La settimana scorsa mi ero soffermato sul tema del momento (i Venture Builder), segnalando come dietro a questo termine ci siano molteplici – e molto diverse – esperienze di implementazione e come in realtà molte aziende abbiano fatto – e stiano facendo – scelte molto diverse.
In particolare in chiusura mi ero soffermato su un aspetto centrale rappresentato dalla necessità che il Venture Builder abbia piena separatezza organizzativa e indipendenza operativa rispetto al resto dell’azienda. Ciò è fondamentale per evitare di replicare – con un nome diverso – l’ ennesima iniziativa di R&D.
Il Venture Builder deve infatti poter scalare rapidamente nuove iniziative (facendo proprie le metodologie del mondo delle startup e scaleup) così come non avere remore nell’affossare quelle che non dimostrino di avere potenzialità sufficienti (quindi l’approccio è opposto a quello tradizionale della Ricerca e Sviluppo orientato a portare avanti tanti progetti su tempi molto protratti).
Tuttavia un conto è avere separatezza organizzativa e al limite anche indipendenza giuridica: un esempio al riguardo sono Launchpad – che è una entità separata da BP costituita come se fosse un fondo di investimento – e National Grid Partners – che è società differente, basata in Silicon Valley, che ingloba il fondo di CVC e il Venture Builder appunto. Un altro è avere una situazione di una totale autonomia operativa che si riflette anche in una partecipazione di minoranza al capitale della azienda.
Lab1886, pioniere di innovazione nell’automotive
Quest’ultimo è il caso – estremo – di Daimler che lo scorso mese di dicembre ha deciso di esternalizzare (mettendo di fatto sul mercato) il proprio Lab1886 che, fondato nel 2007, ha rappresentato il primo Corporate Innovation hub del settore automotive e una tra le prima iniziative di open innovation in assoluto. Peraltro il Lab1886 aveva generato progetti di significativo successo e valore come Car2go, Mercedes me, Moovel, Mercedes-Benz Genuine Remanufactured Parts.
Come detto, il Lab1886 è stato trasformato in una entità indipendente (1886 Ventures) controllata al 60% dalla investment company RB-Capital ( di Ulrich Dietz, una delle persone che avevano guidato la dot.com boom tedesca). Daimler ha tenuto il 10% del capitale, mentre un altro 10% è detenuto dal gruppo software GFT Group (600 sviluppatori).
Perché Daimler ha esternalizzato il suo Corporate Innovation Hub
I maligni sostengono che si tratti di un sostanziale disimpegno di Daimler dal mondo dell’innovazione (anche la futuristica unità Future Transportation@Vans è stata al contempo profondamente ridimensionata).
Lato Daimler e 1886 Ventures invece si sostiene che un venture builder esterno rappresenti l’architettura organizzativa ideale se si vuole fare vera innovazione (adjacent o disruptive). Dentro il perimetro aziendale non sarebbe difatti possibile andare oltre la pure innovazione incrementale.
I vantaggi di una soluzione esterna sono così riassumibili:
1) Processi: Possibilità di operare al di fuori delle corporate guidelines e adottare processi più snelli.
2) Flessibilità: Maggiore libertà e velocità nell’uso delle risorse (sia hiring che riallocazione), compresa la possibilità di avere risorse ingenti di sviluppo software che sono chiave e di solito mancano dentro il contesto corporate.
3) Velocità: superiore rapidità di implementazione di nuove soluzioni
4) Incentivi: possibilità di adottare retribuzioni VC-like (i partner prendono quote di equity delle nuove ventures, cosa che è complicata se non impossibile nel contesto corporate)
5) Funding: accesso a capitali esterni, che consente di poter dotare le nuove startup di tutto il capitale necessario.
“Never Ever scale a Startup inside your company” è non a caso il mantra del General Manager Susanne Hahn, come ha ribadito nella nostra recente Mind the Chat,