Incentivi per le aziende che acquisiscono startup, secondo il modello Industria4.0, per creare un mercato delle exit. Una quota dei PIR in venture capital. E un po’ meno di provincialismo, specie fra i business angel. È la ricetta che Enrico Pandian propone al Governo Conte e al vicepremier Di Maio nel suo ruolo di ministro dello Sviluppo Economico per dare una scossa all’ecosistema italiano delle startup e dell’innovazione.
Pandian è un imprenditore seriale (ha fondato 14 impresi, con numerosi fallimenti da cui dice di avere imparato molto) conosciuto soprattutto per Supermercato, la sua creatura di maggiore successo (almeno finora): una piattaforma per la consegna a casa della spesa del supermercato che in giugno ha ottenuto un finanziamento di 13 milioni. La sua ultima startup, invece, si chiama Checkout Technologies e punta a eliminare casse e code nei supermercati.
Enrico, che cosa frena ancora l’ecosistema italiano?
Molti fattori. Diciamo che in questa fase mi sembrano scarseggiare gli investimenti in seed round: quello che stiamo vedendo è una concentrazione di investimenti su scaleup, come Supermercato24, ma pochi investimenti sulle imprese innovative che nascono. Se al momento in Italia abbiamo qualche decina di scaleup e stiamo aspettando che facciano una exit, ci stiamo perdendo tutte le nuove imprese. Anche i business angel, che una volta investivano su early stage, pian piano si sono spostati su investimenti più late stage. Così ci stiamo dimenticando che tutte le scaleup sono state startup early stage.
Che cosa ti aspetti dal governo Conte per il futuro delle imprese innovative?
Mi aspetto che venga incentivato l’investimento in startup. Ci sono ottimi esempi in Europa che basta copiare, come quello inglese del SEIS: se l’investimento in startup non va a buon fine può essere recuperata totalmente la perdita nella successiva dichiarazione fiscale. Questo sarebbe un boost incredibile. Teniamo sempre presente che investire in startup non significa solo investire sui giovani, ma sull’innovazione e solo un Paese che innova ha la possibilità di crescere.
Che cosa proponi per le startup/scaleup italiane?
La proposta, che ho già fatto a qualche gruppo di business angel, è di aprirsi di più all’estero, che non significa solo UK, ma anche Austria, che dista pochi chilometri da noi. Trovo incredibile che gli angel italiani non abbiano contatti con i gruppi analoghi nel resto d’Europa. Con l’ultima società che ho fondato, Checkout Technologies, abbiamo da qualche mese una sede a Monaco di Baviera e abbiamo dovuto costruire da zero i rapporti con i business angel locali, perchè sembra che tra gli Stati ci sia ancora un confine.
Open innovation: come incentivare la relazione delle imprese con le startup?
Questo è un punto cardine per vedere il sistema girare: il problema principale è che nel mercato interno non ci sono exit, bisogna quindi spingere le aziende nostrane ad aprirsi a questa opportunità. Come? Probabilmente, come è stato fatto con il decreto Industria 4.0, bisogna rendere ancora più interessante acquisire una startup e quindi trovare gli sgravi adatti. Si inizierebbero a vedere piccole e grandi acquisizioni e potrebbe diventare più economico acquisire una nuova impresa che pagare una fattura.
Il Governo ha finora avuto altre priorità ed emergenze. Quale dovrebbe essere il primo intervento a favore dell’innovazione?
Ne basterebbe uno: se una quota dei PIR fosse investita in venture capital, l’ecosistema italiano cambierebbe da un giorno all’altro.