Globalità, multiculturalità, competenza e sostenibilità sono i tratti distintivi del modo di operare di Saipem da oltre 60 anni. Presenti in più di 70 Paesi e forti di più di 60 anni di storia con un fatturato di 8,526 miliardi di euro (nel 2018), Saipem dispone di competenze uniche per la gestione di progetti complessi in ambienti estremi, aree remote e acque profonde, in particolare per l’industria Oil&Gas. Fa leva sull’esperienza delle persone, circa 33000 dipendenti e sull’elevato valore tecnologico dei propri asset per fornire soluzioni su misura con grande attenzione alla sostenibilità, alla salute e sicurezza delle persone e delle operazioni e all’innovazione.
Mario Marchionna, Corporate Head of Technology Innovation di Saipem, ha raccontato come è cambiato negli anni il ruolo di chi si occupa di innovazione in azienda, in occasione del Convegno “Innovazione digitale 2020: imprese e startup insieme verso l’open company”. Marchionna, in particolare, ha identificato due fattori che di recente hanno cambiato il modo di fare innovazione all’interno di Saipem: la sfida della transizione energetica, strettamente legata al settore Oil & Gas, e l’avvento della digitalizzazione, fattore sempre più pervasivo. “Sebbene Saipem abbia sempre innovato con i gruppi di ingegneria della società sparse nel mondo, questi fattori ci hanno spinto a uscire dalla comfort zone a cui eravamo abituati, e quindi a cambiare il nostro modello di innovazione”.
Per rispondere alle nuove sfide, circa quattro anni fa l’azienda ha lanciato anche una nuova iniziativa, la Fabbrica dell’Innovazione, che ha coinvolto giovani risorse provenienti da diverse unità, ha definito gli obiettivi d’innovazione, e ha aperto le porte a competenze provenienti dalle startup. “Il focus sulle startup è molto significativo in azienda, per questo motivo alcune sono state supportate attraverso un aiuto finanziario ai progetti sviluppati insieme. Ora l’obiettivo è quello di raggiungere le startup in maniera più strutturata e con una metodologia collaudata, concentrandoci sul target delle startup digitali e deep tech”, spiega il manager.
“Svolgere il ruolo dell’Innovation Manager in questa transizione non è stato semplice. Personalmente sono riuscito a evolvere cercando di non essere autoreferenziale: solo in questo modo sono riuscito a rimanere aperto verso tecnologie e modelli di business differenti, e credo che questa debba essere una competenza irrinunciabile per tutti i miei colleghi”, conclude il manager.