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Innovazione, quando un’azienda ingaggia uno startupper per cambiare la mentalità dei senior

Ferdinando Businaro (Santex RiMar, macchine tessili), dopo aver acquisito l’80% di Solwa, ha rifinanziato il progetto del fondatore, ingegnere ambientale. Non solo: gli ha affidato una responsabilità in azienda. «Open innovation è coniugare creatività ed esperienza»

Pubblicato il 24 Mag 2017

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Ferdinando Businaro, presidente di Santex RiMar e AD di Associazione Progetto Marzotto

La sintesi dell’open innovation? “È il prodotto che si genera quando si riesce a coniugare l’entusiasmo e la creatività di un innovatore con l’esperienza di chi ha una formazione diversa e di solito ha paura dell’innovazione”. Così la pensa Ferdinando Businaro, presidente del gruppo italo-svizzero Santex RiMar, uno dei leader mondiali nel mercato della produzione di macchine per l’industria tessile. Businaro ha messo in pratica l’“innovazione aperta” assumendo uno startupper già vincitore del Premio Gaetano Marzotto e mettendolo in relazione con gli ingegneri meccanici della sua azienda. Un esperimento aziendale che parte dalle persone con l’obiettivo di rinnovare il ciclo produttivo. E che è tuttora in corso.

L’aspirante imprenditore in questione si chiama Paolo Franceschetti ed è amministratore delegato di Solwa, startup ideatrice di un metodo per la desalinizzazione e potabilizzazione dell’acqua basato esclusivamente sull’utilizzo di energie rinnovabili. Per questa soluzione la neonata società ha vinto nel 2012 250mila messi in palio dal Premio Marzotto, uno dei più importanti per le startup italiane e certamente uno dei più generosi per montepremi. L’incontro con Businaro è avvenuto proprio in quel contesto, dato che l’imprenditore veneto è genero di Giannino Marzotto e amministratore delegato di Associazione Progetto Marzotto. Non è stata soltanto la famiglia di industriali italiani ad apprezzare il progetto: Solwa ha vinto anche il Premio “Innovazione per lo sviluppo dell’Umanità” delle Nazioni Unite e il Premio Mit di Boston come “Innovazione italiana dell’anno”.

Solwa, che cosa fa la startup italiana che piace all’Onu

Con i soldi conquistati al Marzotto, Paolo, che è ingegnere ambientale, ha deciso di continuare il suo

Il team di Solwa

programma di ricerca e di “declinare” l’idea iniziale. Ha perciò elaborato tecniche per l’essicazione di cibo, acqua, fanghi, tutte basate sul suo iniziale studio di fluidodinamica per far evaporare l’acqua da qualsiasi materiale organico o inorganico.

Poi i soldi sono finiti. “Sono tornati da noi in cerca di risorse” racconta Businaro. E a quel punto è scattata l’operazione open innovation. Franceschetti ha presentato al presidente di Santex RiMar le idee che aveva elaborato. A colpire l’imprenditore è stato Drywa, un processo per l’asciugatura di fanghi industriali. “Abbiamo forni di filatura di tessuti che producono fanghi, per questo il prodotto ci interessa” dice Businaro. Così Santex RiMar ha deciso di prendere il controllo dell’80% di Solwa attraverso un aumento di capitale. Paolo Franceschetti è rimasto socio e AD, con il 20% delle quote, e l’azienda gli ha messo a disposizione risorse e strutture per sviluppare il prototipo di Drywa. “Come sempre i primi prototipi sono fallimentari – commenta Businaro – dalla teoria alla pratica il passaggio non è breve. Ma abbiamo capito le criticità e ora stiamo preparando il secondo prototipo con un sistema diverso: non bruciamo più il fango esiccato, ma ci occupiamo di essicazione attraverso un processo di scambiatori di calore. Abbiamo testato il nuovo prototipo e siamo convinti che funzionerà, anzi che sarà unico nel suo genere, perché quando l’esperienza di un’impresa matura si coniuga con la creatività degli innovatori si può raggiungere l’eccellenza”.

Non solo: il brevetto di biodinamica depositato da Franceschetti attualmente viene applicato alle macchine tradizionali per il processo di efficientamento dei forni usati nel tessile tecnico per le spalmature relative alla produzione di airbag e teloni per camion.

A capo del progetto dei nuovi forni è stato messo proprio lo startupper, con l’incarico di portarvi le sue conoscenze di ricercatore e di interagire con le università per intercettare proposte innovative.

“Abbiamo fatto una scommessa su Franceschetti – prosegue Businaro – e gli abbiamo detto: ti mettiamo a disposizione altro capitale, però tu adesso ti consulti con altri ricercatori universitari su come migliorare ed efficientare i forni. Studia la tecnologia, confrontati con i nostri ingegneri, chiedi quello di cui hai bisogno e vai avanti. In prima battuta mettere insieme uno startupper e gli ingegneri meccanici è stato come mischiare l’olio all’acqua. Poi piano piano si è guadagnato credibilità e stima”.

È stato uno scambio alla pari: “Di solito gli ingegneri e i tecnici più maturi – prosegue l’industriale – hanno paura dell’innovazione. Quando sanno fare qualcosa, difficilmente si riesce a indurli a cambiare il modo in cui la fanno. D’altra parte un ricercatore non sarà mai un imprenditore. Noi abbiamo dato a Franceschetti i mezzi per realizzare il suo progetto, lui sta dando a noi un pensiero laterale e una visione più contemporanea di come si possa usare il calore per asciugare qualsiasi cosa. È un interscambio culturale. Il valore aggiunto che mi sta dando è straordinario rispetto al tempo/costo che impiegherei per cambiare la mentalità dei miei tecnici”.

Businaro cita Giannino Marzotto: “Si deve saper coniugare il coraggio intelligente e l’intelligenza coraggiosa, dove il coraggio senza intelligenza diventa temerarietà e l’intelligenza senza coraggio resta sterile”.

Da parte sua Paolo Franceschetti ce la sta mettendo tutta. Si è sposato poche settimane fa ma ha giurato che andrà in viaggio di nozze solo quando la prima Drywa sarà venduta. Una scommessa che ora non è più soltanto sua ma di un’intera azienda.

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