Startup culturali del sud cercansi. La stragrande maggioranza delle startup innovative che si occupano di beni culturali in Italia si trova al nord: lo evidenzia questo grafico elaborato dall’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali del Politecnico di Milano, che rileva la prevalenza di questo tipo di startup – per la precisione il 58% – nel Settentrione. Il centro resta nettamente distanziato (24%) e il Sud è ancora più indietro, con solo il 18% delle giovani imprese residenti sul territorio. In particolare l’asso pigliatutto è Milano: qui hanno sede 35 giovani realtà imprenditoriali che si occupano di coniugare l’innovazione tecnologica con l’arte e la cultura. Oltre il doppio di Roma, che pure è la città eterna ricca di bellezze museali, culturali e turistiche, ma che ne annovera solo 17. A debita distanza Torino (7) e Napoli (6).
I dati purtroppo non stupiscono, perché sono in linea con quelli relativi all’intero ecosistema delle startup in Italia, di qualsiasi settore di appartenenza. Dalle statistiche fornite da Ministero dello Sviluppo economico e Infocamere risulta che quasi una startup italiana su quattro è localizzata in Lombardia, regione con circa 2.000 imprese iscritte su un totale di 8.391 conteggiate l’anno scorso a livello nazionale.
INNOVAZIONE NEI BEI CULTURALI: ALL’ALBA DI UN PERCORSO
Per quanto riguarda le startup impegnate a innovare il mondo dei beni culturali la situazione è ancora più complessa, perché si tratta di fornire servizi e soluzioni in un ambito che deve ancora fare passi avanti sulla strada della digitalizzazione. L’ultimo Censimento Istat sui musei da parte dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni Culturali ha restituito la fotografia di un ecosistema culturale ancora all’alba nel percorso di innovazione: Il 27% dei quasi 5000 musei italiani non offre al pubblico alcun servizio digitale di supporto alla visita in loco, ma neppure un servizio online come un sito web o un account social. L’investimento nel digitale si concentra soprattutto sugli strumenti online: il 69% dei musei offre almeno un servizio su Internet. Minore è invece la disponibilità di strumenti tecnologici e digitali che possano supportare la visita all’interno della struttura: solo il 35% ne offre almeno uno. Eppure quegli enti culturali che introducono elementi di digitalizzazione nella loro offerta riscuotono il gradimento del pubblico.
Beni culturali, “Le startup possono aiutare a innovare anche i musei. Ecco come”
TURISMO E TURISMO CULTURALE IN ITALIA
Sappiamo tutti che il turismo è una straordinaria ricchezza per l’Italia, ma i numeri rendono più precisamente l’idea del patrimonio che i visitatori, ma anche i nostri operatori e le nostre imprese, hanno a disposizione. Nel 2017 sono stati 58,7 milioni i turisti internazionali in Italia, ben l’11,8% in più rispetto al 2016. La spesa turistica è risultata pari a 39.155 milioni di euro, con un aumento del 7,7% sull’anno precedente. Nell’area Schengen siamo il terzo Paese per pernottamenti dopo Francia e Spagna, e i secondi per pernottamenti di stranieri dopo la Spagna. (Fonte: Osservatorio Nazionale del Turismo, maggio 2018)
In questo universo ampio e variegato rientra il turismo culturale. L’immagine dell’Italia è profondamente legata al concetto di cultura inteso non solo come patrimonio artistico-culturale-paesaggistico, ma anche gastronomico, artigianale, folkloristico. Negli anni è emerso un sempre maggiore interesse per l’Italian Style of Life, con un’attenzione sempre maggiore alle tradizioni ed al patrimonio del nostro Paese. Secondo lo studio “Io sono cultura – 2016 – L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” a cura di Symbola, il 6,1% della ricchezza prodotta in Italia, pari a circa 89,7 miliardi di euro, si deve al sistema produttivo culturale e creativo. Per l’effetto moltiplicatore del settore sull’economia, poi, per ogni euro prodotto dalla cultura se ne attivano 1,8 in altri settori.
IL GRAFICO: POCHE STARTUP PER LA CULTURA AL SUD
I CASE STUDIES
Fonti di ispirazione possono essere le startup che già collaborano con istituzioni ed enti culturali. Per esempio Invisible Studio, basata a Londra ma costituita da italiani, ha realizzato un chatbot game per le Case Museo di Milano, voluto dal Museo Poldi Pezzoli. Il chatbot consente nell’utilizzare Facebook Messenger per una sorta di caccia al tesoro: in pratica i ragazzi giocano mentre visitano il museo. Un altro caso di digitalizzazione nei musei riguarda il Museo Nazionale del Cinema di Torino, che ha utilizzato le tecnologie digitali per consentire ai visitatori di adottare percorsi personalizzati e condividere e ampliare la propria esperienza anche prima e dopo la visita.
Innovazione digitale nei Beni Culturali: il caso del Museo del Cinema di Torino
Per questo ha vinto della prima edizione del premio Innovazione digitale nei Beni e Attività Culturali dell’Osservatorio del Polimi.