Lenovo Group ha annunciato a maggio i risultati dell’intero esercizio 2022-2023, riportando un fatturato globale pari a 62 miliardi di dollari e un utile netto di 1,6 miliardi di dollari. Seppure con una redditività rimasta stabile, e un margine lordo e un margine operativo entrambi ai livelli più alti da 18 anni, fatturato e ricavi hanno subito una flessione. Il fatturato del 2021-2022 era superiore ai 71 miliardi e i ricavi sopra i 2 miliardi. Risultati influenzati dalla debolezza del mercato dei dispositivi, mentre i ricavi delle attività diverse dai PC hanno raggiunto il loro massimo nell’anno fiscale considerato. Divisioni quali Solutions and Services Group (SSG) e Infrastructure Solutions Group (ISG), in particolare, hanno fatto registrare una crescita dei ricavi del 22% e del 37% su base annua. Per commentare questi risultati, abbiamo interpellato Emanuele Baldi, Executive Director Italy di Lenovo , e Alessandro De Bartolo, Country General Manager ISG Italy di Lenovo.
I risultati finanziari del Gruppo fanno emergere uno spostamento dell’offerta di Lenovo dai device verso infrastruttura e servizi. Quali sono le ragioni di questo spostamento?
“Considerando la dinamica nel nostro business principale – risponde Emanuele Baldi – che è quello dei PC, è stato un ottimo anno. In un mercato che è sceso in modo significativo in tutto il mondo, e in Italia un po’ di più, tenuto conto che era il paese in cui era cresciuto maggiormente negli anni del Covid, i risultati sono positivi dal punto di vista delle revenue. Il che ci consente di incrementare gli investimenti in R&D anche in un periodo di decrescita. il bilanciamento si è decisamente spostato non soltanto perché si acquistano meno PC, ma anche perché le nostre aree di competenza in ambito infrastrutturale e dei servizi sono aumentate moltissimo rispetto agli anni precedenti, fino a raggiungere un ordine del 40%. L’azienda oggi si posiziona con soluzioni che vanno dallo smartphone B2B e consumer fino alla parte infrastrutturale, passando per la divisione dei servizi”.
“I risultati – dice Alessandro De Bartolo – testimoniano che la strategia di diversificazione del business all’interno di Lenovo si sta muovendo nella giusta direzione. In particolare, la divisione ISG sta crescendo in modo significativo e ci permette di cogliere le opportunità di mercato nell’ambito infrastrutturale dove la dinamica continua a essere positiva. Uno dei motivi risiede nel bilanciamento tra la capacità di indirizzare il business dei grandi fornitori di servizi cloud pubblici con le infrastrutture dei clienti della piccola media impresa, nonché di quelli di livello enterprise. Un altro elemento che ha facilitato questo risultato dipende da un lato dai servizi a contorno dell’infrastruttura e dall’altro dalla grande attenzione agli ambiti emergenti come quelli dell’IoT, dell’edge e dell’Artificiale Intelligence. Ambiti nei quali Lenovo ha investito molto e adesso sta raccogliendo i frutti”.
Che cosa differenzia l’Italia dagli altri mercati, tenuto conto che nel periodo del Covid-19 c’è stata un’impennata nell’acquisto di dispositivi che adesso invece sembra essere venuta meno?
“La grande crescita della domanda di dispositivi in Italia degli anni del Covid-19 – afferma Baldi – è stata causata dal fatto che la nostra nazione ha dovuto colmare un gap rispetto ad altri paesi. È altrettanto vero che con l’inizio dell’anno scorso in Italia, come nel resto del mondo, si è assistito a un calo di questa domanda. Gli ultimi dati GFK ad esempio dicono che nei primi 5 mesi dell’anno c’è stata una perdita tra il 30 e il 40% rispetto all’anno precedente. Numeri importanti che ci riportano a quelli pre-Covid. Va anche detto che c’è un ciclo di vita dei device che può andare dai 3 ai 5 anni. Quindi, soprattutto le aziende che hanno comprato a febbraio 2020 con modalità Capex, magari puntano a tenere un device per un periodo più lungo e a non procedere al riacquisto. Per chi ha scelto il metodo Opex as-a-service prevediamo comunque che nella seconda parte dell’anno la curva ripartirà, sebbene con numeri inferiori rispetto a quelli registrati nel periodo pandemico e con un mercato di rimpiazzo, non di espansione”.
Quali sono, invece, i segnali che la divisione Infrastructure Solutions Group sta cogliendo da parte di interlocutori come la pubblica amministrazione?
“Mettiamo a disposizione – dice De Bartolo – le nostre soluzioni e i nostri servizi attraverso gli strumenti tipici della pubblica amministrazione, come ad esempio Consip. Va anche sottolineato che la pubblica amministrazione si muove a diverse velocità. Se pensiamo al piccolo comune, talvolta ha difficoltà a mettere in pista un progetto di trasformazione digitale, mentre sulla spinta del PNRR si assiste a iniziative importati come la nascita del centro nazionale di supercalcolo. Su questa e altre iniziative analoghe possiamo dare il nostro contributo.
E sul fronte delle PMI quali sono i segnali che arrivano?
“Il problema principale delle piccole e medie imprese – sostiene De Bartolo – è la difficoltà di avere le competenze necessarie. Recentemente abbiamo svolto un’indagine insieme a Economist Impact che ci ha permesso di stilare l’Intelligence Transformation Index. L’indice rileva appunto come il problema della disponibilità delle competenze all’interno delle aziende, e in particolare delle PMI, rappresenti l’ostacolo maggiore. Per questo noi facciamo la nostra parte semplificando le soluzioni tecnologiche che portiamo sul mercato, continuando a investire nei servizi e fornendo l’infrastruttura in modalità pay per use che facilita molto, perché delega a noi tutte le attività di gestione operativa dell’infrastruttura e quindi riduce il problema della disponibilità di competenze interne all’azienda.
Questa modalità è uno dei trend che caratterizzano il cosiddetto “new IT”, concetto sul quale insiste ultimamente Lenovo. In che cosa consiste esattamente?
“Per noi è il futuro, dove stiamo investendo di più” conclude Baldi. “Tanto è vero che Lenovo, in un anno in cui ha registrato perdite in termini di fatturato e di profitti, ha aumentato gli investimenti raggiungendo la quota record di 2,2 miliardi di dollari, il 6% in più rispetto all’anno prima, proprio per supportare le nuove tecnologie e il cosiddetto New IT. Perché alla fine lo sviluppo dell’hardware e del software è l’abilitatore dei modelli d’uso dei nostri clienti. Ma ci sono anche le partnership da considerare. Siamo un’azienda in grado di fornire tecnologie non vincolanti, che possono lavorare con molte soluzioni in maniera aperta. Il nostro approccio nell’essere compatibili con “il mondo” è costoso, ma va nella direzione di favorire quanti più casi d’uso dei clienti”.