L’innovazione digitale ha dimostrato in questi anni di essere un fattore essenziale per le imprese che vogliono competere e crescere sul mercato, e ancora di più lo sta dimostrando nella situazione attuale di emergenza.
L’emergenza Covid-19 non ha infatti impattato solo le priorità di investimento e i budget che le imprese dedicano all’innovazione digitale. Anche il modo in cui le aziende approcciano all’innovazione ne ha necessariamente risentito.
L’Osservatorio Startup Intelligence ha raccolto nei mesi dell’emergenza la testimonianza di 167 grandi imprese italiane (con oltre 250 dipendenti) attraverso la Survey annuale dedicata a rilevare lo stato dell’innovazione digitale nelle imprese. La Ricerca ha dato spazio quest’anno anche agli impatti che l’emergenza Covid-19 ha avuto e sta avendo rispetto allo sviluppo e alla gestione dell’innovazione digitale in azienda.
Ne emerge che le sfide principali per strutturarsi nei confronti dell’innovazione digitale sono molteplici per le imprese e tutt’altro che banali: creare una struttura organizzativa adeguata, integrare l’innovazione agli obiettivi strategici aziendali ma anche con i processi di business correnti, ingaggiare la popolazione aziendale.
Ma, sorprendentemente, le imprese intervistate hanno indicato di avere tratto dall’emergenza più stimoli che barriere all’innovazione digitale nel 2020.
L’emergenza ha spinto i vertici aziendali verso una maggiore sensibilizzazione nei confronti del ruolo che l’innovazione può svolgere, abilitando maggior commitment per il 51% delle imprese. La situazione così complessa ha ulteriormente marcato l’importanza di puntare sull’innovazione e sulla capacità di trasformarsi per riuscire a sopravvivere e competere. Inoltre, l’emergenza ha agito per molte imprese da stimolo per favorire maggiore coesione e collaborazione interna tra le Funzioni aziendali (46%), ciò in apparente contraddizione con il distanziamento sociale con cui siamo ancora costretti a convivere.
È aumentato l’interesse per le opportunità provenienti dall’esterno in ottica di Open Innovation e durante l’emergenza il 22% delle imprese ha cercato collaborazioni con le startup.
La situazione di emergenza sembra aver effettivamente agito da stimolo, per molte imprese e startup, a considerarsi vicendevolmente come potenziali partner per l’innovazione, e i casi non mancano (ad esempio Campari-Tannico ed Esselunga-Ufirst). Le startup sono state un esempio, in pieno lockdown, di come sia possibile reagire alla crisi sanitaria, mettendo in campo le proprie competenze, conoscenze, brevetti, prodotti e soluzioni. E le grandi aziende sembrano aver colto questo “effetto startup” di cui abbiamo commentato nell’articolo del 4 dicembre.
L’ulteriore buona notizia è che nel 2020 la quota di grandi imprese che adotta azioni di Open Innovation sale al 78% dai nostri dati. Un trend che si riscontra anche per le PMI (ne sono state intervistate 500 con la nostra Survey), per le quali il ricorso ad iniziative di innovazione aperta aumenta significativamente, quasi raddoppia, se paragonata al dato rilevato lo scorso anno (53% nel 2020 vs il 28% nel 2019).
L’innovazione aperta è un fenomeno democratico, destinato a tutti, per sviluppare la collaborazione e l’unione di intenti. Inoltre, come lo stesso Henry Chesbrough, padre fondatore della Open Innovation, sostiene in un recente articolo, in momenti di crisi “aprirsi” diventa una strategia essenziale che può accelerare e migliorare l’innovazione, il rinnovamento e la crescita.
I risultati completi della Ricerca saranno disponibili su osservatori.net nel mese di febbraio.