Innovazione 2024, l’anno del consolidamento: 5 sfide (+ una) da affrontare in azienda

Innovare di più, investendo meno. Più risultati e meno marketing. Avere il consenso del business. Usare l’intelligenza artificiale. Dare spazio a sognatori e “ignoranti”. Ecco 5 sfide che attendono le aziende in un anno che non sarà più ricco

Pubblicato il 04 Gen 2024

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Innovare di più, nonostante congiunture economiche sfavorevoli, limiti di budget, difficoltà organizzative, resistenze culturali. E fare innovazione concreta, che generi business e valore. Sarà (dovrebbe essere) il mantra per l’innovazione 2024, anno del consolidamento dopo un 2023 di incertezza e apparente riflusso (negli investimenti e non solo), segnato dall’ubriacatura per l’intelligenza artificiale generativa.

Anticipare quel che verrà è un esercizio pericoloso e per alcuni versi inutile, come ha dimostrato il New York Times, che a fine 2023 ha ricordato 160 anni di proprie previsioni, alcune completamente sballate, come quella che a inizio 1929 vedeva rosa sull’economia e poi sappiamo come andò a finire. Ma interpretare i segnali emersi nei 12 mesi appena trascorsi, leggere l’andamento dei numeri, ascoltare le opinioni e le esperienze di chi vive l’innovazione in azienda è invece un esercizio utile per capire l’andamento delle attività di cambiamento e, in qualche modo, orientare chi non ha ancora cominciato o sta definendo che cosa fare (questo vale soprattutto per le imprese medie e piccole che molto possono apprendere da quanto già fatto dalle corporate, errori compresi).

Vediamo alcune sfide che stanno emergendo nella “coscienza” aziendale, soprattutto tra gli innovatori più avvertiti, con una premessa generale, forse ovvia, ma da non trascurare: la tecnologia è sempre più importante ma da sola non basta, oggi più che mai. Nel film “Top Gun Maverick” Tom Cruise si trova a guidare una squadra formata dai migliori piloti della marina americana per affrontare una missione sulla carta impossibile. Ci sono mezzi, potenza e competenze ma la sfida finale si gioca a bordo di un antiquato F14 (risale a circa 30 anni fa…) contro gli aerei di nuova generazione dei cattivi. Facile immaginare come va a finire e a fare la differenza non sono le macchine ma i piloti, la leadership, la strategia, la preparazione e il senso di squadra. Una efficace immagine per sintetizzare le sfide dell’innovazione 2024.

1. Innovazione 2024: investire meno, innovare di più

Nel 2023 due guerre e l’inflazione hanno depresso il ciclo economico in ripresa dopo la battuta d’arresto della pandemia. Difficile pensare che nel 2024 ci sarà maggiore disponibilità di risorse finanziarie, vista la persistenza dei tassi alti, l’incertezza determinata anche dagli appuntamenti elettorali in Europa e negli Stati Uniti, il vento di recessione che soffia da più parti. Andando nel dettaglio, abbiamo già visto la frenata del venture capital, che dovrà faticare per tornare ai livelli post pandemia.

Questo quadro a tinte grigie non potrà costituire un alibi per fermare o rallentare l’innovazione, che costa ma resta un investimento per il futuro (in molti casi per la sopravvivenza). Servirà più giudizio, selettività e rigore ma è proprio nei momenti difficili che vanno colte le opportunità dell’innovazione. Come farlo?

Nel 2014 arrivava in libreria l’edizione italiana di Jugaad innovation, testo di tre indiani che lavorano negli Stati Uniti in cui viene raccontato come si fa innovazione in un Paese povero. Che cos’è Jugaad? Una parola hindi che indica un’idea utile a risolvere un problema, velocemente e semplicemente. Ma è anche un camion realizzato montando un motore diesel su un carro e utilizzato nelle zone più povere dell’India. Dieci anni dopo, riprendiamo in mano quel libro, certamente può aiutare a comprendere come semplificando modelli, organizzazioni e processi sia possibile non rinunciare all’innovazione quando dall’alto arriva la mannaia sui budget.

Come ci ricorda Bill Gates nella sua nota di fine anno, l’innovazione è la chiave per ottenere il massimo da ogni dollaro speso.

2. Più risultati, meno marketing

Abbassare le luci sull’innovation theatre non significa liquidare la compagnia di professionisti che hanno ispirazione, competenze e motivazione per rinnovare il business o trovarne di nuovi. Se si decide di procedere così, allora vuol dire che non si trattava di una scelta strategica. Sarà un problema per chi verrà dopo (ma anche per il Paese…).

Fare marketing con le attività di innovazione non è certo un peccato, ma servono i risultati e questi si vedono solo se è stato definito un sistema di Kpi e se è chiara la ragione per cui si fa innovazione, attività che troppo spesso resta ancora eccentrica rispetto alla strategia aziendale. Serve quindi una strategia dell’innovazione coerente con la Strategia con la s maiuscola. Chiarezza e coerenza contribuiscono a dare spinta, motivazione e, probabilmente, anche risultati. Nel 2023 abbiamo visto l’allineamento ai piani industriali in alcune grandi aziende. Nel 2024 lo sforzo toccherà a tutti gli altri, magari con uno slancio e uno sguardo che vadano oltre un triennio.

