Il 6 luglio la commissione Attività produttive della Camera presenterà i risultati dell’indagine conoscitiva sull’industria 4.0, il nome dato alla quarta rivoluzione industriale. Si tratta della fase in cui il processo manifatturiero è interconnesso attraverso l’IoT, impara dai big data, ottimizza la produzione utilizzando robotica e tecnologie additive e rende più efficiente il lavoro con realtà aumentata e la realtà virtuale.
Lo scopo dell’indagine è quello di fornire una solida base a una nuova legislazione a favore della manifattura italiana. Una legislazione particolarmente importante perché l’Italia è molto in ritardo soprattutto sul fronte degli strumenti per la produzione: gli impianti industriali in una fabbrica su tre hanno più di 20 anni, e solo in una su 10 ne hanno meno di 5. E se solo il 32% sono automatizzati, le macchine con integrazione informatica sono diminuite e quasi 8 aziende su 10 non hanno alcuna integrazione degli impianti produttivi con un sistema informatico.
Eppure gli imprenditori italiani sanno bene che il passaggio all’industria 4.0 è fondamentale per crescere e competere a livello internazionale. Tanto che a trainare il nostro export è, non a caso, la meccanica strumentale, che entro il 2019 varrà 100 miliardi di euro e che è la punta di diamante dell’industria 4.0 nel Belpaese. E che, così come gli altri settori, potrebbe crescere molto di più se investisse in innovazione.
I lavori della X Commissione si sono chiusi con l’audizione del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda ((qui puoi leggere l’intervento integrale del ministro Calenda) nella quale sono state anticipate le aree di intervento individuate dal governo per spingere la nuova rivoluzione industriale. Ecco quali sono.
1. INVESTIMENTI IN INNOVAZIONE. Secondo il ministro il gap di investimenti è stimato in circa 8 miliardi annui nei prossimi 5 anni; occorre quindi “spingere gli investimenti innovativi in chiave 4.0 adottando non tanto una logica tech push, ma solution driven che porti le aziende a investire nell’analitica dei big data e nelle informazioni che producono e che possono produrre per costruire nuovi modelli di business”.
2. FATTORI ABILITANTI. Secondo Calenda bisogna “potenziare le infrastrutture di connettività: è il momento di guardare alla domanda di connettività non solo di cittadini e consumatori, ma soprattutto a quella di imprese e distretti industriali”. Riducendo, insomma, il digital divide delle PMI e creando “ambienti di contaminazione, trasferimento di conoscenze e cross fertilization”.
3. STANDAR DI INTEROPERABILITÀ, SICUREZZA E COMUNICAZIONE IoT. Fondamentale è poi, per il ministro, definire “in sede nazionale ma soprattutto internazionale” gli standard di interoperabilità, sicurezza e comunicazione IoT, in modo da “facilitare l’adozione di processi produttivi e modelli di business basati sull’IoT e l’analitica dei dati”.
4. RAPPORTI DI LAVORO, SALARIO E PRODUTTIVITÀ. Nel piano è poi prevista una riconsiderazione del mercato del lavoro, adeguandolo a “un contesto che evolverà continuamente verso una maggiore autonomia e responsabilizzazione del lavoratore. Le relazioni industriali dovranno assumere una forma più flessibile, essere fortemente decentrate in modo da valorizzare le competenze e le abilità”.
5. FiNANZA D’IMPRESA. Infine, prioritario nel progetto del governo è “costruire una finanza d’impresa capace di sostenere lo sforzo di investimenti necessario a cogliere le opportunità di Industria 4.0”. E considerando le difficoltà del settore bancario, bisogna “lavorare per una maggiore canalizzazione del risparmio nazionale verso gli impieghi nell’economia reale” dando anche visibilità internazionale “alle emissioni di ‘carta italiana’ (private equity, development bond, Fondo Centrale di Garanzia) su Industria 4.0”.