Stavolta la data fissata per la presentazione del piano governativo sull’industria 4.0 è “probabilmente” il 21 settembre: vedremo se sarà rispettata o se, come è accaduto nell’ultimo anno, ci saranno ulteriori rinvii. È Il Sole 24 Ore ad anticipare oggi il piano “Italia 4.0”, progetto che, a quanto si legge, sarà presentato dal premier Matteo Renzi e dai ministri Carlo Calenda e Pier Carlo Padoan. Il programma, che punta a mobilitare 10 miliardi di investimenti industriali aggiuntivi e 7 miliardi in più per la ricerca e sviluppo, consisterà in un mix di incentivi fiscali, sostegno al venture capital, diffusione della banda ultralarga, formazione dalle scuole all’università, centri di ricerca d’eccellenza.
Il documento è stato più volte annunciato e altrettante volte rinviato.
►Industria 4.0, dopo un anno il piano di governo non decolla
Di Industria 4.0, ovvero della quarta rivoluzione industriale, si è cominciato a parlare per la prima volta nel 2011 in Germania, l’anno successivo sono iniziati approfondimenti e analisi. Il fenomeno è salito prepotentemente alla ribalta internazionale a gennaio di quest’anno al World Economic Forum 2016, intitolato appunto “Mastering the Fourth Industrial Revolution”. Ma già a luglio 2015 Stefano Firpo, direttore generale per la Politica industriale, la competitività e le pmi del Mise (Ministero dello Sviluppo economico), aveva annunciato la preparazione di un documento su questi temi per favorire la digitalizzazione delle filiere industriali nazionali. Da allora si sono più volte ripetuti gli annunci, ma ancora niente è stato ufficializzato. Eppure questo settore in Italia deve recuperare anni di ritardo rispetto alle più mature esperienze internazionali.
►Industry 4.0, quanto vale in Italia e quanto crescerà
Secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore, il piano che dovrebbe essere presentato mercoledì prossimo potrà avere un effetto leva, determinando un aumento degli investimenti privati con focus industriale da 80 a 90 miliardi all’anno e un incremento medio annuo della spesa privata in ricerca e sviluppo-innovazione di 7 miliardi, per passare da 13 a 20 miliardi.
Nel programma sono previsti anche incentivi per il venture capital e per le startup. In particolare per il venture capital sono previsti 1,5 miliardi di investimenti. In questo caso, circa 270 milioni dovranno servire ad attivare fondi di investimento dedicati all’industrializzazione, un Fondo dedicato a startup dell’Industria 4.0, detrazioni fiscali fino al 30% per investimenti fino a 1 milione in startup e pmi innovative, assorbimento da parte di società “sponsor” delle perdite di startup per i primi 4 anni.
Startup e innovazione, che cosa c’è nell’agenda di settembre
Ma vediamo cosa prevede la bozza punto per punto.
►Investimenti – Lo schema prevede quattro direttrici di intervento: investimenti innovativi, infrastrutture abilitanti, competenze e ricerca, awareness e governance per sensibilizzare il settore industriale. I primi interventi entreranno già in legge di bilancio, altri probabilmente arriveranno in una seconda fase. Per gli investimenti innovativi, in quattro anni, si prevede un impegno pubblico aggiuntivo di 3,3 miliardi: proroga dell’attuale superammortamento al 140%; iperammortamento per i beni digitali (da definire la percentuale, che oscilla tra il 200 e il 160%) con possibile accelerazione delle tempistiche di ammortamento da 7 a 5 anni; ricapitalizzazione del Fondo di garanzia Pmi per 900 milioni; rifinanziamento con 100 milioni della “Nuova Sabatini”, sezione speciale del Fondo rotativo imprese della Cassa depositi e prestiti. Contemporaneamente, si stima un intervento da 2 miliardi fino al 2020 per rafforzare il credito d’imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo elevando il limite di credito massimo per beneficiario (da 5 milioni a 10 o addirittura 20 milioni) e adottando un’aliquota unica al 50% per la spesa incrementale e un premio sulla quota volumetrica.
►Investimenti per il venture capital – Dovrebbero ammontare a 1,5 miliardi di euro. In questo caso, circa 270 milioni dovranno servire ad attivare fondi di investimento dedicati all’industrializzazione, un Fondo dedicato a startup Industria 4.0, detrazioni fiscali fino al 30% per investimenti fino a 1 milione in startup e Pmi innovative, assorbimento da parte di società “sponsor” delle perdite di startup per i primi 4 anni.
►Banda ultralarga – Nel 2020 – questo il target – almeno la metà delle imprese italiane dovrà essere servita da reti a 100 mega e tutte quante dovranno potere contare almeno su 30 mega. Il piano sull’ultrabroadband prevede 6,7 miliardi tra fondi nazionali ed europei. Il nodo ora è farlo decollare anche in quelle zone del Paese che si trovano a cavallo tra quelle a “fallimento di mercato” dove lo Stato sta investendo 3 miliardi e quelle in condizione di concorrenza, le aree “nere” dove ci sono già i privati in campo. Ci sono poi le zone “grigie”, dove in gebere opera un solo operatore, ma cruciali per l’attuazione del piano perché lì sono presenti il 69% delle imprese: il govreno prevede un investimento pubblico di 3,7 miliardi che dovrebbe mobilitare anche risorse private con una serie di misure che al momento sono in attesa di approvazione da parte della Commissione Ue. Sul tavolo i voucher per l’attivazione dei servizi di connettività, defiscalizzazioni sugli investimenti, accesso agevolato al credito, assegnazione ai privati della proprietà dell’infrastruttura. La bozza prevede infine iniziative per la cybersecurity – dal recepimento della direttiva Nis sulla sicurezza delle reti alla formazione sui rischi cibernetici – e per la diffusione di standard comuni.
►Competenze e ricerca – Si punta innanzitutto a diffondere la cultura della manifattura intelligente già tra i banchi di scuola raggiungendo 8 milioni di studenti della primaria e secondaria attraverso il piano nazionale sulla scuola digitale appena lanciato e altri 250mila studenti delle superiori attraverso l’alternanza scuola lavoro. Il piano prevede inoltre di stanziare 70 milioni aggiuntivi per sviluppare nuovi corsi universitari 4.0 e master sugli stessi temi per arrivare a formare 200mila studenti e 3mila futuri manager. Al vaglio anche l’ampliamento dell’offerta formativa ad alta specializzazione tecnologica raddoppiando il numero di studenti degli Its (gli istituti tecnici superiori) che gravitano nei settori di industria 4.0. Focus anche sul dialogo tra mondo della ricerca e imprese: da qui il finanziamento a 900 dottorati di ricerca specializzati, il potenziamento del cluster nazionale fabbrica intelligente e la creazione soprattutto di “competence center” legati a poli universitari di eccellenza – i poltitecnici di Milano, Torino e Bari, l’università di Bologna e il Sant’Anna di Pisa – a cui affidare il compito di fare formazione e sperimentare con le imprese le nuove tecnologie 4.0. Per irrobustire questi poli d’eccellenza potrebbe essere prevista una dote di 100 milioni.