L'ANALISI

Il caso OpenAI-Sam Altman un mese dopo, il valore del capitale relazionale

Il 17 novembre Sam Altman veniva “licenziato” per essere richiamato cinque giorni dopo. Le relazioni tra gli attori del caso, la diversità di vedute, il disallineamento sui principi, gli interessi economici, la capacità di Alman di fare storytelling. È stato un caso di gestione del capitale relazionale. Ecco che cos’è

Pubblicato il 15 Dic 2023

Sam Altman, founder e CEO di OpenAI

Il caso più dibattuto nelle cronache finanziarie globali in questo ultimo scorcio di 2023 è stato senza dubbio il caso OpenAI-Sam Altman, che ha visto coinvolto (e sconvolto) il vertice della società basata in Silicon Valley che ha creato la ormai dilagante AI conosciuta come Chat GPT. Non ha senso entrare nei dettagli dei singoli passaggi della vicenda, consumatasi in una manciata di giorni tra il 17 e il 22 novembre (sono disponibili articoli meravigliosi al proposito, tipo quello di Matt Binder su Mashable): qui mi piacerebbe evidenziare il ruolo che il capitale relazionale ha avuto nella storia.

Il ruolo del capitale relazionale nel caso OpenAI Sam Altman

Ci sono stati tanti attori che hanno animato questa avvincente saga: ovviamente Sam Altman, il CEO del primo azionista Microsoft Satya Nadella, Greg Brockman (altro cofounder di OpenAI, anche lui uscito/ rientrato), Emmett Shear (l’ex Twitch che potrà vantare, forse, l’ad interim CEO più breve della storia), la CTO Mira Murati, i dipendenti della società – che si sono rivoltati, a sostegno di Altman – il Board (con il valzer tra chi è uscito e chi è entrato), gli investitori e tanti altri.

Le relazioni tra tutti questi individui, la diversità di vedute sul futuro della società, l’allineamento e il disallineamento sui principi di fondo, gli interessi economici, la capacità di Altman di fare storytelling (il Financial Times ha scritto un pezzo magistrale su questo suo “super potere”): tutto si è sintetizzato nell’utilizzo strategico del cosiddetto capitale relazionale.

Che cosa è esattamente il capitale relazionale?

Il capitale relazionale è l’insieme dei legami sociali che interconnettono le persone e le organizzazioni e che producono vantaggi individuali e collettivi, rendendolo a tutti gli effetti una forma di capitale (alla stessa stregua del capitale finanziario e di quello tecnologico): come tale deve essere inteso e approcciato nell’utilizzo, evidentemente, in quanto ne conserva le medesime proprietà. In una contemporanea e moderna interpretazione delle organizzazioni economiche, una tipologia di capitale non può prescindere dalla presenza delle altre due, essendo strettamente collegate e reciprocamente alimentanti.

Il caso di OpenAI – Sam Altman dimostra ampiamente quanto sopra velocemente riportato dal punto di vista teorico, con le frizioni nel board (apparentemente) nate dalle direzioni divergenti che si volevano dare all’intelligenza artificiale proprietaria (il capitale tecnologico), propagatesi poi in uno scontro aspro e frontale, nel cui esito un peso rilevante è stato assunto dalle decisioni e dalle pressioni esercitate dall’investitore “forte” di Redmond (rappresentativo del capitale finanziario) e dove, lungo l’intera vicenda, il capitale relazionale degli e tra gli individui ha agito da link in maniera plastica.

Ognuno, presumibilmente, ha lavorato sugli altri protagonisti sia ad un livello visibile (es. le ripetute dichiarazioni via X) che ad uno meno visibile (es. tramite la moral suasion di Nadella), sia internamente (vedasi la reazione compatta di una larga fetta dei dipendenti, pronta a mollare tutto e seguire il proprio “messia” Altman) che esternamente (Bloomberg, per esempio, ha riportato come anche gli altri investitori di OpenAI avrebbero spinto per il reintegro di Altman)

Ovviamente, come mi ha fatto notare qualcuno in maniera molto intelligente, non saranno, verosimilmente, mancate pressioni, per esempio sui dipendenti da parte di quelli con maggiore seniority che semmai non volevano veder diminuire il valore delle proprie azioni a seguito della battaglia nel Board (anche qui, X ha offerto svariate testimonianze, sempre da prendere con il beneficio del dubbio).

