Il Piano Impresa 4.0 in Italia è stato un successo, anche se ha coinvolto principalmente grandi aziende, spesso attratte dagli incentivi fiscali senza una chiara strategia di adozione delle tecnologie 4.0. Se circa metà delle aziende oltre i 250 dipendenti e più di un terzo di quelle tra 50 e 250 dipendenti hanno già inserito almeno una tecnologia 4.0, infatti, le PMI risultano indietro: solo il 24,4% delle realtà entro i 49 dipendenti ha già sperimentato soluzioni di questo tipo.
Anche nelle prospettive future si nota una forte differenza tra le dimensioni di impresa: complessivamente il 10% delle imprese italiane prevede di introdurre almeno una tecnologia 4.0 nel prossimo triennio, ma la percentuale sale al 35,1% tra quelle oltre i 250 dipendenti e crolla al 7,9% tra quelle entro i dieci. È il momento di avviare una seconda fase, con l’obiettivo di coinvolgere anche piccole e medie imprese. È quanto emerso questa mattina a Roma in occasione di “Industry 4.0 360 Summit“, l’evento con cui il Gruppo Digital360 ha messo a confronto i protagonisti della quarta rivoluzione industriale sull’evoluzione e le prospettive del settore in Italia.
Che cos’è l’Industria 4.0 e perché è importante saperla affrontare
“L’attuale governo ha annunciato di volere continuare il finanziamento di iper e superammortamento: è la direzione giusta, gli incentivi devono proseguire, coinvolgendo le PMI e potenziando parallelamente le competenze digitali per sostenere la quarta rivoluzione industriale in Italia – ha detto Andrea Rangone, Amministratore Delegato di Digital360 -. È necessario accompagnare le imprese in una seconda fase dell’economia 4.0, più evoluta, promuovendo un’adozione consapevole delle tecnologie nel settore manifatturiero”.
“Secondo le nostre rilevazioni, in Italia oggi gli investimenti si sono concentrati su Industrial IoT e</strong Industrial Analytics, ma altre tecnologie, specie quelle legate al Cloud e alle Human Machine</strong Interface hanno fatto registrare i tassi di crescita più significativi – ha detto Giovanni Miragliotta, co-direttore dell’Osservatorio Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano -. Ora è necessaria una visione sistemica delle tecnologie 4.0, per cogliere i grandi benefici che vanno dalla migliore pianificazione, dal miglioramento della qualità, dalla capacità predittiva alla manutenzione, fino alla creazione di nuovi modelli di business per le imprese. Tuttavia le tecnologie sono solo l’elemento abilitatore: il cambiamento e il valore vengono sempre dalle idee”.
“Tutte le ricerche recentemente realizzate mostrano che il vero valore della rivoluzione 4.0. si acquisisce attraverso la combinazione tra investimento in tecnologia, integrazione informativa e il rinnovamento delle competenze a disposizione – ha detto Marco Perona, Professore Ordinario dell’Università di Brescia e Socio Fondatore IQ Consulting -. Gli incentivi hanno spinto molto il rinnovo del parco macchine, favorendo la sostituzione di impianti e macchinari obsoleti con altri nuovi e interconnessi, ed è un bene. Ma il piano nazionale non è ancora riuscito a produrre gli effetti sperati di sviluppo delle competenze tecnico-operative e della consapevolezza manageriale necessarie per sfruttare anche a livello macroeconomico l’enorme opportunità di Industria 4.0. In
troppi casi infatti le azioni sviluppate dalle impese sono trainate dalla produzione e dalla Direzione IT, mentre la Direzione HR rimane ai margini del processo di cambiamento”.