Videogame e business

Gamification, 10 buoni esempi di aziende che giocano

Da Nissan a Msc Crociere e all’americana Opower, Fabio Viola, un vero guru del settore, ha selezionato per EconomyUp, le esperienze più interessanti di imprese internazionali che hanno portato le tecniche dei giochi. Obiettivi? Dalla fidelizzazione dei clienti alla gestione delle relazioni interne

Pubblicato il 08 Giu 2015

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Fabio Viola

«I giochi a oggi sono il miglior strumento mai inventato per motivare le persone e incollarle a uno schermo: ecco perché le aziende utilizzano sempre più spesso la gamification per aumentare l’engament con i propri utenti/clienti, rafforzare la loyalty al brand, migliorare processi e rendere meno noiosi alcuni compiti».

A parlare è Fabio Viola, esperto di gamification, game designer, autore del blog gameifications.com, coordinatore didattico del master in Engagement & Gamification dello IED Milano e membro del comitato scientifico del master in Gamification dell’Università Tor Vergata a Roma.

Un guru della materia, insomma, che ci tiene a sgombrare subito il campo dalle definizioni non corrette del termine gamification. «Gamification non vuol dire trasformare un’esperienza in un videogioco, ma prendere tecniche proprie del design dei videogiochi – lo stimolo della competizione, l’enfatizzazione dello status, le modalità di guida del comportamento… – e trasferirle all’interno di una cornice che le persone conoscono, come un’app o un sito. Con il risultato che non ti accorgi neanche che stai giocando», spiega.

A Fabio Viola, che è stato anche ospite di EconomyUpTv (GUARDA LA VIDEOINTERVISTA), abbiamo chiesto di raccontarci dieci casi in cui le aziende hanno utilizzato la gamification con efficacia.

Ecco la sua lista.

Nissan Leaf Carwings
«La gamification app di questa auto ibrida è all’interno della dashboard connessa a Internet e consente di monitorare in tempo reale quanto carburante stai consumando e crea un punteggio che viene messo a confronto con altri automobilisti nella stessa provincia, regione e paese. Così, si genera una classifica che stabilisce chi ha i migliori stili di guida in un determinato territorio. E in base al ranking si ricevono delle ricompense. È una tecnica interessante per stimolare la guida eco-sostenibile».

Spent 
«È un’iniziativa lanciata da un’organizzazione no profit americana che

voleva sensibilizzare sul tema dell’impoverimento della classe media. Il senso era: adesso state bene, ma un giorno la povertà potrebbe riguardare anche voi. Così, per raccogliere fondi hanno scelto di non fare la classica campagna ma di creare un portale web in cui ti viene dato un budget virtuale per sopravvivere un mese. Il gioco poi fa capitare degli imprevisti. Per esempio: è morto tuo nonno, devi prendere l’aereo per andare al suo funerale ma sul conto corrente hai solo 800 dollari. Che fai? Alla fine, tutti si ritrovavano più o meno senza soldi. Il risultato? Il tasso di donazione è stato altissimo, molto più elevato rispetto a quello di normali siti web o di campagne. Gli utenti erano stati sottoposti a un’emozione: ecco perché erano più disposti a donare».

Zombies, Run! 
«Questo è un progetto interessante per il modo in cui sono riusciti a stimolare la corsa, a far correre un po’ di più immergendo i runner all’interno di un videogioco, in cui hai degli zombie che ti inseguono e tu devi fare il più possibile per allontanarti e non farti raggiungere. Può sembrare una cosa banale ma ha funzionato benissimo. Il team che l’ha sviluppato ha fatto un grande successo».

English Attack! 
«Sono lezioni di inglese in cui sono presenti una serie di contenuti esplorabili gamificati: hai una moneta, man

mano che rispondi ai vari test e quiz e vedi i video, guadagni più monete virtuali, sali di livello. Man mano si sbloccano poteri, si accede a nuove sezioni e dopo un tot di video visti si sblocca un badge. È un modo che funziona per apprendere una lingua straniera. Meccanismi del genere li presenta per esempio anche l’app Duolingo, sempre dedicata all’apprendimento delle lingue».