3. Innovare con il consenso del business

Le aziende, soprattutto le grandi, sono abituate a fare R&D, hanno imparato a gestire l’innovazione incrementale, fanno ancora fatica con quella radicale, perché è più rischiosa e più difficile da spiegare a chi quotidianamente è impegnato a portare a casa i bilanci e ha poco tempo o voglia di impegnare tempo, budget e risorse per fare altro.

Nel 2023 abbiamo sentito dire tante volte che l’innovazione si è avvicinata al business. Dirlo, però, non basta perché il problema è come farlo senza “spegnere” l’innovazione. Una soluzione per il 2024 è il metodo omeopatico: piccole dosi, frequenti e poco invasive, di innovazione che portano a risultati anche piccoli ma evidenti. “Gli ingegneri non si fidano delle persone ma solo dei numeri”, dice Ernesto Ciorra, fino allo scorso settembre Head of Innovability in Enel (qui puoi ascoltare la conversazione con lui e Alberto Onetti il 30 dicembre a InnovationWeekly).

Quindi maggiore concretezza, con progetti che portano in tempi ragionevoli a risultati visibili. Questo spiega la crisi degli incubatori aziendali e l’ascesa dei venture builder (tema su cui abbiamo scritto spesso su EconomyUp): crei velocemente una nuova impresa in grado di dimostrare quel che si può fare per il business con una tecnologia, un’idea o una soluzione innovativa.

4. Più intelligenza, anche se artificiale

Nel 2024 avremo ancora sempre più intelligenza artificiale, anche nelle attività di innovazione. Le grandi aziende nel 2023 hanno già cominciato a testare tool e servizi che usano la GenAI in diverse fasi del processo, dallo scouting delle startup alla gestione dei POC. Ma è solo l’inizio di una rivoluzione nella rivoluzione: avere più dati e la capacità di gestirli ed elaborarli velocemente potrà potenziare il lavoro dei team (spesso esigui) di innovazione e le loro capacità di comunicazione, fuori e dentro l’azienda. Con l’AI sarò più semplice un compito ancora assai complesso: disseminare l’innovazione e la sua cultura tra la popolazione aziendale.

5. Più spazio a ignoranti e i sognatori

Katalin Karikò, con Drew Weissman, è la vincitrice del Nobel per la Medicina 2023: è considerata la “mamma” dei vaccini anti-Covid, visto che ha studiato e scoperto come funziona l’RNA messaggero (mRNA), meccanismo alla base della fialetta che ci ha permesso di uscire dalla pandemia. Eppure per anni la biochimica ungherese, naturalizzata americana, è stata vista come una matta incompetente dalla comunità scientifica ufficiale perché pensava di fare qualcosa considerato impossibile. Infatti il vaccino non è stato sviluppato da nessuna delle grandi pharma. Morale: per fare innovazione servono gli ignoranti in materia (perché non sono limitati dalle conoscenze dei competenti spesso anche presuntuosi), ancora meglio se sono sognatori, anche in azienda. “La conoscenza è limitata, l’immaginazione abbarcaci il mondo, stimolando il progresso, facendo nascere l’evoluzione”, diceva Albert Einstein. Karikò sognava un mondo senza tumori. Intanto è riuscita a fermare il Covid e adesso si che le grandi case farmaceutiche stanno usando le sue scoperte per trovare nuove soluzioni antitumorali.

Gli “ignoranti” sono nella storia dell’innovazione. Gugliemo Marconi non era neanche laureato e quando andava in giro a proporre il suo telegrafo senza fili, lo prendevano per matto, ci ricorda ancora Ernesto Ciorra. Eppure è stato un grande innovatore perché non si poneva i limiti insiti nella conoscenza dei grandi soloni della fisica. Coltivare ignoranza e sogni in azienda non è facile, ma con la tecnica dei piccoli passi che portano a risultati visibili è possibile

+ 1. Le sfide non finiscono mai

L’innovazione è un cantiere che non può mai considerarsi chiuso. La doppia transizione, digitale ed ecologica, è un bersaglio mobile che si allontana o cambiano continuamente, in funzioni di fattori che sfuggono al controllo delle aziende. Siamo immersi in una fase di grande trasformazione, una svolta di civiltà secondo molti osservatori, che va ben oltre l’arco di tempo di un piano industriale. “Siamo all’inizio di una nuova era”, avverte Bill Gates, ricordando qualcosa di simile nei primi anni di Internet. “Sono tempi eccitanti e confusi”. Molto meglio quindi abituarsi a essere leggeri, veloci e sicuri nell’insicurezza.

Leggiamo quel che scrive Gates e portiamo a casa questa consapevolezza: la partita è appena cominciata, le sfide sono molto più grandi di quello che possiamo pensare e vanno ben oltre il perimetro di un’azienda, per quanto grande essa possa essere.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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