Il report

Innovazione e ricerca parlano green

Tre milioni di green jobs, 330mila imprese puntano sulla green economy contro la crisi, diventando protagoniste dell’export e dell’innovazione e assumendo quest’anno 216mila persone. È quanto emerge dal rapporto Green Italy, stilato da Unioncamere e Fondazione Symbola. Ecco tutti i numeri e la geografia delle green valleys italiane

Pubblicato il 04 Nov 2013

green-131104161447

Tre milioni di green jobs. 328mila aziende italiane (il 22%) dell’industria e dei servizi con almeno un dipendente che dal 2008 hanno investito, o lo faranno quest’anno, in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale e risparmiare energia. Dalle quali quest’anno arriverà il 38% di tutte le assunzioni programmate nell’industria e nei servizi: 216.500 su un totale di 563.400. Con i green jobs che diventano protagonisti dell’innovazione e copriranno addirittura il 61,2% di tutte le assunzioni destinate alle attività di ricerca e sviluppo delle nostre aziende: la ricerca e l’innovazione che, dunque, parlano green. E’ questa la green economy italiana, cui si devono 100,8 miliardi di euro di valore aggiunto prodotto, in termini nominali, dalla green economy nel 2012, pari al 10,6% del totale dell’economia nazionale, esclusa la componente imputabile al sommerso. A restituirne l’istantanea è GreenItaly 2013. Nutrire il futuro: il rapporto annuale di Unioncamere e Fondazione Symbola che ricostruisce la forza e racconta le eccellenze della green economy nazionale.

I NUMERI DI GREENITALY

Investimenti. Sono quasi 328mila le imprese dell’industria e dei servizi con dipendenti che hanno investito nel periodo 2008-2012 e/o investiranno entro la fine del 2013 in tecnologie green in grado di assicurare un maggior risparmio energetico e/o un minor impatto ambientale: più di una su cinque, esattamente pari al 22% dell’intera imprenditoria extra-agricola con dipendenti. Una percentuale che sale al 29,7% nell’industria manifatturiera (81mila).

Export. Il 17,5% delle imprese (57.500) che investono in eco-efficienza (quelle che hanno investito nel 2008-2012 e/o investiranno nel 2013 in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico o a minor impatto ambientale) sono esportatrici (anno 2012, tendenza che sale al 42% nel manifatturiero, con 34mila imprese), contro il 10% di quelle che non investono (25,4% nel manifatturiero).

Innovazione. Circa 23 imprese che hanno fatto nel 2008-2012 o faranno nel 2013 eco-investimenti su 100 hanno effettuato innovazioni di prodotto/servizio nel corso del 2012 (74mila imprese), contro le 11 circa su 100 nel caso delle imprese non investitrici. Nell’industria manifatturiera, le imprese eco-investitrici e innovatrici sono addirittura il 30,4% (più di 24mila), sostanzialmente il doppio (in termini relativi) di quanto rilevato tra le imprese che non investono nel green (16,8%). Addirittura il 61,2% di tutte le assunzioni previste nel 2013 e destinate alle attività di ricerca e sviluppo (R&S) all’interno delle nostre aziende sarà coperto da green jobs.

Redditività. Mentre circa 17 imprese che investono nell’eco-efficienza su 100 hanno visto crescere, in maniera moderata o elevata, il fatturato nel 2012 (rispetto al 2011), solo in 12 casi su 100 tale situazione è riscontrabile tra le imprese non investitrici.

Occupazione/assunzioni. La dinamicità delle imprese che hanno fatto eco-investimenti è evidente anche sul fronte occupazionale. Con ben il 21,3% delle imprese che prevede di assumere nel 2013 (circa 70mila) le imprese di industria e servizi (con dipendenti) che fanno eco-investimenti doppiano quelle non investitrici (10,9%). Più del 38% delle assunzioni programmate da tutte le imprese dell’industria e servizi (con dipendenti) per il 2013 proviene proprio dalle aziende che investono nella sostenibilità (sempre con riferimento alle imprese che hanno investito nel 2008-2012 e/o investiranno nel 2013): in valori assoluti si tratta di circa 216.500 assunzioni sul totale delle 563.400 previste.

