Durante la mia esperienza con le multinazionali estere, e principalmente in quella che ho sempre definito una fabbrica dell’innovazione, ho toccato con mano, e sperimentato, la cultura del “fail fast” (= fallire velocemente). Oggi vorrei cercare di analizzare questo concetto relativamente ad una buona leadership.
In pochissime parole il fail fast è un concetto rubato al mondo IT della progettazione dei sistemi e portato nel mondo aziendale. Tale concetto prevede che si riesca a capire in brevissimo tempo se un’idea, un progetto, un modello di business possano essere o meno dei successi. Come lo si fa? Sperimentando.
Ma cosa c’entra il fail fast con la leadership? A chi ha lavorato con questo mindset sembrerà abbastanza ovvio, ma per chi non lo ha mai neanche sentito nominare potrebbe risultare non immediato. In Italia poco spesso ho sentito parlare di fail fast, e men che meno da imprenditori e dirigenti di azienda, a meno che non particolarmente illuminati. A mio modesto parere, questa deve essere una caratteristica essenziale di ogni leader che voglia essere portatore di una cultura di impresa innovativa.
Abbiamo più volte sentito dire che un’azienda è fatta da persone, che un’azienda innovativa si basa sulla capacità di innovare e creativa dei propri dipendenti. Un’azienda fatta di persone che innovano è anche disposta ad andare incontro a dei rischi, ed ottimizzarli e capire se stiamo seguendo la strada giusta o meno è fondamentale. Ma un’azienda che va incontro a dei rischi, è un’azienda che sperimenta e prende decisioni in merito. Quindi se l’azienda è fatta di persone che sperimentano, e di dirigenti che decidono se seguire la strada intrapresa o meno, abbiamo creato il nostro filo diretto: “fail fast leadership”.
Infatti, sono proprio i leaders aziendali, responsabili dei budget e delle attività dei team, che sono chiamati a capire come individuare le attività ad alto ritorno di investimento e a prendere le decisioni necessarie. Alcuni dicono che il fail fast sia una filosofia aziendale, ma personalmente reputo che sia un’ulteriore soft skill del leader, che viene poi tradotto in una metodologia aziendale formale. Quindi il leader diventa responsabile anche di instaurare questa cultura del fallire velocemente. Tale cultura deve essere espressione diretta di una azienda dove le sperimentazioni, prerogativa dell’innovazione, siano strutturate in modo tale da dover passare dei “punti di controllo”, o essere verificate costantemente, tramite strumenti facili e intuitivi, che permettano di validare il risultato migliore e più promettente, e definire le caratteristiche principali del nuovo prodotto o servizio, per industrializzarli e portarli sul mercato.
In conclusione il buon leader si deve anche dotare di questo ulteriore soft skill, ovvero saper gestire una metodologia che aiuti oltre che a sperimentare, anche a capire subito se una strada sia meglio di un’altra, e decretare il fallimento di un progetto qualora non risulti un buon investimento in termini di risorse, tempo e denaro.