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Foia, perché conoscere i dati della PA sarà un’opportunità per cittadini e imprese

Entro fine anno il Freedom of Information Act assicurerà libero accesso ai dati della pubblica amministrazione. Se ne parla in una tavola rotonda il 26 maggio a Forum PA. Per capire cosa cambierà nel rapporto Stato-cittadino e quali saranno i vantaggi per i fornitori degli enti pubblici

Pubblicato il 24 Mag 2016

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Cinquant’anni dopo gli Stati Uniti e a due secoli e mezzo di distanza dalla Svezia, anche l’Italia si appresta ad avere il suo Freedom of Information Act (Foia) o, più chiaramente, una legge che assicuri ai cittadini il libero accesso ai dati della pubblica amministrazione. Il Consiglio dei ministri ha approvato il Decreto Trasparenza, portando l’Italia sullo stesso piano di altri 90 Paesi al mondo. Entro dicembre la legge dovrebbe entrare in vigore, dopo aver sciolto gli ultimi nodi e dopo che l’Anac (l’Autorità nazionale anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone) avrà fatto le sue valutazioni. Al Foia è dedicato un appuntamento di Forum PA2016, la grande manifestazione che si tiene a Roma da oggi al 26 maggio al Palazzo dei Congressi. “Un Foia per l’Italia: prime reazioni e commenti” è il titolo della tavola rotonda che si terrà il 26 maggio dalle 15:00 alle 18:00 per capire potenzialità e criticità del testo di legge nella sua versione finale ma, soprattutto, per coglierne le modalità in grado di farlo diventare un importante strumento per la creazione di un nuovo rapporto tra stato e cittadini. Il rischio, infatti, come spesso accade nel nostro Paese, è che una norma anche innovativa venga poi interpretata come una semplice ulteriore incombenza. Interverranno Roberto Basso, portavoce del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Ugo Bonelli, Consulente Dintec Stati Generali Innovazione, Claudio Canetri, Responsabile Struttura tecnica permanente per le funzioni di programmazione, valutazione e controllo, Segretariato Generale Regione Lazio, Gianni Dominici, Direttore Generale FPA, Fernanda Faini, presidente Circolo dei Giuristi Telematici/Responsabile Assistenza giuridica e-gov e open gov Regione Toscana, Guido Romeo, co-fondatore Diritto di sapere, Rosy Battaglia, giornalista e attivista fondatrice dell’iniziativa Cittadini Reattivi, e Mirella Liuzzi, deputata. Modera Alessandro Longo, direttore responsabile di Agendadigitale.eu e Forumpa.it.

Il tormentato percorso del Foia nasce dall’esigenza di dotare l’Italia di uno strumento di trasparenza contro la corruzione nella pubblica amministrazione, e cresce come risposta al diritto di sapere dei cittadini. Il Foia affonda le sue radici nella legge 241 del 1990 che obbligava le PA a pubblicare i dati solo se coinvolte in processi civili o penali e si sviluppa nel 2013 sotto il governo Monti che introduce, sempre nell’ottica della lotta alla corruzione, il concetto di amministrazione trasparente delle PA, seppur limitato ai dati riguardanti la spesa pubblica e il public recruitment. Ma è solo adesso, a tre anni di distanza, e grazie anche al lavoro di oltre 30 associazioni della società civile riunite nel movimento Foia4Italy, che possiamo finalmente dire che il nostro Paese sta varando un vero e proprio Foia: “Dal diritto alla trasparenza siamo arrivati al diritto della cittadinanza: non importa qual è il motivo o il ruolo che ricopri, in quanto cittadino hai diritto a chiedere i dati che vuoi allo Stato, alle agenzie pubbliche e anche alle società partecipate” spiega Guido Romeo, giornalista, fondatore e presidente dell’associazione Diritto di Sapere e promotore della campagna Foia4Italy. Quindi, dal momento che il testo entrerà in vigore, nessuna pubblica amministrazione potrà sottrarsi alle richieste di informazioni da parte di qualsiasi cittadino. Una conquista che detta così può apparire scontata ma che ha avuto bisogno di molte correzioni e di altre ancora da fare. “Non c’è obbligo di pubblicazione, quindi è il cittadino che deve far richiesta di accesso ai dati e può succedere che non si sappia esattamente cosa chiedere .In più – continua Romeo – in passato c’era un elenco di 47 ambiti in cui le PA erano obbligate a fornire i dati, adesso è stato limato”. Per esempio, gli “interessi economici e commerciali”, le “indagini sui reati”, la “libertà e segretezza della corrispondenza” e la “politica e la stabilità economica dello Stato” sono campi esclusi dall’applicazione del Foia. Ma titoli così generici hanno maglie troppo larghe e potrebbero escludere domande legittime da parte dei cittadini, come la richiesta di dati sugli appalti pubblici. Proprio la definizione delle eccezioni al Foia è uno degli elementi rimasti in sospeso e sui cui Foia4Italy chiede di essere ascoltata, insieme all’Anac. Altro anello debole è la mancanza di sanzioni per le amministrazioni inadempienti o addirittura ostili a fornire i dati. Rispetto alla prima stesura di gennaio è sparito il silenzio-diniego, perciò un eventuale rifiuto dovrà essere motivato. Ma anche se inadempiente nessuna pubblica amministrazione potrà essere sanzionata: “In effetti era previsto un meccanismo sanzionatorio, poi ha prevalso la dottrina Monti: le amministrazioni virtuose e capaci saranno in linea con la legge, le altre ne sono fuori e dovranno impegnarsi a risolvere” spiega Mauro.

Sono comunque molte di più le luci delle ombre, a giudizio di Foia4Italy che in oltre due anni ha raccolto online 88mila firme per la petizione volta a pretendere un testo. Luci anche per le imprese e le startup: “L’articolo 5 del Foia obbliga a pubblicare su soldipubblici, il sito pensato realizzato dall’Agid (Agenzia per l’Italia Digitale) in collaborazione con la Banca d’Italia, tutti i dati relativi all’utillizzo delle risorse pubbliche e il ministro Marianna Madia ha detto che il modello su cui si basa questo sito dovrà diventare uno standard di riferimento per tutta la PA . – continua Romeo – Questo è un ottimo strumento nelle mani di imprese che vogliano fornire servizi e prodotti nel settore delle PA, perché possono vedere quanti soldi vengono spesi e dove”. Se da un lato questo renderà più semplice svolgere business intelligence, l’articolo 9 del Foia potrebbe favorire indagini ancora più approfondite: “Tutto quello che è stato realizzato con i soldi pubblici sarà messo a conoscenza dei cittadini. Questo articolo predispone la pubblicazione di un grande database dei servizi pubblici geolocalizzati. Quindi se prima di investire in servizi correlati voglio sapere quanti nasoni di acqua pubblica ci sono a Roma o dove sono le fermate degli autobus non ho che da chiedere”.

Per capire appieno la portata del cambiamento per imprese e startup si dovrà attendere la stesura finale del Foia e delle modifiche al Cad (codice dell’amministrazione digitale) entrambe allo studio del governo: “Spesso la qualità dei dati non è ancora eccelsa e non tutte le PA sono pronte a digitalizzare i dati. Ma questo è un punto di partenza. Se ripensiamo dove eravamo solamente nel 2009 vediamo che abbiamo fatto passi enormi. Comunque – conclude Romeo – l’importanza del Foia per l’economia sarà rilevante. Sarà uno di quei casi in cui rispettare un diritto sarà servito anche a generare sviluppo”.

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