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I giovani tra voglia d’impresa e mancanza di coraggio

Nella top list delle priorità, riguardo a lavoro e carriera, per i ragazzi ci sono soddisfazione professionale, bilanciamento tra vita privata e lavoro e reddito. Il contratto a tempo indeterminato è solo al 4° posto. Ma imprenditori e classe dirigente sono ritenuti responsabili della mancata crescita e dello scarso inserimento di giovani in ruoli chiave. Ecco l’analisi di Bain

Pubblicato il 11 Nov 2013

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È dedicata ai giovani la seconda edizione di ‘Agenda Bain per i giovani’, intitolata “I giovani sfidano il futuro: dall’impiego all’impegno”. L’incontro, voluto e organizzato da Bain and Company, firm internazionale di consulenza strategica, ha come obiettivo quello di mettere a confronto studenti, istituzioni, università e top manager, per dare alle giovani generazioni risposte concrete sulle reali possibilità di sviluppo del Paese.

Secondo quanto emerge dal sondaggio, nella top list delle priorità, quando si parla di lavoro e carriera, per i ragazzi ci sono la soddisfazione professionale, il bilanciamento tra vita privata e lavoro e il reddito. Il contratto a tempo indeterminato viene solo al 4° posto, a pari merito con l’attrattività della professione.

Per fare carriera più rapidamente il 75% degli intervistati sembra disposto ad accettare un aumento delle responsabilità, il 66% trasferimenti all’estero; circa la metà rinuncerebbe al posto fisso, di cui l’81% per i primi due, tre anni di lavoro, mentre il 64% sacrificherebbe il proprio tempo libero per i primi 5 anni di attività.

Oltre il 40%, pur ritenendo che in Italia ci siano i presupposti per coltivare il proprio talento, sostiene che non ci sia sufficiente meritocrazia che premi e faccia crescere i migliori.

Il 79% dei ragazzi ritiene che la scuola aiuti a gettare le basi per una carriera ma di fatto non favorisca un raccordo sufficiente tra formazione e mondo del lavoro. In crescita di 3 punti rispetto al 2012 la fiducia verso le istituzioni pubbliche che, tuttavia, per il 91% non garantiscono uguali opportunità di partenza e non incoraggiano l’imprenditorialità.
Imprenditori e classe dirigente godono della stima dei giovani intervistati, in quanto esempio di coraggio ed eccellenza, ma sono ritenuti responsabili, oggi più di ieri, della mancata crescita e dello scarso inserimento di giovani talenti in ruoli chiave. Le banche infine, secondo l’88% del campione, non favoriscono l’accesso al credito e quindi la nascita e lo sviluppo di start-up.

Ecco il sondaggio in versione integrale

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