LA GUIDA

Governance dell’innovazione: come si fa, chi la fa, quali strumenti, gli esempi

L’innovazione è essenziale in azienda, ma bisogna saperla gestire in modo corretto ed efficace per evitare che impegno e investimenti non diano i risultati sperati. Occorre dunque una governance dell’innovazione. Ma come si applica? Chi se ne deve occupare? Quali sono gli esempi in Italia? L’approfondimento

Pubblicato il 07 Set 2023

Open innovation governance

Parafrasando un celebre slogan pubblicitario, l’innovazione è nulla senza la governance. Si, perché non basta creare un nuovo processo, un prodotto o un servizio, o rendere più efficiente o efficace uno esistente. E neppure investirci somme consistenti. Occorre anche saper gestire correttamente l’innovazione, per evitare che impegno e denaro finiscano “perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia”. Scopriamo come si governa l’innovazione, chi se ne occupa e quali strumenti impiega per riuscirci.

Come si governa l’innovazione

La governance dell’innovazione, o innovation governance, fornisce un quadro per tutte le attività d’innovazione, definendo ruoli, poteri e limiti dei vari attori e organizzando il funzionamento di tutti i processi legati all’innovazione.

Su questo versante, occorre partire da una semplice constatazione: i modelli organizzativi tradizionali (siano essi funzionali, divisionali o matriciali) sono ormai tramontati, complici la mancanza di trasversalità, agilità, capacità di reazione e apertura. Servono nuove competenze, metodi di lavoro, strumenti operativi e attitudini. Non è un caso che sia crollata al 18% la percentuale di imprese di grandi dimensioni che gestisce le attività innovative in modo non strutturato, come rilevano le ricerche degli Osservatori Startup Intelligence e Digital Transformation Academy, presentate il 30 novembre 2021.

Chi fa governance dell’innovazione

Vi sono diverse modalità organizzative per governare l’innovazione. Nelle pmi solitamente è gestita in modo occasionale ed estemporaneo, man mano che emergono opportunità o richieste d’innovazione, senza definire ruoli precisi deputati alla sua gestione. I veri problemi dietro al fenomeno sono la mancanza di budget e competenze.

Il metodo base, impiegato solo nel 10% dei casi, è la costituzione di comitati interfunzionali, ossia gruppi che includono persone di diverse funzioni aziendali. Il punto debole di questa governance sta nella mancanza di una figura di riferimento che accentri esigenze e stimoli e sia dotata di tempo e budget sufficienti per sostenere lo sviluppo dei progetti.

Nelle aziende più complesse e strutturate, invece, esiste sovente una direzione innovazione e/o un innovation manager, che funge da abilitatore e promotore dell’innovazione.

Nelle imprese particolarmente innovative, paradossalmente può cessare di esistere un direttore innovazione o un innovation manager, in quanto ha evangelizzato l’azienda a tal punto che l’innovazione la permea e non occorre un suo controllo centrale.

Gli strumenti di governance dell’innovazione

Secondo il Gartner Hype Cycle for Innovation Management Techniques, esistono 25 pratiche per gestire e promuovere l’innovazione:

  1. management committee: comitati interni per supervisionare e guidare l’innovazione in azienda;
  2. pitch interni: competizione interna di idee, sulla falsariga del venture capital;
  3. pitch esterni: competizione esterna per generare nuove idee;
  4. innovation lab: unità organizzative separate dall’azienda al fine di sviluppare progetti dirompenti per quest’ultima;
  5. open innovation o innovazione aperta: si tratta di un approccio strategico e culturale in base al quale le imprese, per creare più valore e competere meglio sul mercato, scelgono di ricorrere non più e non soltanto a idee e risorse interne, ma anche a idee, soluzioni, strumenti e competenze tecnologiche che arrivano dall’esterno (da startup, università, istituti di ricerca, fornitori, inventori, programmatori e consulenti);
  6. design thinking: metodo di generazione di nuove idee ispirato ai processi di design, basato sull’apprendimento empatico;
  7. innovation hub: luoghi fisici che connettono i diversi attori di un ecosistema, al fine di far esplorare loro congiuntamente le opportunità d’innovazione;
  8. lean startup: approccio metodologico che mette al centro il cliente, tipicamente applicato allo sviluppo di prodotti e servizi digitali;
  9. innovation center of excellence: accentramento delle competenze e delle risorse di gestione dell’innovazione in una specifica unità aziendale, soprattutto in contesti con più linee di business funzionalmente separate;
  10. ecosistema per l’innovazione: collaborazione strutturata tra più attori per identificare opportunità comuni di innovazione e svilupparle in rete;
  11. continuous foresight: metodo con cui un’impresa ipotizza periodicamente i modelli di business di settore del futuro e, tramite una azione di backcasting, agisce per adattarsi allo scenario atteso;
  12. incubatore aziendale: centro di competenze e risorse aziendali funzionali alla nascita e alla crescita di startup fondate su modelli di business distanti da quello aziendale;
  13. innovazione data-driven: impiego dei dati e delle analisi su di essi per trovare nuove opportunità d’innovazione;
  14. hackaton: concorso volto alla progettazione e/o pre-prototipazione di una soluzione, più tipicamente digitale;
  15. idea challenge: richiesta di idee per risolvere uno specifico problema a un ampio e variegato numero di stakeholder interni o esterni all’azienda;
  16. innovation workshop: seminari e sessioni collaborative di lavoro per favorire la nascita di idee innovative;
  17. scenario planning: metodo che stimola la valutazione manageriale della strategia aziendale in relazione a possibili scenari futuri, risultato dei principali fattori interni ed esterni di incertezza;
  18. formazione: traning su tecniche, strumenti e metodologie di innovazione e di gestione dell’innovazione;
  19. tech e trend radar: cruscotto manageriale per la visualizzazione dei principali trend, compresi quelli tecnologici, che possono avere un impatto sull’impresa;
  20. rete di esperti: gruppo di esperti gestito da una società terza cui l’impresa può accedere in caso di necessità per rispondere a specifiche esigenze;
  21. idea management tool: piattaforme utili per identificare, valutare e selezionare idee e opportunità d’innovazione in azienda;
  22. innovation culture hack: azioni immediate, attuate con sforzi molto contenuti da singoli o gruppi, con grande visibilità ed emotività, finalizzate a cambiare la cultura aziendale;
  23. digital safari: indagine sulle mosse dei concorrenti in materia d’innovazione, per trarre spunti utili per la propria azienda;
  24. innovation storytelling: racconto delle innovazioni condotte in azienda per informare, educare e ispirare gli stakeholder interni ed esterni;
  25. ISO 56000: insieme di standard internazionali che guidano le aziende nella progettazione e nell’attuazione del sistema di gestione dell’innovazione; è particolarmente importante lo Standard ISO 56001, permette la certificazione del sistema di gestione dell’innovazione con modalità e criteri riconosciuti in tutto il mondo.

Ci sono tantissimi esempi di come si può governare l’innovazione. Ecco qualche caso, a titolo puramente esplicativo.

Il caso Q8

Kuwait Petroleum Italia S.p.A. (Q8), affiliata italiana di Kuwait Petroleum International (KPI), società controllata dalla compagnia petrolifera nazionale dello stato del Kuwait, all’inizio del 2018 ha avviato una trasformazione digitale. Concretamente, ha convertito ogni sua stazione di servizio in una piattaforma aperta e connessa a livello centrale tramite il cloud. Sotto il profilo organizzativo, la trasformazione digitale è stata coordinata da un digital transformation bureau all’interno della direzione technology. Importante il ruolo della formazione sul digitale di circa 700 manager, a partire dalla seconda linea.

Infine, Q8 ha introdotto strumenti di open innovation, come il primo programma di business development rivolto a un gruppo di dipendenti.

Il caso Enel

Enel ha ripensato il suo business con l’open innovation. Solo nel 2016, ha avviato 80 collaborazioni con startup. Inoltre a Berkeley (California), ha aperto un innovation hub a ridosso del Center for New Media, diventando così la prima azienda al mondo con cui l’Università della California ha siglato una collaborazione per scouting, accelerazione e collaborazione con le startup.

Il caso Vittoria Assicurazioni

Infine, la compagnia assicurativa Vittoria Assicurazioni ha lanciato nel 2019 Vittoria hub: il primo incubatore in Italia basato sull’open innovation, con sede nel quartiere milanese di Portello. L’incubatore è nato per attrarre in un unico polo investitori, partner e startup per promuovere un avanzato scambio di idee, risorse e competenze e accelerare il percorso di crescita delle startup. I tre valori di Vittoria hub sono innovazione, co-creazione ed eccellenza. L’incubatore è focalizzato su 4 aree: persona (health & wealth), casa, mobilità e azienda connessa, basandosi su un concetto di ecosistema.

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Redazione EconomyUp
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