Occupazione/green jobs. Oggi nell’intera economa italiana (sia privata che pubblica) gli occupati “verdi” – i cosiddetti green jobs – sono 3.056,3 mila, corrispondenti al 13,3% dell’occupazione complessiva nazionale. Accanto a questi possiamo annoverare altre 3 milioni e 700 mila figure ‘attivabili’ dalla green economy: occupati con le carte in regola per lavorare in settori e filiere green. Ben 90 assunzioni totali previste dalle imprese industriali e dei servizi (con dipendenti) per quest’anno di green jobs in senso stretto su 100 hanno carattere non stagionale, contro appena 62 su 100 per le figure non green. Tra le assunzioni non stagionali, l’incidenza delle assunzioni a tempo indeterminato è del 52% per i green jobs e scende al 40,5% per le figure non connesse al settore green.

I giovani. Il 42% del totale delle assunzioni under 30 programmate quest’anno verrà fatto proprio da quel 22% di aziende che fanno investimenti green. Perché ben 36 assunzioni non stagionali su 100 (36,1%) previste nel 2013 dalle imprese eco-investitrici sono rivolte a giovani under 30, laddove nel caso delle imprese che non investono il rapporto scende a circa 30 su 100 (30,5%).

Valore aggiunto. Il valore aggiunto, in termini nominali, prodotto nel 2012 dalla green economy (calcolato a partire dallo stock dei green jobs) è pari a 100.762,3 milioni di euro, pari al 10,6% del totale della ricchezza prodotta, dal quale è stata esclusa la componente imputabile al sommerso. Quota che nell’industria in senso stretto arriva al 13,4%, addirittura al 16,2% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca e al 24,2% nel caso delle costruzioni.

Le green valleys italiane: geografia dei green jobs

I territori più ricchi e ‘affamati’ di competenze verdi sono quelli a maggiore presenza di imprese eco-investitrici: il 35,6% del totale nazionale delle assunzioni non stagionali di green jobs in senso stretto previste dalle imprese industriali e dei servizi (con dipendenti) per il 2013 si concentra infatti nel Nord-Ovest, con 16.600 assunzioni, grazie soprattutto alla Lombardia, dove se ne contano quasi 11.600, e al più contenuto contributo del Piemonte, regione dalla quale arrivano oltre 3.500 assunzioni di green jobs in senso stretto (quarta regione della graduatoria assoluta) che corrispondo ad un apprezzabile 7,9% del totale nazionale.

Ma anche il Nord-Est e il Mezzogiorno fanno segnare una presenza importante per domanda di green job: il Mezzogiorno vanta 11mila assunzioni green, mentre il Nord-Est sfiora quota 11mila. In entrambi i casi si parla di circa il 23/24% del corrispondente fabbisogno complessivo nazionale. Per il Nord-Est spicca l’Emilia-Romagna, con quasi 5mila assunzioni (seconda regione per valori assoluti) che corrispondo ad un decimo (10,4%) del totale nazionale, e il Veneto (circa 3.600 assunzioni; 7,7% del totale Italia). Per il Mezzogiorno, invece, si distingue la Campania, dove sono previste per il 2013 quasi 3.500 assunzioni di green jobs in senso stretto (7,3% del totale nazionale), seguita dalla Sicilia (2.500; 5,4%) e dalla Puglia (1.300; 2,8%). Completa il quadro dei nostri ‘distretti verdi’ il Centro, dove si concentra il 17,4% della domanda nazionale di green jobs in senso stretto (8.100 assunzioni).

Sul podio delle province per valore assoluto delle assunzioni non stagionali di green jobs in senso stretto previste dalle imprese nel 2013 troviamo Milano, al primo posto grazie a 6mila assunzioni di queste figure (12,9% del totale nazionale), Roma (3.400; 7,3%) e Torino (2.300; 5%).

Start-up. Delle circa 117mila ‘vere’ nuove imprese (iscrizioni al Registro delle imprese che non siano frutto di trasformazioni, scorpori, separazioni o filiazioni) nate nel primo semestre 2013, quasi 33mila, il 28%, hanno investito in prodotti e tecnologie green nei primi mesi di vita del 2013 e/o prevede di investire nei successivi 12 mesi. Si tratta di una quota molto rilevante, se si pensa che nel corrispondente semestre del 2012 tale incidenza era pari a quasi la metà. Le start-up che fin dall’inizio della loro storia aziendale adottano approcci “green” creano maggiori spazi per assunzioni addizionali di personale: il 21,3% delle start-up nate nel primo semestre del 2013 che realizzano eco-investimenti prevede un aumento del personale nei successivi 12 mesi, quando nel caso di quelle che non investono la quota scende al 12,9%.

Qui trovi il report in versione completa

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 2