Innovazione e brevetti hanno storicamente marciato di pari passo. Il brevetto garantiva all’inventore la protezione e le risorse necessarie per continuare la propria attività di ricerca, con conseguente sviluppo delle idee e dei prodotti d’avanguardia. Il culmine di questa relazione virtuosa si è avuto intorno al 2000, quando diversi studi hanno registrato che il sistema di compra-vendita dei brevetti costituiva un solido sostegno alla crescita economica. Il sistema di proprietà intellettuale garantiva infatti un mercato di un valore pari al 35% del Pil negli Stati Uniti e solo di poco inferiore nel caso dell’Unione europea.
Tuttavia, a partire da quell’anno, i consorzi tra diverse aziende ai fini della commercializzazione dei brevetti (patent pools) hanno cominciato a finire in misura sempre maggiore sotto le grinfie dei “criminali dei brevetti” (patent trolls), trasformando rapidamente il circolo virtuoso in circolo vizioso. Cosa accade infatti quando i compratori di brevetti smettono di favorirne la commercializzazione, tentando invece di fare affari attraverso ricatti e citazioni in giudizio delle aziende che ne azzardano l’utilizzo? Semplice: il processo innovativo, ovvero quella lunga catena che va dall’inventore fino al consumatore, subisce una drammatica battuta d’arresto. L’inventore non ottiene più i ritorni economici necessari ad investire in ricerca e sperimentazione. Meno prodotti ad alto contenuto tecnologico vengono sviluppati per il mercato, le aziende perdono competitività, ai consumatori vengono offerti prodotti meno elaborati e meno attraenti, con conseguente calo delle vendite.
Negli Usa, il “patent trolling” ha acquisito delle proporzioni tali da condurre Obama a parlare di una “urgente necessità di regolamentazione”. In Europa il fenomeno è meno diffuso, grazie ai maggiori controlli sulla brevettabilità delle idee. Ma è comunque presente, per via delle diversità di regolamentazione tra i singoli paesi. L’Italia, per esempio, è un Paese in cui è stato riscontrato negli ultimi anni un alto tasso di attivismo dei “criminali dei brevetti”.
Ad ogni modo, tanto l’Europa quanto gli Stati Uniti necessitano di misure immediate per contrastare l’attività criminale che vuole paralizzare il mercato dell’high tech. Dall’esistenza di un sistema di brevetti libero e funzionante dipende la capacità delle aziende di competere sul mercato internazionale e, di conseguenza, la loro stessa sopravvivenza. Non è un caso che l’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (World Intellectual Property Organization, WIPO) stimi che un efficiente sistema di brevetti possa costituire uno strumento di crescita economica per i Paesi in via di sviluppo. Le pratiche criminali costano ogni giorno milioni di euro di perdite al sistema economico di ogni Paese.