Che anno sarà il 2023? A chi cerca una risposta saggia conviene rivedere il discorso con cui il capo dello Stato ha chiuso il 2022: in poche righe Sergio Mattarella ha illuminato i principi che dovrebbero accompagnare le scelte di ogni capo azienda, qualunque sia la sua dimensione, in ogni mercato.
“Bisogna stare dentro il nostro tempo”, avverte il presidente della Repubblica. “Per farlo dobbiamo cambiare lo sguardo con cui interpretiamo la realtà. Dobbiamo imparare a leggere il presente con gli occhi di domani. Pensare di rigettare il cambiamento, di rinunciare alla modernità non è soltanto un errore: è anche un’illusione. Il cambiamento va guidato, l’innovazione va interpretata per migliorare la nostra condizione di vita, ma non può essere rimossa”.
Innovazione 2023, cambiare lo sguardo con cui interpretiamo la realtà
“Cambiare lo sguardo con cui interpretiamo la realtà” è un modo semplice e diretto, da vero leader, per rappresentare quel cambiamento culturale che ormai è diventata la vera sfida da vincere per affrontare per affrontare con successo la trasformazione digitale: non basta comprare tecnologie, se non si cambia la visione dell’organizzazione, del business e del mercato.
L’illusione di poter “rigettare il cambiamento” è purtroppo ancora troppo diffusa in Italia, magari ammantata di falsi miti (è un affare solo delle giovani generazioni…sic!) e facili autoassoluzioni (mancano le risorse, non si trovano gli esperti, etc…). E soprattutto ancora troppo spesso aiuta a non affrontare la vera responsabilità che sta in carico alla leadership politica e aziendale: guidare il cambiamento, interpretare l’innovazione per migliorare le condizioni di vita, come ci ricorda il richiamo di Mattarella.
Innovazione 2023, la permacrisis e i vantaggi del cambiamento
Il 2023 comincia all’insegna della permacrisis, parola generata dall’incontro di permanent e crisis e che meglio descrive l’anno appena andato secondo il Collins English Dictionary. A portarla nel linguaggio delle istituzioni è stata la scorsa primavera la presidente della BCE Christine Lagarde: “Alcuni dicono che viviamo in un’era di “permacrisi”, dove ci muoviamo continuamente da un’emergenza all’altra. Solo 10 anni fa abbiamo fronteggiato la peggiore crisi finanziaria dagli anni ‘30, poi la peggiore pandemia dal 1919 e ora la più grave crisi geopolitica in Europa dalla fine della guerra fredda». E dopo sono arrivate anche l’inflazione e la crescita del costo del denaro…
La permacrisi, però, non fermerà il cambiamento e non potrà essere una giustificazione per restare fuori dalla modernità, termine antico rilanciato dal presidente Mattarella. Non si tratta solo di essere ottimisti o tecno-entusiasti. L’innovazione in genere, quella digitale in particolare, trova il suo senso ultimo nella capacità di creare valore. Possiamo permetterci il lusso di rinunciare a un’opportunità del genere proprio in un momento di difficoltà? Può farlo solo chi, erroneamente, considera l’innovazione un costo e non un investimento per la crescita e, soprattutto, per il futuro.
Metaverso, vogliamo subirlo o gestirlo?
Il 2023 si apre, come accade tutti gli anni, con l’abbuffata tecnologica del CES, il Consumer Electronic Show di Las Vegas: tanti gadget e molte promesse non sempre mantenute, è vero. Ma non bisogna usarli come paraocchi per non vedere i segnali di cambiamento e le linee di evoluzione di diversi mercati, dalla smart home alla mobilità.
C’è ancora tanto metaverso, con buona pace di chi considera la nuova dimensione digitale solo come un hype destinato a sgonfiarsi. Certo, nel 2022 è stato fatto molto marketing, abbiamo visto soprattutto la corsa a essere i primi a portare qualcosa nel metaverso senza sapere o capire che cosa farci. Ma questo non significa che tecnologie e opportunità si fermano. Non a caso Meta, che nel 2022 ha perso miliardi di dollari come la sua divisione Reality Labs, ha aperto il 2023 con l’acquisizione di una startup olandese (Luxecel) che progetta e realizza occhiali per la realtà aumentata.
La strada verso il mondo virtuale, si chiami metaverso o in altro modo, è segnata ed è solo questione di tempo. Stiamo assistendo allo sviluppo di una tecnologia destinata a cambiare trasversalmente le Industry e di conseguenza il nostro modo di lavorare, di studiare e di intrattenerci. Vogliamo guidare questo cambiamento, interpretare l’innovazione che porta per migliorare il mondo in cui viviamo (peer usare le parole del presidente Mattarella)? O preferiamo restare fuori dalla modernità e subire il cambiamento per poi lamentarci degli effetti che avrà quando sarà stato realizzato e gestito da altri?
Mattarella e la lezione degli ottantenni
Le parole del presidente Mattarella segnano una svolta perché rappresentano uno sdoganamento istituzionale dell’innovazione e delle sue ragioni. La classe dirigente non potrà più considerarla, con sufficienza, una questione marginale. Fa effetto vedere che il promemoria arrivi da un uomo di 81 anni, a conferma che la questione non è certo generazionale. Come conferma la storia di un altro ottantenne, un super ottantenne visto che ha toccato quota 87, come Giuseppe Crippa, balzato a fine 2022 agli onori delle cronache perché comparso nella classifica degli italiani più ricchi, con un patrimonio di 3,7 miliardi di dollari.
Crippa ha raggiunto questo risultato facendo una scelta coraggiosa e visionaria: a 60 anni, quando STMicroelectronics lo liquida per le ottuse regole delle multinazionali, lui invece di fare il pensionato fonda in provincia di Milano la sua startup, Tecnoprobe, per fare il testing dei microchip. Era il 1999: oggi la società produce interfacce elettro-meccaniche, ha 2300 dipendenti nel mondo, fattura oltre 400milioni e nel febbraio 2022 si è quotata i Borsa. A guidarla sono i figli di Crippa, adesso, ma la sua creatività imprenditoriale non si è fermata.
L’innovazione non conosce stagioni, economiche e anagrafiche. E, dopo le parole del presidente Mattarella, non ci sono più alibi.