FORMAZIONE

Flexa, la piattaforma del MIP per l’apprendimento continuo (e l’open innovation)

La piattaforma della business school del Polimi, sviluppata con Microsoft e B.Digital, entro fine anno sarà aperta a tutti. Permetterà di autovalutare il proprio percorso professionale e acquistare formazione on line. Le aziende invece potranno cercare talenti ma anche aprirsi a competenze esterne per fare innovazione

Pubblicato il 26 Mar 2019

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Una piattaforma digitale per l’apprendimento continuo che è anche uno strumento di open innovation. Vuole essere questo Flexa, lanciata dal MIP, la Graduate Business School del Politecnico di Milano, in partnership con Microsoft e B.Digital, startup nata nel 2017 come spinoff di Blueit.

L’innovazione è una questione culturale almeno quanto tecnologica. Cultura vuol dire informazione, conoscenze, competenze. Una scommessa per chi lavora, per le aziende alla ricerca di nuovi profili professionali ma anche per i centri di formazione di eccellenza, ormai da tempo impegnati a trovare nuove modalità di produzione e distribuzione dei propri servizi. Il MIP, che sul digital learning ha cominciato a puntare nel 2014, rilancia con Flexa, la prima piattaforma del genere a livello internazionale sviluppata da una business school. Un progetto importante da circa 3 milioni di euro che ha cominciato a muovere i primi passi con obiettivi ambiziosi.

Una piattaforma per le competenze digitali

Flexa è e sarà sempre di più una sorta di digital mentor che, grazie al lavoro dell’intelligenza artificiale, permette da una parte di autovalutare e migliorare il proprio bagaglio di competenze per adeguarsi alla domanda di mercato; dall’altra di indivuare i migliori talenti. Dalla formazione continua quindi alla gestione più evoluta delle risorse umane in azienda. “In base a una valutazione precisa degli skill acquisiti, del tempo a disposizione e degli obiettivi di carriera, la piattaforma suggerisce contenuti ed eventi di approfondimento, in smart learning e non, aiuta a creare un network di relazioni adeguato e permetterà presto alle aziende di trovare il candidato ideale”, spiega Federico Frattini, Associate Dean per la Digital Transformation del MIP.

Federico Frattini, Associate Dean per la Digital Transformation del MIP.

MIP e Flexa: come funziona la piattaforma

Per adesso Flexa è riservato solo agli studenti del MIP, circa 700. Entro l’estate sarà aperto a tutti gli Alumni, gli ex studenti. Entro fine anno chiunque potrà creare un proprio profilo. A quel punto la piattaforma sarà una sorta di Linkedin molto verticale sui profili hitech con un modello fremium in cui alcune funzionalità di base saranno gratuite e altre, come per esempio diversi momenti di formazione, si pagheranno. Ci saranno ovviamente anche le aziende: “Potranno collaborare con la Business School alla formazione dei dipendenti e a campagne di recruiting mirate, basate su un’accurata profilazione dei candidati, così da ottenere il perfect match tra domanda e offerta di lavoro», anticipa Frattini, che aggiunge: “Questa piattaforma sarà anche uno strumento per l’open innovation, perché permetterà di aprisi a contributi e competenze diverse da quelle interne all’azienda. E sarà molto utile anche per le startup e gli incubatori, che spesso faticano a trovare i profili necessari per le loro attività”. Il target è di avere a regime circa 500 aziende, che pagheranno una fee annuale: dei profili privati potranno vedere solo quello che chi si iscrive decide di rendere visibi

Flexa e l’intelligenza artificiale

Alla base di Flexa ci sono il cloud di Azure e le funzionalità di analisi e AI di Microsoft: il “digital mentor” è in grado di suggerire “pillole” di formazione quotidiana con una serie di contenuti da approfondire (articoli di stampa, video, webinar, eventi, corsi erogati da fonti certificate come Business School e Università prestigiose, nazionali e internazionali), ma profili simili con cui entrare in relazione in modo da espandere il proprio network professionale e creare community, fino all’individuazione di start-up con cui collaborare in base al proprio profilo.

Il ricorso all’intelligenza artificiale permette anche di ridurre l’overloading di cui siamo tutti vittime. “In un sistema caratterizzato da un eccesso di informazioni che rende difficoltoso prendere le decisioni più giuste per la propria carriera è necessario ridefinire il ruolo della formazione accademica, che può e deve essere trasferita alla società a un costo sostenibile”, osserva Frattini. L’intelligenza artificiale può aiutare a farlo. “In un momento di stagnazione economica come quello attuale, rappresenta un’opportunità enorme per il nostro Paese. È stato calcolato infatti che l’AI in Italia possa contribuire a far crescere il PIL dell’1% con un impatto significativo in tutte le industrie e mercati”, ricorda Fabio Moioli, Direttore Divisione Enterprise Services di Microsoft Italia. Ma per usare bene l’intelligenza artificiale come ogni tecnologia bisogna avere le giuste competenze adeguate: l’Italia purtroppo è uno dei Paesi con il più forte skills mismatch, ovvero il divario tra le competenze richieste dal mercato del lavoro e quelle realmente disponibili. “Essendo Flexa stessa basata sull’AI, è un chiaro esempio dell’impatto dell’Artificial Intelligence nel settore HR”, conclude Moioli. “Una volta che la piattaforma sarà estesa alle aziende, aiuterà le Risorse Umane a effettuare selezioni sempre più precise e accurate in tempi più rapidi”. Se ci saranno sul mercato le competenze richieste…

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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