Di Carlo Acutis hanno parlato in molti in queste settimane. Il via lo ha dato la straordinaria intervista a sua mamma, pubblicata il 4 settembre sul Corriere della sera
Ne hanno parlato in molti perché questo sabato, il 10 ottobre, Carlo sarà proclamato beato ad Assisi. Ne parlo anch’io perché questo ragazzo – morto di leucemia fulminante il 12 ottobre 2006, a soli 15 anni – aveva un grandissimo talento informatico ed era innamorato di Gesù (sì, è ancora possibile accadano queste cose in Italia nel terzo millennio). Due doti innate e imprevedibili, come racconta sua mamma nell’intervista a Stefano Lorenzetto.
Sicuramente la sua vita è stata davvero all’insegna della tecnologia solidale. Era un genio dell’informatica che faceva un sacco di opere (materiali e immateriali) a favore degli ultimi, perché era solidamente ancorato in Gesù.
Se Carlo fosse ancora fisicamente qui, forse ci direbbe che la pandemia ci sta ricordando che
la vita è nostra ma non ne siamo i padroni.Di questi tempi, ciò comporta per tutti un di più di responsabilità, soprattutto per coloro che hanno ruoli nella politica, nei media, nell’impresa.
Per ripartire con il nostro appuntamento settimanale, credo non ci potesse essere un modo migliore, guardando in alto. D’altronde, se è vero che in questo anno
abbiamo imparato di nuovo a camminare, bisogna farlo avendo una meta. Perché, come dice il poeta, “cammina l’uomo quando sa bene dove andare”.