;
- Production management;
- Quality management;
- Maintenance management;
- Logistics management;
- Supply Chain management.
Figura 1 Aree di processo oggetto dell’analisi
Infine, una sezione speciale – l’area denominata Digital Backbone – raggruppa una selezione di domande orientate alla comprensione di come i processi aziendali precedentemente introdotti siano integrati tra loro. Il concetto della Digital Backbone, infatti, è da intendersi come una vera e propria “spina dorsale” utile a comprendere e a valutare quanto la connessione delle diverse aree aziendali, quindi lo scambio di informazioni tra loro, sia strutturata e condivisa. Per questo motivo costituisce lo scheletro per la costruzione della struttura di digitalizzazione aziendale.
Grazie al metodo Dreamy 4.0 così ideato, l’analisi è orientata ad una valutazione di maturità dei processi secondo diverse dimensioni di analisi – organizzazione, processi (monitoraggio e controllo, ed esecuzione) e tecnologie di supporto – nelle diverse aree chiave della fabbrica. Il motivo di questa scelta nasce dalla considerazione che spesso la “maturità digitale” è erroneamente scambiata per “maturità tecnologica”. Infatti, per “essere pronti a diventare digitali” non basta unicamente aver sostituito all’uso della carta alcune soluzioni tecnologiche digitali. Per potersi ritenere “pronti a diventare digitali” è necessario avere a disposizione un opportuno supporto tecnologico (ovvero macchinari, sistemi IT, etc.) e organizzativo (capitale umano, know how, etc.), aver sviluppato la capacità di monitorare i processi e di eseguirli secondo un approccio standardizzato e strutturato tale da renderli ottimizzati e efficienti in un’ottica di continuous improvement. In altre parole, durante lo studio di maturità digitale, tutti i processi precedentemente elencati e riportati in Figura 1 vengono analizzati e valutati attraverso le quattro dimensioni di analisi presenti in Figura 2.
Le capacità dell’azienda sono poi raggruppate in una scala a 5 livelli di maturità crescente: si parte dallo stato iniziale in cui i processi sono poco controllati e la gestione degli stessi avviene con un approccio reattivo, per passare poi dal secondo livello, in cui vengono raggruppate realtà in cui l’esperienza dei manager è l’unica a guidare le scelte di decisione, fino ad arrivare all’ultimo livello di maturità, in cui i processi e l’organizzazione sono pronti per iniziare il percorso verso Industria 4.0.
Infine, l’indice di maturità ottenuto è calcolato integrando le valutazioni effettuate attraverso le 4 dimensioni di analisi sui processi inclusi nei 6 macro processi identificati.
Dreamy 4.0: la definizione del piano di trasformazione digitale
Una volta calcolati gli indici di maturità digitale, questi vengono presentati all’azienda analizzata attraverso dei radar chart multidimensionali.
Da qui, è quindi possibile, anzitutto, conoscere punti di forza e debolezza dell’attuale stato delle pratiche e, di conseguenza, suggerire i progetti su cui investire per migliorare i processi attuali.
Le risposte fornite alle domande presenti nel questionario di maturità infatti sono la base della loro individuazione. Tale identificazione avviene mantenendo un criterio allineato con la strategia e il modello di business della azienda in oggetto. In questo modo, si assicura che i progetti di miglioramento suggeriti siano coerenti con l’interesse aziendale, evitando quindi di suggerire e di evidenziare lacune che siano totalmente scorporate dall’obiettivo finale dell’azienda stessa.
Questa lista rappresenta il punto iniziale da cui far partire la strutturazione della propria roadmap di trasformazione in quanto indica le potenziali azioni da intraprendere per ottenere miglioramenti che siano da una parte allineati al paradigma di Industria 4.0 e dall’altra siano funzionali al raggiungimento di obiettivi strategici propri dell’impresa.
Conclusa quest’ultima fase, la metodologia prevede la presentazione e la discussione dei risultati dell’intera analisi con i responsabili aziendali.