Tutti salvi! Il dramma dei 13 calciatori-bambini e del loro giovane allenatore rimasti prigionieri per più di due settimane nella grotta di Mae Sai si è sciolto in un collettivo grido di gioia alla notizia che tutti sono stati riportati alla luce e tutti sono in buone condizioni di salute. Maurizio Decollanz, Head of Communications di Ibm Italia, legge il fatto di cronaca che ha appassionato il mondo in chiave di umanesimo tecnologico. Ecco il suo intervento.
La vicenda dei giovanissimi calciatori in erba rimasti imprigionati in una grotta della Thailandia si è per fortuna conclusa felicemente. Ha appassionato il mondo intero e, al di là dell’aspetto puramente emotivo, ci sono alcune considerazioni che sento spontanee alla luce di quel che è accaduto. Considerazioni che riguardano l’impatto dell’innovazione, della componente meramente umana, dell’abbattimento di ogni barriera politica e culturale in virtù di una priorità che supera di gran lunga ogni altra variabile: l’innato bisogno di salvare vite, rispondendo al naturale bisogno di essere solidali nei confronti di chi ha bisogno di aiuto.
Ebbene, le prime domande che ho posto a me stesso sono state: affidato alle sole capacità dell’uomo, questo salvataggio sarebbe stato ipotizzabile? Mettendo in campo la sola tecnologia, avremmo potuto sperare di trarre in salvo questi ragazzi? Ad entrambe le domande, mi sono detto, la comune risposta sarebbe stata probabilmente “no”. Solo la sapiente, e a volte anche irrazionale, combinazione di queste due componenti ha reso possibile ciò che soltanto qualche tempo fa sarebbe stato inimmaginabile.
Se da sole possono giungere a risultati limitati, infatti, intelligenze biologiche e artificiali assieme possono traguardare risultati enormi. Una considerazione che mi pare sia fortemente legata all’attuale dibattito in corso sull’impatto delle nuove tecnologie nella nostra vita e sulla trasformazione, in meglio, del mondo in cui viviamo.
La tecnologia, lo abbiamo imparato nel corso degli ultimi decenni, nasce neutra e tocca poi alle donne e agli uomini di buona volontà unire forze, idee e visioni per renderla benefica. Per tutti, e non solo per pochi.
Ecco, quindi, che vedo chiaro il collegamento tra ciò che sta accadendo in Thailandia e quanto scritto dal prof. Luciano Floridi, docente di etica dell’informazione all’Università di Oxford, nelle scorse ore sulle pagine de “Il Sole24ore”. Un appello ad unire, appunto, forze, idee e visioni per cogliere a pieno le opportunità che offre il Digitale. Un appello alla modellazione collettiva, al design come moderna forma di processo del confronto intellettuale per giungere ad azioni concrete e benefiche per tutti. Il Progresso, direi, quell’andare verso una meta, verso il compimento di un’opera; quel Progresso che Giuseppe Mazzini, ne “I Doveri dell’uomo”, definiva “Legge della Vita” non fine a sé stessa ma come mezzo per migliorare le condizioni di vita dell’intera Umanità.