Si può fare lanciando un concorso per idee innovative, stringendo accordi di collaborazione, organizzando un premio, aprendo un think tank interno o facendo shopping tra le realtà più interessanti: sono alcuni degli strumenti in mano alle aziende per realizzare l’Open Innovation, modello di innovazione in base al quale, per creare più valore e competere sul mercato, le imprese possono ricorrere a spunti, idee, progetti e competenze che arrivano dall’esterno, in particolare da startup, università, istituti di ricerca, fornitori, inventori, programmatori o consulenti.
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Il termine è stato coniato nel 2003 dall’economista americano Henry Chesbrough, il processo è iniziato ormai da anni e appare inarrestabile. Le aziende, o almeno una parte di esse, hanno capito da tempo che, per sopravvivere, devono innovare e innovarsi, e che questo spesso non è possibile se si ricorre soltanto a risorse interne.
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Sono varie le strade da percorrere verso l’innovazione aperta. Ogni società sceglie quella (o quelle) che ritiene più efficace e più conforme alla propria missione e al proprio modello di business. Vediamo alcuni esempi di come un’impresa può concretamente effettuare azioni di open innovation.
1. ATTRAVERSO CALL FOR IDEAS
Sono numerose le aziende che vanno a caccia di idee innovative tra le startup (e non solo) utilizzando lo strumento della call for ideas, ovvero un concorso di idee solitamente rivolto a persone o imprese attive in specifici settori di mercato. Un esempio è quello di #StartUPinitiative, il programma di accelerazione internazionale di Intesa Sanpaolo per selezionare le più promettenti startup high-tech. Cisco e Intesa Sanpaolo hanno lanciato il bando, scaduto il 30 luglio, per individuare realtà dell’Industria 4.0 e dell’Internet delle Cose. Queste realtà devono essere in cerca di investimenti dal valore compreso tra i 200mila e i 5 milioni di euro.
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Un altro esempio è il periodico concorso di idee per startup organizzato da BNP Paribas Cardif: Open-F@bCall4ideas. La nuova edizione è dedicata alla Preventive Insurance. Il contest internazionale è promosso da BNP Paribas Cardif in collaborazione con InsuranceUp.it, che da quest’anno vede anche la partnership di OpenUp, la piattaforma digitale sviluppata da BnP Paribas . Con la quarta edizione di Open-F@b Call4Ideas, giungono a 400mila gli investimenti programmati in quattro anni, distribuiti tra i vari vincitori che avranno adesso anche l’opportunità di presentare il proprio progetto a C Entrepreneurs Fund, il fondo di venture capital di Bnp Paribas Cardif. Il 23 ottobre è l’ultimo giorno disponibile per partecipare alla call, per iscriversi è sufficiente cliccare a questo link .
Open-F@bCall4ideas 2017, Cardif alla ricerca di startup per la Preventive Insurance
2. ATTRAVERSO PARTNERSHIP
Stamplay è stata la prima startup italiana a partecipare allo Spark Innovation Fund, il Fondo da 150 milioni di dollari costituito da Cisco a marzo 2016 per incentivare l’innovazione all’interno della comunità degli sviluppatori di Cisco, consentendo loro l’accesso al capitale dell’azienda e ai suoi clienti, oltre che ai tools dedicati ai developer. Stamplay è una piattaforma di sviluppo che non richiede elevate competenze di programmazione e permette di combinare insieme le varie API (Application programming interface, interfaccia di programmazione di un’applicazione) senza necessità di ricorrere a uno sviluppatore. La partnership è partita nell’estate 2016. L’accordo economico tra Stamplay e Cisco, siglato attraverso un contratto di collaborazione, mira a coprire costi di sviluppo per la collaborazione e al contempo apre alla società italiana un importante canale di comunicazione che le dà visibilità e la mette in contatto con persone all’interno dell’azienda, generando opportunità di networking.