Le dinamiche relazionali negli ambienti di lavoro

Deriva da quest’ultima considerazione, la riflessione di quanto l’ambiente lavorativo possa essere affetto da dinamiche relazionali (a loro volta, come già scritto, guidate da interessi relativi al capitale finanziario o tecnologico).

Nella storia, la stampa, specializzata e non, ha fatto da immancabile corollario, essendo stakeholder sempre presente quando si tratta di amplificare messaggi e notizie, di volta in volta a favore o sfavore di uno o dell’altro dei contendenti in gioco.

Da addetto al settore e appassionato delle grandi saghe finanziarie, è stato davvero interessante leggere un flusso continuo di informazioni e pezzi che raccontavano, quasi a mo’ di cronaca sportiva, l’evento stesso. Questo è un altro punto che val la pena sottolineare: i mezzi di comunicazione oggi disponibili rendono osservabili certe dinamiche real time (immaginiamo cosa accade quando le società di turno sono quotate, con impatti finanziari – anche rilevanti sul valore di borsa e sulla conseguente possibilità di arricchire o impoverire istantaneamente numerosi individui – e legali). Nel passato, per raccontare certe storie, c’era bisogno di molto più tempo.

Il caso Open AI – Sam Altman e le grandi saghe aziendali

Il caso OpenAI, in certi momenti, mi ha quasi ricordato la eco epica di grandi battaglie ai vertici della corporate globale, dove l’esempio meglio raccontato, ad oggi, resta ancora, secondo me, il bellissimo libro “Barbarians at the gate: The fall of RJR Nabisco” di Burrough e Helyar, che racconta proprio della battaglia per il controllo di RJR Nabisco nell’autunno del 1988 e che divenne la più grande e drammatica acquisizione aziendale nella storia americana.

In quel caso, il cuore della battaglia durò circa due mesi, con colpi alti e bassi tra tutti i soggetti in gioco e la stampa specializzata a raccontarla in presa diretta: ecco, il caso OpenAI, in un frangente temporale molto più contenuto, attraverso media variegati e con una drammaticità a tratti paragonabile, mi ha certamente riportato alla mente quel caso. Di casi del genere, ce ne sono sempre stati e sempre ce ne saranno: ciò che cambierà, sarà la possibilità di leggerli e analizzarli. Sono convinto che, di conseguenza, emergerà in maniera sempre più netta e potente il ruolo del capitale relazionale e il suo collegamento viscerale con il capitale finanziario e quello tecnologico.

La gestione strategica del capitale relazionale

Occorrerà sempre più, quindi, per le organizzazioni moderne, dotarsi di una comprensione e di un approccio strategico anche nell’uso del capitale relazionale. Io e Federico Frattini, Dean della Polimi Graduate School of Management, nel nostro recente libro “Innovationship – L’innovazione guidata dal capitale relazionale” per Egea, abbiamo proposto un modello di gestione strategica basato su quattro attività: (i) definizione di obiettivi e target di sviluppo del capitale relazionale stesso; (ii) analisi del contesto e la pianificazione delle linee di azione; (iii) allocazione delle risorse per implementare tali linee di azione; (iv) monitoraggio e la valutazione dei risultati ottenuti.

Per Sam Altman i risultati ottenuti sono visibili a tutti, così come per Nadella o per gli sconfitti. Per tutti gli altri, val la pena iniziare a riflettere concretamente su certe dinamiche e sulla centralità delle relazioni, formandosi, facendosi supportare e, semmai, iniziando a recuperare la lettura di testi come il su citato “Barbarians at the gate”. La storia si ripete. Sempre.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Benedetto Buono
Benedetto Buono

Founding partner di Buono & Partners e Direttore del Professional Program in Business Networking della POLIMI Graduate School of Management.

Articoli correlati