Nei momenti storici più drammatici finisce sempre per emergere anche un pizzico di stravaganza se non di follia. Mentre la Grecia sta vivendo uno dei periodi più difficili degli ultimi anni, alle prese con lo spettro del default e della possibile uscita dall’euro, politici ed economisti, ma anche comuni cittadini, si stanno mobilitando per cercare di comprendere i motivi della crisi ed escogitare possibili rimedi, ognuno naturalmente secondo i propri parametri di giudizio e le proprie possibilità. Le proposte fioccano: alcune sensate (bisognerà poi vedere se concretamente attuabili), altre più stravaganti, seppure, in qualche caso, dettate dalla buona fede.
Per esempio un commesso 29enne inglese, Thom Feeney, ha deciso di salvare la Grecia con il crowdfunding, la raccolta fondi online, chiedendo al popolo della Rete appositamente convocato sulla piattaforma Indiegogo, una delle più conosciute del settore, 1,6 miliardi di euro. Un ingenuo dalle buone intenzioni o solo un burlone? Fatto sta che in soli tre giorni ha raccolto 753.424 euro, traguardo che molti di coloro che si rivolgono al crowdfunding sognano di raggiungere senza mai riuscirvi.
Lui stesso tiene a precisare che il suo ‘Fondo di salvataggio per la Grecia’ non è un “joke”, uno scherzo, ma una campagna “della gente per la gente” e così motiva il suo gesto: “Ero stufo dei traccheggiamenti dei politici. Ogni volta che si ritarda nell’adottare una soluzione, è un’occasione per i politici di mostrare il loro potere, ma a subirne le conseguenze è il popolo greco. L’Unione Europea è la patria di 503 milioni di persone: se tutti noi donassimo solo pochi euro, allora potremmo risollevare la Grecia e farla tornare in pista al più presto”.
Chi deciderà di dare il suo contributo avrà in omaggio graziosi gadget: una cartolina con l’effige del primo ministro Alexis Tsipras, una fetta di feta e olive greche, una piccola bottiglia di Ouzo, tradizionale bevanda alcolica all’aroma di anice stellato (ma Indiegogo non consente lo scambio di alcolici, quindi al donatore verrà proposto un voucher), una bottiglia di vino greco (vedi sopra), una cesta di cibo greco. Tutto questo per donazioni dai 3 ai 160 euro. A chi, più generosamente, regalerà 5mila euro verrà assegnata una vacanza ad Atene all inclusive per una settimana a settembre. E se qualcuno volesse contribuire con un milione di euro, potrà portarsi a casa non solo l’intero pacchetto, ma anche “tanta gratitudine dai cittadini europei e in particolare dal popolo greco”.
Vero è che la campagna termina tra sei giorni: se in questo periodo di tempo non verrà raggiunto il target prefissato di 1,6 miliardi di euro, nessuno avrà niente in base al meccanismo della piattaforma “all or nothing”. Resterà un po’ di auto-promozione per l’ideatore dell’iniziativa, che, dopo essersi stupito del clamore suscitato, ha detto: “Non ho ancora avuto contatti con leader europei, ma ho sentito dire da un giornalista che il signor Tsipras vorrebbe chiamarmi”.
Sul caso Grecia è arrivato anche il parere di un controverso personaggio del web, Kim Dotcom, che ha lanciato ai cittadini greci (e non solo) una proposta destinata a far discutere: acquistare Bitcoin e oro. “È probabile che il fallimento della Grecia innescherà un crollo dei mercati perciò il mio consiglio è: acquistate Bitcoin e oro. Entrambi saliranno quando il mercato crollerà” ha scritto su Twitter il 20 giugno scorso Kim Schmitz (questo il suo vero nome), 41enne imprenditore tedesco, arrestato nel 2012 nell’ambito di una mega-operazione anti-pirateria informatica nella sua casa milionaria in Nuova Zelanda (in seguito ha ottenuto la custodia cautelare). Dotcom ha fondato nel 2005 Megaupload, il sito web internazionale di file hosting che consentiva lo scambio di video e di altro materiale multimediale, poi sequestrato dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America per violazione di copyright e pirateria. Nonostante le peripezie giudiziarie, è ritenuto un influencer in Rete e da molti considerato un paladino di Internet libero. Tuttavia il suggerimento sull’acquisto di Bitcoin, la valuta digitale che è certamente un fenomeno in ascesa ma è anche caratterizzato da aspetti controversi, rischia di suscitare perplessità soprattutto se rivolto direttamente al popolo greco, già alle prese con una grande incertezza finanziaria e con l’eventuale ritorno alla dracma.
D’altra parte negli ultimi giorni si è avuta un’impennata del bitcoin del 7 per cento, arrivato a una valutazione di 255 dollari. Sarà stata davvero la minaccia della Grexit a far aumentare la domanda e quindi il suo valore? L’agenzia economica Reuters è stata la prima ad aver sottolineato la strana coincidenza, paragonandola anche un po’ al picco della moneta elettronica in seguito alla crisi bancaria di Cipro. A supporto della tesi ha riportato le parole di Joshua Scigala, co-fondatore di Vaultoro.com, una società si occupa del cambio bitcoin-oro. “Molti greci sono preoccupati per le ricchezze delle loro famiglie e i risparmi di una vita rinchiusi nelle banche – ha detto Scigala – e preferiscono investire i soldi in beni privati come oro o bitcoin”. Ma per la rivista Fortune è una forzatura affermare che il valore della criptovaluta sia connesso alla Grexit: a suo dire il popolo ellenico è invece culturalmente legato alla moneta e preferirebbe prelevare gli euro dalla banca per avere liquidità piuttosto che investire in Bitcoin.