La transizione energetica e il tema della sostenibilità rappresentano senza ombra di dubbio la più grande sfida del XXI secolo. L’obiettivo della Commissione Europea è infatti quello di ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 55%, rispetto al 1990, entro il 2030 e conseguire la neutralità climatica entro il 2050, diventando il primo continente a emissioni zero.
Una sfida a cui non è possibile rispondere in modo isolato. Come abbiamo sperimentato nel 2020, con l’avvio della pandemia, “nessuno si salva da solo”: ce lo hanno insegnato le numerose startup, imprese, centri di ricerca, università che hanno collaborato insieme per proporre in tempi rapidi soluzioni utili per contrastare la diffusione del Covid19, fino alla realizzazione e distribuzione del vaccino.
Allo stesso modo, le imprese non possono più prescindere da un approccio di innovazione aperta per poter affrontare la grande sfida della sostenibilità: occorre aprirsi sia a fonti di stimolo esterne, ad esempio guardando ad attori come startup e PMI innovative, sia esternalizzare innovazioni interne.
Open Innovation e sostenibilità: questo il tema trattato in occasione della tavola rotonda organizzata dagli Osservatori Startup Intelligence e Digital Transformation Academy del Politecnico di Milano, a cui hanno partecipato Silvia Celani, Head of Innovation di Acea, Valeria De Flaviis, Responsabile Innovation Lab & Digital Transformation di Cassa Depositi e Prestiti, Eda Fetahu, Open Innovation Expert di Amadori, Cecilia Visibelli, Head of Digital Transformation & Technology Open Innovation Hub di Snam, ed Emanuele Zingale, Head of Open Innovation di TIM.
Secondo quanto emerso dalla Ricerca degli Osservatori, l’Open Innovation risulta essere una pratica ormai diffusa nella maggioranza delle grandi imprese italiane: ben l’83% delle imprese intervistate conferma di adottare un approccio di innovazione aperta. È inoltre interessante sottolineare come in cinque anni la diffusione sia aumentata del 45%: nel 2018 poco più della metà delle grandi imprese praticava iniziative di innovazione aperta (57%).
Un percorso, quello dal 2018 ad oggi, confermato anche da Eda Fetahu: “Noi siamo partiti proprio nel 2018 con la creazione della Funzione Innovazione. In Amadori abbiamo deciso di inserire fin da subito all’interno del team innovazione, a riporto dell’Innovation Manager-Giorgia Mainardi, una figura per quanto riguarda l’Open Innovation, con l’obiettivo di garantire un supporto nello sviluppo e diffusione di un nuovo mindset all’interno dell’azienda.” L’innovazione non può che essere aperta secondo quanto dichiarato da Amadori, e per riuscirci è necessario lavorare in primis sulla cultura interna.
Coltivare e diffondere all’interno della propria impresa una nuova mentalità, che possa abbracciare l’innovazione in toto: questa la sfida di cui ha raccontato anche Cecilia Visibelli. All’interno di SNAM, ad esempio, sono stati nominati alcuni Innovation Ambassador, che affiancano il team di Open Innovation, guidato da Visibelli, e che hanno proprio il ruolo di disseminare, all’interno delle singole Divisioni, la cultura dell’innovazione, al fine di renderla più distribuita e pervasiva. “Con il team di Open Innovation, nato nel 2020 e che conta ad oggi 8 persone, abbiamo avviato tanti progetti sia interni che esterni. Il tema della cultura è però cruciale: sono le persone che devono portare avanti i progetti, che poi attuano il cambiamento. La nostra responsabilità è proprio quella di non lasciare indietro nessuno e lavorare per diffondere una nuova mentalità con l’obiettivo ultimo di creare valore.”
In ACEA il modello di innovazione aperta è ormai consolidato da diversi anni, con iniziative che spaziano da quelle di tipo Inbound (internalizzazione di innovazione esterne) a quelle di tipo outbound (esternalizzazione di innovazioni interne), tanto da essere ormai un approccio condiviso a tutti i livelli. Approccio, quello dell’innovazione aperta, che viene adottato da Acea anche in relazione al tema della sostenibilità. “In Acea parliamo innanzitutto di inno-sostenibilità. Abbiamo infatti realizzato un fruttuoso progetto di tavoli di lavoro inno-sostenibili proprio per aiutarci a supportare lo sviluppo del nostro piano di transizione ecologica aziendale, coinvolgendo diversi attori sia interni come i responsabili delle Business Unit, sia esterni come player tecnologici, università e centri di ricerca”, racconta Silvia Celani.
All’interno delle iniziative di Open Innovation cresce inoltre, secondo la Ricerca degli Osservatori, il numero di imprese che collabora attivamente con le startup: nel 2022 infatti, più della metà delle grandi aziende intervistate conferma di avere già avviato collaborazioni con realtà giovani e altamente innovative, come ad esempio fanno già da diversi anni TIM e Cassa Depositi e Prestiti.
“L’Open Innovation in TIM ha l’obiettivo di sviluppare nuove opportunità di business e di supportare al meglio la trasformazione in atto in azienda, grazie a collaborazioni con startup, piccole e medie imprese, scaleup e aziende innovative nazionali e internazionali. Stiamo dando un taglio sempre più industriale al nostro programma di Open Innovation, lavorando insieme a società già mature su soluzioni in linea con le nostre priorità di business, favorendone la crescita sul mercato grazie ad asset tecnologici e commerciali distintivi”, afferma Emanuele Zingale. Un esempio recente è la TIM Smart City Challenge, un’iniziativa di scouting lanciata per favorire la crescita dell’ecosistema smart city italiano, in collaborazione con alcuni dei principali attori in questo ambito tra cui gli Osservatori Digital Innovation e che vedrà la premiazione dei vincitori il prossimo 7 marzo.
Anche Cassa Depositi e Prestiti, in linea con il Piano Strategico 2022-2024, dedica particolare attenzione all’ecosistema delle startup italiane. Un percorso che si concretizza attraverso l’attività d’investimento, diretto e indiretto, della controllata (70% tramite CDP Equity) CDP Venture Capital. “In Cassa Depositi e Prestiti abbiamo una fortuna incredibile, ovvero quella di avere il Venture Capital in casa, e lo sfruttiamo come volano per promuovere iniziative. Chiediamo a CDP VC di fare promozione verso l’esterno, verso il loro network, per cogliere al meglio le opportunità esterne e sfruttarle all’interno, in modo tale da sperimentare e portare valore aggiunto nei processi interni”, afferma Valeria De Flaviis.
La tavola rotonda ha visto alternarsi imprese di diverse dimensioni, afferenti a diversi settori e che adottano modelli di innovazione aperta differenti, ma tutte con un unico obiettivo: promuovere un mindset e una cultura di innovazione all’interno dei propri confini aziendali, facendo leva anche su attori esterni innovativi, con il fine ultimo di creare valore, non solo per l’impresa, ma per l’ecosistema nel suo insieme.