Il piano Industria 4.0 finisce al centro di una querelle tra il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e l’economista Mariana Mazzucato.
In un’intervista ad EconomyUp del 9 novembre scorso, la docente di Economia dell’Innovazione allo Spru (Science and Technology Policy Research Centre) dell’University of Sussex nel Regno Unito aveva parlato, tra l’altro, del piano messo a punto dal governo per favorire le imprese nell’adeguamento alla quarta rivoluzione industriale, sostenendo che gli investimenti ammonterebbero a “pochi pennies”, pochi spiccioli. Non si è fatta attendere la replica su Twitter del ministro Calenda, che ha rivendicato in tutto 34,4 miliardi di investimenti nell’arco di 3 anni, dal 2017 al 2019, più 4 miliardi derivanti dal taglio dell’Ires. Ma la Mazzucato ha replicato a EconomyUp: “In Italia si parla solo di incentivi fiscali, ma questo crea una relazione parassitaria tra imprese e governo”. Il dibattito su Twitter è proseguito e si è concluso con il ministro che si è detto “aperto a nuove proposte”.
Vediamo come si è animato il botta e risposta partendo innanzitutto dalla definizione di Industria 4.0
►Cos’è l’Industria 4.0 – L’industria 4.0 scaturisce dalla quarta rivoluzione industriale. Non esiste ancora una definizione esauriente del fenomeno, ma in estrema sintesi alcuni analisti tendono a descriverla come un processo che porterà alla produzione industriale del tutto automatizzata e interconnessa. Secondo un recente rapporto della multinazionale di consulenza McKinsey le nuove tecnologie digitali avranno un impatto profondo nell’ambito di quattro direttrici di sviluppo: la prima riguarda l’utilizzo dei dati, la potenza di calcolo e la connettività, e si declina in big data, open data, Internet of Things, machine-to-machine e cloud computing per la centralizzazione delle informazioni e la loro conservazione. La seconda è quella degli analytics: una volta raccolti i dati, bisogna ricavarne valore. La terza direttrice di sviluppo è l’interazione tra uomo e macchina, che coinvolge le interfacce “touch”, sempre più diffuse, e la realtà aumentata. Infine c’è tutto il settore che si occupa del passaggio dal digitale al “reale” e che comprende la manifattura additiva, la stampa 3D, la robotica, le comunicazioni, le interazioni machine-to-machine e le nuove tecnologie per immagazzinare e utilizzare l’energia in modo mirato, razionalizzando i costi e ottimizzando le prestazioni.
►Il piano del governo italiano – Il governo Renzi ha presentato il 21 settembre scorso il piano per l’Industria 4.0. Contiene provvedimenti per mobilitare investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, per progetti early stage, per la formazione specialistica su questi temi, più alcune detrazioni, agevolazioni e incentivi per startup, pmi innovative e venture capital. Al piano, lungamente atteso, hanno lavorato sei ministeri (con Mise e Miur che stanno svolgendo un ruolo centrale), la presidenza del Consiglio e sono state ascoltate le parti sociali. Il documento dovrà però essere elaborato ulteriormente per poi essere, nella sua stesura finale, approvato e inserito nella Legge di Stabilità entro la fine dell’anno.
►Chi è Mazzucato e cosa ha detto di Industria 4.0 – Mariana Mazzucato (ecco una breve bio), nel libro Lo Stato innovatore uscito in Italia nel 2014, ha smontato il mito che l’impresa privata sia la sola forza innovativa e lo Stato sia invece una forza inerziale, troppo pesante per fungere da motore dinamico dell’economia. L’economista ha sempre sottolineato che, nelle economie più avanzate, è lo Stato a farsi carico del rischio d’investimento iniziale all’origine delle nuove tecnologie, facendo l’esempio della Silicon Valley, che è potuta nascere proprio grazie agli investimenti statali (quasi tutta la ricerca scientifica alla base di iPod, iPhone e Ipad è stata realizzata in Europa e negli Usa da scienziati e ingegneri che usufruivano di fondi pubblici). Parlando del piano Industria 4.0, Mazzucato ha detto a EconomyUp: “Tutti in questo momento stanno parlando di Industria 4.0 e quarta rivoluzione industriale. Il problema è cosa c’è veramente dietro. Per il piano sulla Buona Scuola l’investimento netto non è cresciuto di un euro, ma il governo si è semplicemente limitato a spostare un po’ di soldi da una parte all’altra. Io spero e mi auguro che non si faccia lo stesso con il Piano Industria 4.0 e che l’investimento netto del pubblico sia realmente in grado di far crescere quello privato. Per adesso le cifre che sto sentendo sono pennies, cioè pochissimi soldi. Però Renzi ha ragione e sarebbe bellissimo se, invece di parlare solo del terremoto, andasse alla Ue dicendo: “Per fare il nostro Piano Industria 4.0, per avere un Rinascimento innovativo in Italia, bisogna poter spendere, e con queste limitazioni imposte dal Patto di Stabilità europeo non ci riusciamo”.
Il ministro Carlo Calenda ha risposto su Twitter usando l’hashtag #pennies:
Pronta la replica di Mazzucato, che ha allegato un suo testo sulla strategia industriale dei governi preparato per il governo britannico (qui il documento):
Calenda ha risposto presentando lo schema dettagliata degli investimenti previsti dal Piano:
Contattata da EconomyUp, la docente ha rafforzato il concetto: “In Italia – ha detto – si parla solo di incentivi fiscali. Ho scritto molto sulla loro inutilità. Affidandosi soltanto a questo tipo di incentivi, l’Italia crea una relazione parassitaria tra imprese e governo. Si deve investire”.
Toni più conciliatori nell’ultimo (almeno per ora) tweet di Carlo Calenda:
Se ne deduce che la polemica innescata dall’economista potrebbe aver portato frutti e che il piano Industria 4.0 potrebbe usufruire del futuro contribuito di una delle economiste più note a livello internazionale. Sempre se lei lo vorrà.