“Antonio, guarda che sabato 2 aprile è la Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo.”
Il promemoria di Andrea Buragina, non finisce qui…”Potrebbe aver senso fare un post sul progetto per bambini e ragazzi autistici che portiamo avanti da oramai da diversi anni e che abbiamo rilanciato con il Laboratorio di Robotica Inclusivo…”
Andrea si riferisce al concept “RobotFriend” che è stato concepito e realizzato dalla startup innovativa LORF.
Andrea, ricordiamo innanzi tutto che LORF è una benefit corporation che realizza progetti a favore dell’autismo usando la tecnologia…
“Fin dalla nostra costituzione, quattro anni fa, ci siamo focalizzati sul mettere la tecnologia a disposizione della persona in generale e della disabilità in particolare.”
Tecnologia solidale al cento per cento…e perché avete pensato di usare i robot come canale principale per i ragazzi con autismo?
“Il robot facilita l’interazione perché le persone con autismo sono ipersensibili agli stimoli esterni mentre il robot è “neutrale”. La sua espressione facciale è sempre identica e lo stesso vale per il tono della voce…”
Possiamo dire che il tono della voce robotica è monotono, nel senso letterale, cioè usa un unico tono…
“Sì. Per questo è un facilitatore nell’interazione. Tranquillizza. Si tratta di un’interfaccia particolarmente accattivante, che permette di reinterpretare in maniera innovativa attività tradizionali, che vengono riproposte con un maggiore coinvolgimento.”
Però il robot non credo possa comunque sostituire totalmente la presenza umana…
“Il robot è un potente strumento che noi mettiamo a disposizione degli educatori specializzati di “Spazio Aperto Servizi”, cooperativa sociale che da oltre 20 anni è in prima linea per aiutare bambini, ragazzi e famiglie che vivono in prima persona l’autismo.”
Nel vostro progetto dunque il robot offre una possibilità di interazione tra l’educatore e la persona in difficoltà. Però se ricordo bene il vostro progetto è aperto a tutti, non solo ai ragazzi con autismo…
“Proprio perché la tecnologia ha una forte valenza inclusiva, il nostro laboratorio è pensato per persone con autismo ma aperto anche a coetanei normodotati, che partecipano con il ruolo di tutor. La tecnologia consente di coinvolgerli più facilmente: vivere un’esperienza come noi la proponiamo è una cosa che piace, dato che ormai il robot è entrato nell’immaginario collettivo dei ragazzi.”
E se a questo aggiungi il fattore del gioco…
“Il gioco promuove la socializzazione fra ragazzi autistici e gli altri ragazzi e stimola l’apprendimento, perché giocando si impara. Il “guadagno” vero è che questo tipo di attività consente di fare implicitamente educazione alla diversità: molti ragazzi con autismo (mio figlio in primis) fanno attività ludiche o sportive solo fra loro e quindi si sviluppa una sorta di “effetto ghetto”. Si tende a nascondere la diversità e quindi in questo modo il diverso appare ancora più diverso: nel nostro laboratorio i ragazzi “normali” possono invece conoscere la diversità e convivere con essa.”
Riassumendo: l’obiettivo principale del laboratorio è promuovere l’inclusività, facendo in modo che ragazzi con e senza disabilità si possano incontrare attorno al robot e, attraverso il gioco, conoscersi, divertirsi, apprendere e così attivare l’educazione alle diversità. Come sempre nella vita, non un bell’enunciato teorico, ma solo fare l’esperienza consente di conoscere davvero. Mi viene da dire che è quasi un peccato che questa possibilità sia riservata solo ai ragazzi.
“Per la verità il nostro progetto è pensato anche per le persone adulte con autismo; è prevista, infatti, sia una classe “adolescenti” che una classe “adulti”. Lo abbiamo voluto così sia noi che i nostri partner: Angsa Lombardia (con il supporto della Regione Lombardia), l’associazione “Diesis” di Milano, che promuove attività a favore dell’autonomia personale di adolescenti e adulti con autismo ad alto funzionamento e l’associazione “Voglio la Luna” di Limbiate, che realizza interventi psicologici ed educativi per favorire l’integrazione nel normale contesto sociale delle persone con disabilità mentale, psichica e psico-fisica.”
Ricordaci cosa è ANGSA, per favore…
“ANGSA è l’associazione dei Genitori di persone con autismo ed è attiva dal 1985. Noi in Lombardia promuoviamo l’assistenza sanitaria e sociale, la ricerca scientifica, la formazione degli operatori, la tutela dei diritti civili a favore delle persone autistiche e con disturbi generalizzati dello sviluppo. Vogliamo sia loro garantito il diritto inalienabile ad una vita libera e tutelata, il più possibile indipendente, nel rispetto della loro dignità e del principio delle pari opportunità.”
Il metodo rimane sempre quello. Un gruppo di persone che si mettono insieme e ai attivano per dare risposta a un bisogno e in questo modo modificano in meglio un pezzetto di realtà, per sé e per gli altri. A proposito di modifica della realtà, come è andato il vostro progetto legato al turismo, BlueBeeFriend, di cui abbiamo parlato due anni e mezzo fa?
“Stiamo continuando ad ampliare il numero delle strutture ricettive che formiamo su come accogliere le persone con autismo, grandi o piccole che siano. Per chi vuole saperne di più, vi aspettiamo in questo sito.”
Ottimo. Un’ultima curiosità: il robot ha un nome?
“Si chiama Pepper, ed è prodotto dalla multinazionale giapponese Softbank Robotics. È il primo e più avanzato robot umanoide capace di interagire e di rispondere alle richieste dell’utente: grazie a un complesso algoritmo riconosce e reagisce proattivamente alle emozioni umane e così entra in relazione con la persona che ha davanti.”