È un’azienda di telecomunicazioni in forte espansione che negli ultimi due anni ha continuato ad investire e ha quadruplicato il numero degli addetti: adesso è alla ricerca di 41 persone da inserire nell’area tecnica e di marketing, eppure, nonostante la crisi e l’alto tasso di disoccupazione in Italia, sta incontrando qualche difficoltà. “Su certi profili tecnici facciamo fatica a individuare le persone giuste, cerchiamo gente di talento, ma la media è uno su cento” dice a EconomyUp Luca Spada, presidente e principale azionista di NGI SpA, operatore pubblico di telecomunicazioni specializzato nei collegamenti a internet in banda ultralarga per il mercato residenziale e delle imprese. NGI è proprietaria del marchio Eolo, rete wireless fissa per l’accesso a Internet a banda ultralarga più estesa in Italia e tra le principali al mondo con copertura di oltre 4300 comuni in 11 regioni italiane. È usata nelle zone afflitte da digital divide, dove cioè di collegamento a Internet non c’è nemmeno l’ombra (montagne isolate, località sperdute, rifugi alpini ecc. ecc.) ma si sta affermando anche in aree meno “estreme”, per l’utenza domestica e per il business aziendale.
Dietro c’è una storia affascinante e in qualche modo avventurosa, perché Spada è stato tra i pionieri di Internet in Italia e, tra le altre cose, ha contribuito a far tornare in Italia un’azienda che era volata all’estero.
Classe 1973, una passione per i computer sin dagli 8 anni, studente a Ingegneria delle telecomunicazioni al Politecnico di Milano, nel 1991 fonda insieme ad altri 3 soci Db-Line Srl, società di distribuzione di videogame e accessori per Commodore Amiga. Fino al 1994 gestisce la BBS Fidonet “SkyLink BBS” che diventa in poco tempo il maggiore punto di scambio software al mondo per Commodore Amiga.
Nel frattempo, ventenne, decide di percorrere gli Stati Uniti per vedere come funzionavano i primi Internet provider e, al rientro, fonda “SkyLink Srl“, uno dei primi ISP nati in Italia che diventa partner esclusivo di I.NET SpA per la Provincia di Varese. Nel 1999 fonda NGI, società attiva nel gaming e digital entertainment online e innovativo Internet Service Provider specializzato in connettività ad alte prestazioni. L’anno dopo il 51% di NGI viene ceduto a I.NET in cambio delle sue strutture tecnologiche.
Nell’autunno 2006 arriva l’”illuminazione” di Eolo, servizio chiamato così in onore del dio del vento. Tutto nasce da un problema molto pratico che si trasforma in gigantesca opportunità di business. Abitando a Morosolo, in provincia di Varese, in aperta campagna, Spada non aveva il collegamento a Internet. “Ho pensato di accordarmi con un mio vicino di casa (poi diventato azionista di Eolo, ndr) che si trovava nella stessa situazione di digital divide” spiega. Così dalla sua azienda di Gazzada Schianno, la Elmec, dove invece la banda larga arrivava, ha “sparato” il segnale a una stazione radio base collocata sul tetto di un albergo diroccato e da lì ha ritrasmesso la linea verso le abitazioni. Ponti radio, insomma. La sera stessa navigava con banda larga a 20Mb al secondo. Nel 2006 la sperimentazione, nel 2007 il lancio del servizio. Spada ha affittato ripetitori di Rai Way, di Mediaset, di privati e dove non esistevano ne ha installato di propri. Ed è cominciata la “colonizzazione” di Eolo in Italia.
Nel 2008 arriva lo straniero. British Telecom (BT) lancia un’Opa (Offerta pubblica di acquisto) su I.NET e la acquisisce. Così facendo diventa anche proprietaria del 51% di NGI. Ma Spada non ci sta, rivuole il suo gioiello per sé. Nel 2010 inizia le trattative con BT per riacquistare la parte di NGI che non era più sua (ed era diventata di BT) e il 4 aprile 2012 viene conclusa l’operazione di buyout. Spada, assieme al Gruppo Elmec (società informatica/system integrator della provincia di Varese), rilevano NGI da BT. Dall’aprile 2012 NGI è al 100% a capitale italiano. La società oggi è al 55% di proprietà di Luca Spada e al 45% del Gruppo Elmec. Un’azienda nata in Italia e che è tornata italiana.
Oggi Eolo – sarà merito anche del nome – va a gonfie vele e ha surclassato Telecom Italia nelle prime gare d’appalto indette dal governo per portare Internet sul 99% del territorio nazionale entro il 2015, obiettivo inderogabile fissato dalla Commissione europea: ha già vinto le commesse per Liguria, Emilia Romagna, Umbria e Marche. “Entro la fine del 2015 – dice il presidente di NGI – saranno installati 1000 nuovi ripetitori. È previsto un investimento di quasi 40 milioni di euro di cui la metà la mettiamo noi, l’altra metà il Ministero per lo Sviluppo economico”.
Poi spiega perché un cliente dovrebbe scegliere di abbonarsi a Eolo invece che a qualche competitor più pubblicizzato. “La nostra rete è interessante per coloro che non sono serviti da infrastrutture via cavo, ma più del 60% dei nostri clienti viene dal cavo e gli ha detto addio perché la qualità delle connessioni è in lento calo. Più della metà dei nostri clienti non sono in zona digital divide. Il nostro limite è che non riusciamo a scalare in zone densamente popolate, perché abbiamo a disposizione solo una certa quantità di spettro elettromagnetico”.
L’idea sembra effettivamente piacere al mercato: ogni mese ci sono 4500 nuovi clienti in più. Basata a Busto Arsizio, l’azienda punta molto anche sulla ricerca. Da tre anni ha un suo laboratorio interno di Ricerca e Sviluppo e questo ha contribuito a farla crescere. “Negli ultimi due anni – prosegue – abbiamo assunto 120 persone e ora ne stiamo cercando altre 41”.
Una quindicina sono figure tecniche, dai tecnici che seguono le installazioni degli apparati di rete radio sul territorio ai progettisti dell’infrastruttura radio territoriale, dai tecnici apparati di rete/networking agli sviluppatori. Altre sei figure sono nell’area commerciale e di marketing. Un’altra figura professionale ricercata è nelle Risorse Umane, una nella gestione acquisti. Inoltre è richiesto un assistente di direzione. Il tutto disseminato in varie Regioni d’Italia del Centro-Nord.
Ci sono poi in palio 17 stage retribuiti: 10 nell’Help desk tecnico, 5 nel Customer Service, due nel magazzino/logistica. “Puntiamo ad assumere gli stageur al termine del periodo di apprendistato – chiarisce Spada – ovviamente se hanno dimostrato di possedere i requisiti necessari, perché sarebbe uno spreco di risorse e denaro formare queste persone per tre o sei mesi e poi lasciarle andare”.
“Siamo tra i pochi che stanno assumendo – ribadisce – eppure su certi profili tecnici facciamo fatica a trovare persone, per esempio gli addetti alla manutenzioni di impianti o gli sviluppatori. Cerchiamo la persona di talento, che apprende in maniera veloce la specificità del nostro lavoro. Uno sviluppatore talentuoso dà un valore aggiunto molto più, che so, di un addetto a un call center. Se l’addetto al call center è bravo ti farà un lavoro doppio rispetto a un altro, ma se uno sviluppatore è bravo ti restituisce dieci volte quello che ci hai investito. La soluzione? Vedere tanti candidati. Perché alla fine uno su cento ce la fa”.