Lunedì 15 giugno Vittorio Colao ha presentato a Villa Pamphili, durante gli Stati Generali voluti dal premier Giuseppe Conte, il Rapporto redatto dalla sua Commissione e il Governo ha pubblicato un primo indice di nove punti di programma articolati su 55 azioni. Carlo Mochi Simondi, presidente di FPA, che ha letto e analizzato nel dettaglio il piano Colao, in questo intervento mette a confronto i due documenti, con un focus su imprese e innovazione e un’attenzione che oltre l’attuale situazione di emergenza, perché qui è in gioco il futuro del Paese. “Le imprese come bene comune: misure e incentivi per orientare la capacità innovativa del Paese” è il titolo del convegno in programma FORUM PA 2020 il 7 luglio alle 11.15, a cui parteciperanno tra gli altri Francesca Bria, Presidente del Fondo nazionale Innovazione, Giampaolo Manzella, Sottosegretario al MISE, Massimo Sabatin,i Direttore dell’Agenzia per la coesione territoriale, Andrea Rangone, Presidente di Digital360, Alex Giordano, Università di Napoli, coordinati da Maria Ludovica Agrò.
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Vittorio Colao ha presentato il Rapporto redatto dalla sua Commissione mentre il Governo rendeva pubblico un primo indice di nove punti di programma articolati su 55 azioni. Credo sia quindi utile, in questo momento in cui siamo in una fase nascente dei programmi per la ripresa, mettere a confronto i due documenti su un tema chiave per la nostra economia: l’innovazione nelle nostre imprese, specie medio-piccole, e l’incentivo alle startup innovative.
Partiamo quindi da una delle tesi fondanti del Rapporto Colao, che vedremo fortemente ripresa anche dallo schema di programma di Governo, di cui, mentre scrivo, conosciamo poco più che l’indice. Dice il rapporto (neretto mio):
L’Italia sarà più reattiva e competitiva se saprà porre le premesse per il successo delle sue imprese, rafforzandone la capitalizzazione e aumentandone la dimensione media e la produttività, creando lavoro di qualità e adeguatamente remunerato – a partire dai giovani – e favorendo gli investimenti e lo sviluppo di competenze all’insegna dell’innovazione di prodotto e di processo.
Imprese e innovazione, le azioni proposte dal Piano Colao
Questa netta presa di posizione si articola poi in proposte concrete di grande impatto potenziale. Vediamone solo alcune importanti. Più azioni sono tese a favorire la capitalizzazione delle imprese, specie le PMI. In questo senso vanno le azioni nella scheda 4 che prevedono tra l’altro:
- Incentivi alla capitalizzazione delle imprese per gli aumenti di capitale, rendendo l’ACE[1] più attrattiva, introducendo una SuperACE (1) per le imprese che investono in tecnologia green e semplificandone la deliberazione.
- Semplificando le procedure di aumento di capitale riducendo i tempi e i costi delle procedure.
- Favorendo una strutturale riallocazione del risparmio verso PMI/società non quotate, tramite, per un periodo definito, nuove agevolazioni fiscali per le persone fisiche che sottoscrivono OICR che investono prevalentemente in società non quotate e modifiche normative necessarie ad ampliare la platea di potenziali sottoscrittori.
L’innovazione necessaria del procurement pubblico di tecnologie
Un altro tema importante è quello che riguarda il procurement pubblico di tecnologie che è contenuto nella scheda 67. Si tratta qui di una vera innovazione tesa a Trasformare le modalità di acquisto dei servizi ICT della PA, attraverso una nuova un’unità dedicata di procurement di servizi ICT e lo sviluppo di processi ad-hoc di procurement per prodotti e servizi digitali. In questo contesto si prevede di incrementare la competizione e favorire la formazione di un ecosistema di innovazione nazionale, includendo Start-up/PMI innovative nel parco fornitori (ad esempio dedicando una quota fissa del budget ICT verso servizi innovativi e di ricerca).
Un’altra azione importante prevista dal Rapporto Colao che riguarda le startup è nella scheda 12 che si propone di rafforzare le misure di sostegno alle start-up e PMI innovative con incremento delle agevolazioni fiscali per l’investimento da parte di individui, società e fondi specialistici (detassazione proventi e aumento dell’ammontare di detrazione e deduzione) e con l’aumento di massimali previsti per gli investimenti annui.
Progettare il rilancio, che cosa prevede il manifesto del Governo
Se quindi il Rapporto Colao tiene in massima considerazione l’innovazione delle PMI e il rafforzamento del sistema produttivo, anche il documento di Governo “Progettare il rilancio”, seppure ancora solo schematico e presentato in una sorta di manifesto a Villa Pamphili, si pone l’obiettivo di “Un tessuto economico più competitivo e resiliente”. Questo obiettivo è articolato in azioni chiave che saranno certamente ulteriormente dettagliate nel Piano vero e proprio di prossima uscita. Vediamole:
- Innovazione delle imprese con il rilancio e il potenziamento del piano “Transizione 4.0” e la promozione di una community del venture capital e l’incentivo per grandi progetti di automazione, intelligenza artificiale, blockcain e transizione green dei sistemi produttivi.
- Ricapitalizzazione e aggregazione delle imprese
- Sostegno all’export
- Attrazione di investimenti attraverso l’incentivo al reshoring e il rafforzamento dell’attrattività delle ZES (Zone Economiche speciali)
- Sostegno alle transizioni occupazionali semplificando tutto il sistema degli ammortizzatori sociali
- Miglioramento della qualità del lavoro.
Possiamo quindi constatare una certa convergenza tra i due documenti, pur nel loro diverso grado di maturità e di approfondimento.
In questi anni abbiamo visto susseguirsi molti piani per il rafforzamento del nostro sistema produttivo che, come evidenzia anche il recentissimo Indice DESI della Commissione Europea, mette l’Italia tra gli ultimi posti in Europa per capacità di integrare digitale e innovazione nel business. Non tutti sono stati perseguiti con sufficiente costanza per poterne giudicare i risultati, che sono stati comunque scarsi.
Il nostro auspicio è che il piano definitivo del Governo tenga conto delle proposte della Commissione Colao, ma che comunque intraprenda politiche di ampio respiro che richiedono una coerenza politica di fondo e una grande tenacia. Se un sistema produttivo come quello italiano, che pure vanta gloriose tradizioni, nei decenni passati ha accumulato importanti ritardi nell’innovazione, pur con le dovute eccellenti eccezioni, non possiamo sperare che questo stato di cose possa essere ribaltato in pochi mesi. Si tratta di politiche che devono vedere risultati anche immediati, ma che hanno bisogno per cambiare effettivamente le cose, di un periodo di qualche anno che non può avere sul collo la spada di Damocle di stop and go derivati da cambi di Governo. Perché innovare le nostre imprese e con esse il lavoro non è un obiettivo di destra o di sinistra, ma un obbligo politico e morale verso i nostri figli.
- L’ACE è una deduzione, dal reddito imponibile netto, di un importo che corrisponde al rendimento figurativo degli incrementi di capitale proprio realizzati a partire dal 2011. L’idea alla base di questa agevolazione è quella di equilibrare il trattamento tra imprese che si finanziano con debito (prestiti) e imprese che si finanziano con capitale proprio. Infatti consiste in una riduzione della tassazione, commisurata al nuovo capitale conferito nell’impresa. ↑