Elezioni USA 2024: da che parte sta la Silicon Valley? Ne abbiamo parlato con Marco Marinucci, CEO di Mind the Bridge, che da oltre vent’anni vive in California, nella puntata di sabato 2 novembre di Innovation Weekly insieme a Giovanni Iozzia.
Ne sono venuti fuori diversi spunti utili per capire che aria tira in California e negli Stati Uniti in occasione dell’incerto Election Day del 5 novembre.
Elezioni Usa 2024, come si è preparata la Silicon Valley?
“C’è un’aria pesante. È la quarta elezione che vivo qui, la seconda da cittadino. La polarizzazione è forte; si percepiva già otto anni fa, ma oggi è estrema, anche perché ampiamente cavalcata dai media.”
Come si schiera il “mondo del tech”?
“La California è tradizionalmente schierata. Al suo interno la Silicon Valley è sempre stata un bastione democratico, quasi monotematico, e quindi, sotto alcuni punti di vista, poco interessante visto che è storicamente mancato di fatto il dibattito.”
Oggi, tuttavia, il panorama è più complesso e ben diverso di quello di qualche anno fa. Elon Musk, pur vivendo ormai lontano dalla Bay Area (tra il Texas e Los Angeles), è diventato il fulcro di un fronte conservatore e, dietro a lui, oltre a VCs iconici come Marc Andreessen e Ben Horowitz, c’è il gruppo noto come PayPal Mafia tra cui persone come David Sachs e Chamath Palihapitiya – molto visibili e rilevanti grazie al podcast – All-In, oltre a Peter Thiel (che storicamente era l’unico schierato anche nelle precedenti elezioni. anche se oggi ha fatto, se non un passo indietro un passo laterale).
Non mancano, anche dentro la Pay Pal Mafia, voci discordanti come Reid Hoffman (fondatore di Linkedin) che è invece stabilmente schierato dalla parte democratica.
Elezioni USA 2024, la polarizzazione nel mondo tech
Nonostante l’influenza di questi nomi illustri non cambi le sorti del voto californiano, le loro posizioni hanno influenzato dibattito nazionale. La polarizzazione, insomma, ha iniziato a permeare anche il mondo del tech, finora distante da queste dinamiche.
“La novità per la Silicon Valley è che si è sviluppato un dibattito soprattutto su alcuni temi molto tecnici che interessano soprattutto gli investitori: in primis l’aspetto della tassazione dei capital gain e della regulation, in particolare i crescenti filtri della Federal Trade Commission sulle acquisizioni. Si glissa invece su posizioni più ideologiche, anche perché credo che il movente siano interessi personali, economici”.
Prevale il confronto sempre più conflittuale, spesso violento
In Italia alcuni giornali hanno intitolato “Silicon Valley in fondo a destra” e “I monarchi high tech padroni del voto. Ebbra di denaro e potere una nuova generazione di imprenditori digitali predica il superamento della democrazia”. E’ vero, chiede Giovanni Iozzia?
“No, la democrazia non è a rischio. La vera questione è l’implementazione della democrazia stessa: modalità di confronto sempre più conflittuali (inclusa l’istigazione alla violenza) stanno prendendo piede, un fenomeno relativamente nuovo negli Stati Uniti, mentre in altri Paesi sono diffuse e in qualche misura digerite tra i cost of doing politics. Il resto sono esagerazioni mediatiche. Anche nel giornalismo alla fine il principio è lo stesso: follow the money, dove gli incentivi sono avere più pagine lette, numero di ore guardando la televisione.”
Quali saranno le politiche economiche dopo il voto?
Entrambe le campagne elettorali, d’altra parte, rimangono “blurry” sui dettagli delle loro rispettive politiche economiche, enfatizzando soltanto le macrotendenze (defiscalizzazione da un lato, regolamentazione dall’altro).
La vera domanda è, una volta insediato il nuovo Presidente, quale sarà concretamente la politica economica e quanto si spingerà (o meno) la regolamentazione.
Ma qui dobbiamo aspettare l’esito del voto, la cui partita si giocherà, come al solito, non in California ma negli Swing States. La Silicon Valley e gli attori del tech (ormai come quelli dello spettacolo) si sono schierati, ma con meno concentrazione rispetto al passato.