Opower
«Questa è un’azienda americana che ora vale qualche miliardo di dollari. Ha sviluppato un sistema che pesca i dati delle utenze domestiche e li analizza in un unico account. In base agli stili di vita delle singole persone crea suggerimenti personalizzati per risparmiare e stila classifiche che dicono, per esempio, quanto stanno consumando le persone nel tuo condominio, tuo zio, un amico: è molto forte dal punto di vista motivazionale. Poi lanciano anche delle competizioni: per esempio, città contro città, Los Angeles contro New York. Così si è più motivati a ridurre i consumi».

Recyclebank
«È un sistema per la raccolta differenziata: ti mandano un cassonetto personalizzato, per vetro, carta e

quant’altro. Una tecnologia calcola quanta carta e quanti rifiuti hai messo. Poi, quando l’azienda addetta passa a ritirare i rifiuti ti riversa dei punti: ogni chilo di vetro vale tot punti, e così via. Inoltre, online ti danno delle missioni: questo mese cerca di differenziare fino a questo livello. E in cambio hai una ricompensa: gli accordi con tanti piccoli negozi della zona ti permettono di avere premi e sconti. L’azienda che si occupa della raccolta e dello smaltimento risparmia tantissimo, l’utente ci guadagna qualcosa e i negozi locali vedono un aumento del flusso di clienti che diversamente non avrebbero magari mai messo piede da loro se non ci fossero stati premi in palio».

RiderState
«RiderState è un’app per ciclisti. Come ho scritto sul mio blog, ha l’obiettivo di ‘rendere appassionante l’utilizzo della bici come filosofia di vita: andare al lavoro, fare la spesa, passeggiare con la famiglia evitando l’inquinamento, il traffico e i problemi legati al continuo utilizzo dell’auto. Gli sviluppatori hanno inserito una trama dove noi bikers dovremo competere con altri ciclisti per diventare i signori di una strada, quartiere o città. Ma non c’è storia che tenga senza il cattivo di turno, ed ecco spuntare la fantomatica The Corporation, lobby del petrolio che vuole preservare a tutti i costi la sua egemonia sul trasporto urbano e non. Il mondo è stato suddiviso in griglie di 10 mila metri quadrati grazie alla mapping technology di Esri. Il giocatore col punteggio più alto in ciascun territorio diventa il Mayor sulla falsariga del meccanismo ideato da Foursquare. Agli altri giocatori non resta che pedalare sempre più per provare a strappare lo scranno conquistando il suo territorio’».

Goleador
«È un’applicazione disponibile su iOS e Android che consente di fare un gioco di card di calciatori immaginari: le

devi collezionare e scambiare con altri giocatori. Ogni acquisto di nuove confezioni di caramelle Goleador dà la possibilità di avere altre figurine, creando un cross tra mondo reale e virtuale. In questo modo, inoltre, l’azienda può anche profilare meglio i propri utenti, in quanto naturalmente quando ci si registra sull’app è necessario inserire alcuni dati personali».

Inner Islands – Msc Crociere
«È un progetto italiano molto interessante di gamification applicato all’ambito delle risorse umane. L’azienda ha messo in palio due posti di lavoro attraverso questo gioco. Si doveva andare sul sito web e superare una serie di prove: alcune semplici per profilare i candidati-clienti (con domande del tipo: cosa faresti su un’isola disabitata?) e altre più complesse. Il secondo step consiste nel rispondere a giochi logici per capire come ragioni. Il terzo gradino consiste in un business game piuttosto facile. La fase finale è quella di puro recruiting. Attraverso questo meccanismo, l’azienda è riuscita a coinvolgere di più i candidati, a esaminarli e anche a fare una scrematura ‘automatica’ dei cv».

Tuomuseo.it
«In questo caso, è necessaria una precisazione: a questo progetto di gamification ho partecipato anche io

direttamente come ideatore. Tuomuseo.it è un app nell’ambito del turismo culturale che ha lo scopo di incentivare le nuove generazioni ad avvicinarsi ai musei e alle aree archeologiche con una serie di missioni. Per esempio, l’app invita a visitare un tot di luoghi di una località in un tempo prestabilito, oppure a fare un tot di selfie all’interno di un museo, o ancora a portare un amico nello stesso museo. Ogni volta che si compie una missione, si sbloccano dei punti, dei badge e dei premi. Il punteggio va ad alimentare una classifica che mette in evidenza gli utenti più attivi. È un meccanismo che crea motivazione anche in chi non è abituato a frequentare questi posti».

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Maurizio Di Lucchio

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