Abilitare una gestione delle risorse idriche più efficiente e sostenibile, individuare le inefficienze dell’infrastruttura e utilizzare il monitoraggio del suolo per prevenire rischi idrogeologici e incendi, tutto grazie a una tecnologia non invasiva per il suolo. È questa la ricetta di Finapp, startup innovativa e spinoff dell’università di Padova, fondata nel 2019 da Luca Stevanato con altri due ricercatori, Marcello Lunardon, Sandra Moretto e l’imprenditore Angelo Amicarelli.
Un team che è riuscito a rivoluzionare il monitoraggio delle risorse idriche con la sua sonda CRNS (cosmic ray neutrons sensing), che sfrutta i raggi cosmici per misurare il contenuto di acqua nel terreno, nella biomassa e nella neve.
Dalla ricerca al mercato: perché la sonda di Finapp rivoluziona il rilevamento delle perdite idriche
Quando si parla di innovazione, spesso si sottolinea la difficoltà di fare trasferimento tecnologico, ovvero di trasformare i risultati raggiunti all’interno dei centri di ricerca o dei laboratori universitari in applicazioni concrete e apprezzate dal mercato. Una sfida che Finapp ha affrontato grazie a una sonda che risolve le inefficienze legate alla rilevazione delle perdite idriche.
Tra gli strumenti più utilizzati per questo monitoraggio ci sono i geofoni, che consentono di individuare il punto di perdita grazie all’attività acustica, seguendo quindi il rumore della tubazione in perdita.
“Questo metodo può andare bene quando si tratta di tubature vecchie, quindi in metallo, ma non è efficiente nel caso delle tubature nuove, in plastica”, spiega Luca Stevanato, Ceo dell’azienda.
Non si tratta di una tecnologia nuova: il ruolo dei raggi cosmici in questo tipo di applicazioni era infatti noto da tempo. Tuttavia, a mancare era uno strumento che rendesse questa tecnologia accessibile a tutti.
“Parliamo di strumenti alti solitamente due metri, il cui peso si aggira intorno ai 60kg e il cui prezzo è piuttosto alto. La nostra sonda, invece, ha un’altezza di 20 cm e pesa solo due chili. Quello che abbiamo fatto, quindi, è stato lavorare sull’hardware per renderlo maneggevole e più facile da utilizzare. Questo ha fatto sì che anche in termini di prezzo il prodotto è molto competitivo sul mercato”, aggiunge Stevanato.
Nuovi finanziamenti
E il mercato, anche per il particolare momento storico in cui ci troviamo, ha reagito con interesse. A luglio 2022 l’azienda ha infatti concluso un round di finanziamenti da 1,2 milioni di euro che ha visto anche l’ingresso nel capitale sociale di Crédit Agricole Italia e Tech4Planet, il Polo di Trasferimento Tecnologico promosso da CDP Venture Capital. Realtà che si sono aggiunte alla partecipazione di Progress Tech Transfer, il fondo lanciato da MITO Technology e dedicato alla valorizzazione delle tecnologie nel campo della sostenibilità.
“Questo round di finanziamenti ci aiuterà a uscire dalla fase iniziale e continuare nel nostro percorso di crescita. Le opportunità ora sono tante, sia grazie ai fondi del PNRR che a causa degli effetti dei cambiamenti climatici sulla disponibilità delle risorse idriche, che ci impongono di agire prontamente”, spiega Stevanato.
I progetti sul territorio
Nel corso del 2022 l’azienda ha già lavorato a progetti concreti sul territorio nazionale, come quello portato avanti con il Comune di Issogne (in Valle d’Aosta) per rilevare le perdite nel sistema idrico del paese. Un progetto realizzabile proprio grazie alle ridotte dimensioni della sonda, oltre che a un approccio efficiente nella mappatura: la sonda è infatti solitamente equipaggiata sopra ad un veicolo – e ciò consente di velocizzare l’operazione perché la mappatura avviene anche viaggiando a una velocità di 50km/h (ed è così possibile mappare fino a 200km di rete al giorno) – ma, nel caso di strade dove la circolazione su veicolo è difficoltosa, la sonda può essere trasportata tramite uno zaino o un carrellino mobile.
I dati ricavati sono stati poi organizzati in una mappa digitale che ha permesso al comune di andare a indagare la presenza di falle nell’acquedotto nei punti dove la sonda ha rilevato un’alta probabilità di perdita. Dai primi test è emersa un’accuratezza che supera il 75%, rendendo la sonda di Finapp la soluzione più precisa presente sul mercato.
Altro progetto avviato dall’azienda riguarda invece la Regione Veneto, dove la sonda dovrebbe essere utilizzata per il rilevamento del “snow water equivalent”, vale a dire dell’acqua presente nella neve. Un dato importante in quanto aiuterà le amministrazioni comunali a prevedere la quantità di acqua a disposizione in primavera e quindi a regolare l’erogazione del servizio di conseguenza.
Nuove applicazioni e internazionalizzazione: gli obiettivi per il 2023
Oltre a queste applicazioni, il team di Finapp sta già sviluppando progetti nell’ambito della valutazione e della prevenzione del rischio idrogeologico e nella prevenzione degli incendi.
“La quantità di acqua presente in un terreno ci aiuta a capire se quel terreno è troppo secco – e quindi esposto al rischio di incendi -, oltre che a valutare la probabilità di frana e smottamenti, poiché si tratta di un fattore d’innesco”, spiega Stevanato.
Diverse applicazioni che possono aiutare le amministrazioni (ma anche realtà del privato) a gestire i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, da infrastrutture inadeguate e una scorretta gestione del suolo.
“Il potenziale è tanto, la tecnologia c’è, ora la vera sfida è farla conoscere, portarla nel mondo”, aggiunge.
Ed è questo uno degli obiettivi che l’azienda si è posta per l’anno in corso – e cha l’ha portata già ad avere contatti in Francia e in Australia -, oltre a quello di consolidare la crescita degli ultimi anni.
Dall’inizio del progetto, infatti, l’organico dell’azienda è cresciuto dai componenti iniziali fino a raggiungere un organico di dieci persone, con sei ulteriori risorse che si aggiungeranno entro fine anno. In termini di fatturato l’azienda invece è cresciuta dai 70.000 euro registrati nel 2021 ai 350.000 dello scorso anno e per il 2023 conta di raggiungere il traguardo del suo primo milione di euro di fatturato.