In Grecia è il momento della verità. Il 30 giugno scade la rata da 1,6 miliardi di euro che il Paese deve rimborsare al Fondo monetario internazionale (Fmi), ma il governo non sembra in grado di pagare.
Ieri sera il parlamento ha approvato in tutta fretta la proposta del governo di sinistra guidato dal premier Alexis Tsipras di tenere un referendum popolare domenica prossima per chiedere ai cittadini la loro opinione sul nuovo piano di aiuti suggerito dai creditori internazionali. In sostanza un sì o un no all’ultima proposta in ordine di tempo: garantire 15,5 miliardi di euro per i prossimi cinque mesi in cambio di un aumento delle tasse e di tagli alla spesa.
Intanto nella notte tra ieri e oggi sono scattati i controlli dei capitali: banche chiuse fino al 6 luglio, limite di prelievo a 60 euro al giorno dai bancomat, stop ai trasferimenti di denaro all’estero, chiusa anche la Borsa. Sui mercati è caos: il caso Grecia ha affondato altre Borse europee e messo le ali allo spread fra Btp e Bund tedeschi.
Ma cosa accadrà dal 30 giugno? Vediamo i possibili scenari tracciati dall’agenzia Reuters.
►Cosa farà il Fondo monetario? – Il 5 giugno scorso Atene non ha pagato una rata da 305 milioni di rimborso al Fondo monetario internazionale: era la prima volta durante il periodo di crisi, iniziato nel 2010, che saltava una tranche, evento inedito per i Paesi sviluppati debitori del Fondo. In quel frangente il governo greco ha annunciato che avrebbe concentrato tutti gli 1,6 miliardi dovuti a giugno in un unico pagamento, a fine mese. “Se non pagano – aveva detto il direttore generale Christine Lagarde – sarà default verso il Fmi”. Sembra ormai certo che la Grecia non riesca a versare entro domani, 30 giugno, la quota dovuta. Tuttavia alcuni responsabili dell’eurozona sperano che il Fondo con sede a Washington non dichiarerà immediatamente il default di Atene, ma classificherà il mancato pagamento tra gli arretrati. Questo potrebbe consentire all’eurozona e alla Banca Centrale Europea (Bce) di non dichiarare ancora la Grecia tecnicamente in default, evitando così la prospettiva che altri creditori pretendano di essere pagati e consentendo alla Bce di continuare a finanziare le banche greche. Ieri la stessa Lagarde ha sollecitato un “approccio equilibrato” alla crisi.
►Cosa farà la Bce? – Ieri la Bce ha deciso di continuare a sostenere il sistema bancario greco con il suo sistema di erogazione di liquidità d’emergenza (Ela), ma il default potrebbe cambiare lo scenario. I dirigenti della Bce hanno manifestato l’intenzione di continuare a sostenere le banche greche fino a che avranno sufficienti garanzie. In ogni caso, se l’Fmi emetterà un chiaro verdetto di default, e non emergerà alcuna prospettiva di finanziamento dall’eurozona attraverso un patto di finanziamento in cambio di riforme, il valore delle garanzie greche cadrà clamorosamente, ponendo inevitabilmente fine alla linea di supporto della Bce.
►Cosa accadrà il 20 luglio? – La Banca centrale europea può anche scegliere di aspettare fino al 20 luglio prima di ritirare il suo sostegno, quando la Grecia dovrà rimborsare 3,5 miliardi alla Bce, senza i quali Francoforte taglierà la liquidità d’emergenza con la quale tiene in vita le banche elleniche. Se il Paese ellenico non sarà in grado di pagare il dovuto – ed è improbabile che riesca a trovare il denaro senza il supporto dell’eurozona – sarà difficile per la Bce rifornire di denaro le banche greche.
►Quale valuta sostituirà (o si aggiungerà) all’euro? – Senza il supporto della Bce il settore bancario greco molto probabilmente finirà per collassare e la Grecia dovrà introdurre una valuta parallela nella forma di qualche strumento di debito come l’Iou (“I owe you”, “Ti devo”, in pratica una sorta di cambiale, ndr) per coprire le obbligazioni domestiche governative. Questa valuta parallela all’euro potrebbe diventare la nuova valuta greca. Non è ancora possibile dire quanto a lungo la Grecia potrà, o vorrà, mantenere due diverse valute, una delle quali – l’Iou appunto – procederà velocemente verso una massiccia svalutazione.
►Cosa succederà con un no al referendum? – I greci sono chiamati alle urne per il referendum del 5 luglio in un clima estremamente difficile. Il governo ha chiesto al popolo di votare “no” alle richieste dei creditori: secondo diversi politici dell’eurozona questo è in realtà un voto sull’addio all’euro.
►Cosa succede se la Grecia dice sì? – La Commissione europea, che come è noto è l’esecutivo della Ue, ha diffuso il 26 giugno le proposte dei creditori. Se il popolo greco voterà sì, accettando così di sottostare alle condizioni dei creditori per ottenere ulteriore aiuto finanziario, il governo dovrà chiedere e negoziare un terzo programma di salvataggio con i creditori internazionali. Per questi negoziati serviranno probabilmente diverse settimane o persino mesi, perché saranno persino più difficili di quelli portati avanti finora.