Evolve or Be Extinct. Noi a Mind the Bridge ce lo siamo stampato sulle magliette. E ne abbiamo fatto il sottotitolo del Report che pubblichiamo ogni anno a dicembre in occasione dei Corporate Startup Stars Awards che organizziamo insieme ad ICC e che di fatto sono l’equivalente degli Oscar per l’Open Innovation.
Innovazione, chi non la fa viene “disrupted”
Le imprese che non sanno evolvere perdono il passo, vengono “disrupted”. Da una ricerca che avevamo condotto due mesi fa confrontando l’elenco delle Fortune 500 companies oggi con quello dell’inizio del secolo (qui il link per il download) avevamo trovato un dato che dovrebbe non fare dormire la notte gli amministratori delegati: solo il 41% (2 su 5) sono rimaste.
In altre parole significa che, in meno di venticinque anni, è cambiato radicalmente il panorama industriale. E, data l’intensificazione ed accelerazione del progresso tecnologico, c’è da attendersi cambiamenti ancora più radicali su orizzonti più brevi.
Non tutte le aziende sono strutturate per innovare
Innovare sembra essenziale ma non tutte le aziende si strutturano per farlo. E questo quanto emerge dal report che presenteremo questa settimana a Parigi.
Abbiamo analizzato tutte le Fortune 500 company per capire se, come e quanto utilizzano l’Open Innovation.
Al di là dei dettagli sull’utilizzo dei diversi modelli, emerge un dato che mi ha fatto pensare.
Delle top 500 al mondo, solo il 42% delle aziende adotta un approccio completo e olistico all’Open Innovation, padroneggiando diversi strumenti e pratiche.
La cosa che ha in particolare attirato la mia attenzione è come questa percentuale sia strettamente in linea con quella di cui sopra, ossia con la quota di aziende che hanno mantenuto la loro posizione nell’indice dal 2000.
Sebbene non vi sia alcuna correlazione tra questi due dati, la coincidenza fa pensare. E credo che possa valere la pena monitorare se avere un approccio comprensivo all’Open Innovation possa influenzare positivamente la capacità competitiva (e quindi di sopravvivenza) delle imprese e, di conseguenza, la loro inclusione a medio e lungo termine nel Fortune Global 500.
Due cluster di aziende che fanno open innovation
Nel nuovo report abbiamo identificato due cluster all’interno del Fortune 500 Index.
Gli Open Innovation Leader
Gli Open Innovation Leaders adottano un approccio olistico all’Open Innovation. Tutti utilizzano il modello Venture Client, nella grande maggioranza dei casi supportato da Antenne o Innovation Outposts nei principali hub globali dell’innovazione (Silicon Valley e Israele in primis). Il 90% ha un Corporate Venture Capital (CVC). 3 su 4 hanno comprato almeno una startup all’anno.
Programmi strutturati di Intrapreneurship sono un elemento centrale per l’80% di queste aziende. Tuttavia, si osserva un calo nell’adozione del modello degli Acceleratori, che viene sempre più abbandonato ed integrato nelle pratiche di Venture Client o CVC.
I Corporate Venture Builders restano uno strumento ancora in fase di sperimentazione, essendo utilizzati solo da 1 azienda su 9 di questo cluster.
I Challenger
Queste aziende tendono a fare affidamento sugli strumenti più consolidati, come il Venture Client e i programmi di Intrapreneurship, entrambi adottati da circa il 50% del campione. Possono acquisire startup, ma lo fanno in modo opportunistico piuttosto che come parte di una strategia strutturata di innovazione.
Solo 1 su 5 dispone di un CVC, mentre quasi nessuna di queste sta sperimentando strumenti avanzati come i Venture Builders, riflettendo un approccio più prudente all’Open Innovation.
Più dati (inclusa una analisi sulle modalità di utilizzo dei diversi strumento) all’uscita del Report “The Open Innovation Imperative: Adapting to Stay Competitive – Evolve or Be Extinct Season 2024” che sarà disponibile da mercoledì 4 dicembre per il download. Buona lettura.