Per l’innovazione delle aziende cooperazione e contaminazione sono ingredienti fondamentali, ma non facili da governare. Un aiuto viene certamente dal crowdsourcing, un sistema che permette di “connettere i puntini” e attingere alla conoscenza collettiva, a know-how, idee e tecnologie esterni all’azienda.
Il crowdsourcing (da crowd, folla, e sourcing, approvvigionamento) è il principio su cui si fonda l’Open Innovation e descrive l’approccio in base al quale un’intera community di persone prende parte attiva ai processi di innovazione di un’azienda, permettendo a quest’ultima di accedere a informazioni e conoscenze diffuse tra molti utenti o attori.
“Oggi i perimetri di innovazione si ampliano per facilitare sempre più l’aggregazione di idee e persone e favorire la contaminazione”, sottolinea Andrea Solimene, co-founder e CEO di Seedble.
Il valore del crowdsourcing come strumento di innovazione
Coniato nel 2006 da Jeff Howe, professore di Giornalismo alla Northeastern University e Redattore di Wired, il termine crowdsourcing indica “l’atto di un’impresa o di un’istituzione che considera una attività o funzione precedentemente eseguita dai dipendenti interni e la esternalizza in una rete non definita (e generalmente grande) di persone in forma di una chiamata aperta. Questo atto può assumere la forma di produzione di pari livello (“peer-production”, quando il lavoro viene eseguito in collaborazione), ma è anche spesso intrapreso da singoli individui (esperti o novizi). Il prerequisito cruciale è l’uso della chiamata aperta e della grande rete di potenziali sforzi”.
Si tratta, quindi, di un modello che abbraccia appieno il concetto di co-innovazione e abilita la contaminazione delle idee, portando nuovi stimoli, know-how e prospettive nel processo innovativo delle aziende. “Ci sono tanti modi per fare innovazione”, spiega Solimene. “Bisogna però comprendere che l’innovazione non è qualcosa stand alone che ha un inizio e una fine”.
I driver di un’innovazione efficace: apprendimento e community
Un percorso efficace di innovazione, e specialmente di open innovation, segue solitamente due principali direttrici : l’apprendimento e la community.
L’apprendimento nasce dalla necessità di definire i perimetri dell’innovazione, stabilendo chiaramente dove e come innovare in azienda. La fase di apprendimento non è sempre facile per le aziende, che spesso mancano delle competenze interne necessarie a indirizzare correttamente l’innovazione oppure non sono riuscite a sviluppare una cultura interna basata su curiosità e apertura mentale verso nuovi stimoli e idee.
Per quanto riguarda la community, in un contesto di crowdsourcing questa può essere definita come la “linfa vitale da cui attingere know how, idee, competenze ed esperienze per progettare, creare e diffondere innovazione”, dice Solimene. Costruire e gestire una community non è facile e richiede tempo, effort e team dedicati.
Per venire incontro alle aziende nelle esigenze di apprendimento e di sfruttamento del potenziale innovativo delle community, Seedble ha ideato e implementato blendX, una piattaforma di Open Innovation basata su meccanismi di crowdsourcing intelligente. Clicca qui per scoprire la piattaforma blendX
Fare crowdsourcing intelligente: la piattaforma blendX di Seedble
Sfruttando l’intelligenza artificiale, blendX offre un servizio di matching tra domanda e offerta di innovazione, ovvero tra gli specifici bisogni delle aziende e le potenziali soluzioni offerte da startup, tech company, professionisti, esperti o innovatori che compongono la community che popola la piattaforma.
Una volta registrate in piattaforma, le aziende possono attivare uno dei tanti strumenti pensati appositamente per facilitare lo scouting di soluzioni innovative, avviare progetti di co-innovazione o fare recruiting di talenti con profili e mindset specifici:
- sin da subito, le aziende possono navigare tra le soluzioni e tecnologie innovative proposte dalla community, mettendosi in contatto diretto con la persona o il team di innovatori che ha sviluppato l’idea di interesse;
- se le soluzioni già inserite in blendX dalla community non rispondono al proprio specifico need di innovazione, l’azienda può sfidare gli innovatori a sviluppare un’idea ad hoc, aprendo una challenge, lanciando una call4ideas oppure organizzando un hackathon, contando sul costante supporto del team blendX per la configurazione di tali eventi in piattaforma.
Aziende come EY e Venchi si sono già affidate a blendX per fare Open Innovation in maniera semplice ed efficace.
“Il valore aggiunto di blendX consiste nel fatto che, grazie alla tecnologia che ha alla sua base, la piattaforma riesce a guidare le aziende verso la selezione della soluzione innovativa più adatta alle proprie necessità, identificandola nell’ambito di un più ampio set di soluzioni alternative disponibili” spiega Alessio Colabuono, Innovation Advisor e responsabile del progetto in Seedble. “Così facendo, blendX connette e accorcia le distanze – sia fisiche che temporali – tra le corporate e l’ecosistema di innovazione con cui innescare dinamiche di open innovation, abbattendo i costi e le tempistiche dello sviluppo dell’innovazione in azienda.”
Non solo: la piattaforma funge, oltre che da connettore tra diversi attori, anche da “filtro”: questo significa che da una parte permette alle aziende di cercare fin da subito tra proposte in linea con i suoi obiettivi di innovazione e di sviluppo – semplificando e accorciando l’intero processo di scouting – e, dall’altra, alle startup di proporre le proprie idee solo a interlocutori realmente interessati. Insomma “ un sistema win-win che incarna il vero valore della co-innovazione”, conclude Solimene.