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Un’altra azienda che punta molto sulle collaborazioni con le startup è Enel. Nel 2016 ha incontrato 1550 startup e ha avviato 80 progetti di collaborazione in molti dei 30 Paesi in cui la società è presente.
♦ ATTRAVERSO UN PREMIO
Ferdinando Businaro, presidente del gruppo italo-svizzero Santex RiMar, uno dei leader mondiali nel mercato della produzione di macchine per l’industria tessile, ha messo in pratica l’“innovazione aperta” assumendo uno startupper, Paolo Franceschetti, già vincitore del Premio Gaetano Marzotto e mettendolo in relazione con gli ingegneri meccanici della sua azienda. L’incontro tra l’aspirante imprenditore e Businaro, che è genero di Giannino Marzotto e amministratore delegato di Associazione Progetto Marzotto, è avvenuto in occasione del Premio. Franceschetti ha vinto i 250mila euro in palio nell’edizione 2012 con la sua Solwa, startup di cui è amministratore delegato, ideatrice di un metodo per la desalinizzazione e potabilizzazione dell’acqua basato esclusivamente sull’utilizzo di energie rinnovabili. Con i finanziamenti conquistati, Paolo, che è ingegnere ambientale, ha deciso di continuare il suo programma di ricerca. Poi i soldi sono finiti e Franceschetti è tornato dagli organizzatori del Marzotto. A quel punto è scattata l’operazione open innovation. Santex RiMar ha deciso di prendere il controllo dell’80% di Solwa attraverso un aumento di capitale e ha messo Franceschetti a capo di un nuovo progetto industriale con il compito di portarvi le sue conoscenze di ricercatore e di interagire con le università per intercettare proposte innovative.
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♦ CREANDO HUB INTERNI
“L’open innovation in EY l’abbiamo fatta – spiega Andrea Paliani, Mediterrean Advisory Services Leader, EY – insegnando ai nostri ragazzi a co-innovare con i clienti e collegandoci con politecnici, startup, pmi innovative e grandi aziende per sviluppare prodotti e servizi. Ma abbiamo fatto innovazione aperta anche al nostro interno, lavorando insieme nelle varie società del gruppo e con varie competenze e mettendo insieme soluzioni multidisciplinari”.
Un altro caso di open innovation con base all’interno dell’azienda è quello di Saipem. La società specializzata in infrastrutture per l’industria petrolifera ha aperto un laboratorio (fisico e virtuale) nella sede di San Donato Milanese: gli innovatori selezionati in azienda elaborano progetti su specifici temi. Sono previste collaborazioni con università e startup.
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Un ulteriore esempio è quello di Dompé, che ha creato un nuovo dipartimento di open innovation all’interno dell’area ricerca e sviluppo, area sulla quale ogni anno viene già investito il 15% del fatturato (che è di circa 250milioni). Obiettivo: mettere a sistema le relazioni esistenti con circa 200 centri di ricerca nel mondo. È il primo step verso un percorso di open innovation intrapreso da questa grande azienda.
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♦ ATTRAVERSO ACQUISIZIONI
Il modello di open innovation di Zucchetti è l’hub aeroportuale. Il Gruppo lombardo di soluzioni software e hardware sta effettuando da tempo acquisizioni di altre realtà imprenditoriali, almeno 14 nel 2016, eppure il suo motto è: “Non compriamo startup, ma acceleriamo imprese”. “I due terzi del nostro business vengono dalle realtà imprenditoriali acquisite” dice Antonio Grioli, presidente del Comitato direttivo di Zucchetti, spiegando la sua strategia di open innovation basata sulle acquisizioni: “Devono essere aziende già avviate e strutturate, devono avere una forte tensione alla crescita e grande attenzione al cliente e devono essere aziende di prodotto, così da poter allargare il catalogo del Gruppo”. E sottolinea: “Quando acquisiamo aziende cerchiamo di acquisire best practice”.
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