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Elezioni 2018, il ritardo delle scaleup italiane in Europa: poche imprese e con pochi capitali

Le sorelle maggiori delle startup in Italia sono soltanto 135 e hanno raccolto in tutto 970 milioni di dollari: un divario abissale non solo con UK, ma anche con Francia, Germania e Spagna. Ecco tutti i numeri del report “Scaleup Italy” della Startup Europe Partnership. Sui quali la politica dovrebbe riflettere…

Pubblicato il 07 Feb 2018

scalescale

L’Italia è molto indietro rispetto ai principali Paesi europei per numero di scaleup e per investimenti in queste imprese considerate le sorelle maggiori delle startup. Siamo soltanto undicesimi nella classifica europea, con un profondo divario rispetto alla regina dell’ecosistema, la Gran Bretagna, ma molto lontani anche da Germania e Francia. Il governo che verrà, all’indomani delle elezioni del 4 marzo, dovrà in qualche modo tener conto di quanto poco rinfrancante sia lo scenario fotografato da Mind the BridgeStartup Europe Partnership (SEP) in partnership con Agi nel SEP Monitor “Scaleup Italy” 2017. Già il presidente di Mind The Bridge e SEPAlberto Onetti, in questa intervista a EconomyUp, aveva richiamato l’attenzione sulla necessità di finanziamenti pubblici per l’imprenditoria che sta nascendo e si sta sviluppando. Ora, dati alla mano, il suo appello – rivolto nell’ambito dell’iniziativa questa intervista del Gruppo Digital360 – appare ancora più motivato. Le giovani imprese innovative, startup cresciute, che cercano di farsi strada in Italia sono pochissime e hanno pochissimo denaro a disposizione. La politica dovrebbe riflettere su questi numeri. Intanto vediamoli insieme, cercando di capire di cosa di parla.

CHE COS’È UNA SCALEUP – Le scaleup sono startup che attraversano una fase di crescita in termini di dimensioni, fatturato e investimenti e sono portate ad espandersi fuori dal Paese di origine tramite partnership strategiche con grandi aziende In sostanza si tratta di imprese che hanno dimostrato di essere scalabili e che hanno già raccolto significative validazioni di mercato, passando dalla definizione del proprio modello di business all’execution, ovvero alla realizzazione concreta.

CHE COS’È LA STARTUP EUROPE PARTNERSHIP (SEP)

È una piattaforma per sostenere l’internazionalizzazione delle imprese innovative ed è a prima realtà dedicata alla crescita delle startup a livello Ue, nata sulla scia degli obiettivi evidenziati dallo Start Up Manifesto elaborato dallo Startup Europe Leaders Club. La coordinano l’italo-americana Mind the Bridge (organizzazione non profit nata nel 2007 ed operativa fra l’Italia e San Francisco) e la fondazione per l’innovazione inglese Nesta. Fra i suoi sostenitori istituzionali ci sono tra gli altri l’European Investment Bank Group, la Cambridge University, la IE Business School e l’università tedesca HIIG Berlin. La sua missione è aiutare in modo concreto le imprese nascenti a farsi spazio sui palcoscenici globali, sostenendo e facendo scalare verso l’alto (sia in termini di dimensioni sia economici) quelle startup sorte nel campo delle nuove tecnologie e in grado di competere a livello internazionale. Periodicamente SEP pubblica rapporti sullo stato delle scaleup in ciascun Paese dell’Unione europea. Questa è stata la volta dell’Italia.

TUTTI I NUMERI DI SCALEUP ITALY

Come detto, L’Italia è all’11° posto nell’Europa continentale sia per numero di scaleup che per capitale raccolto.  Le scalup italiane sono 135 e hanno raccolto in tutto 970 milioni di dollari.  In proporzione sono 0,2 scaleup ogni 100mila abitanti. Dal 2010 sono state effettuate 94 exit. (A questo link il rapporto completo)

Il divario con il Regno Unito, in cima alla classifica, è abissale. Rispetto al “Bel Paese”, UK è riuscito a sfornare un numero di scaleup 10 volte superiore che complessivamente è riuscito a raccogliere 22,4 volte più investimenti. Anche Germania e Francia figurano molto distanti da noi, disponendo di un bacino di scaleup oltre 3 volte superiore. Il divario è ancora più ampio se consideriamo il capitale raccolto. A partire dalla fine del 2016, le scaleup tedesche hanno raccolto complessivamente oltre 11 volte più capitale rispetto a quelle italiane, le scaleup francesi 7 volte tanto (questi dati non includono il nuovo Piano del presidente Macron per l’innovazione che promette 10 miliardi di euro di investimenti).

Anche la Spagna sembra difficile da raggiungere, non soltanto per il numero di scaleup (207 contro le 135 italiane) ma soprattutto in termini di capitale raccolto. Le scaleup spagnole sono state in grado di raccogliere 2,8 miliardi di dollari contro 0,9 miliardi di dollari raccolti dai colleghi italiani. Il divario è di oltre 3 volte.

La situazione italiana sembra ancora peggiore se i dati vengono rapportati al PIL e alla popolazione: l’Italia è ben al di sotto della media europea di 0,9 scaleup ogni 100.000 abitanti e dello 0,32% del capitale raccolto rispetto al PIL. Insieme a Polonia e Austria occupa gli ultimi posti della classifica.

L’ecosistema italiano è nato relativamente tardi rispetto agli altri ecosistemi europei, come si vede nel grafico sotto, ma ha mantenuto ritmi lenti ed è dominato in prevalenza da scaleup di piccole dimensioni: l’86% delle scaleup italiane ha raccolto finanziamenti tra 1 e 10 milioni di dollari.

Di circa 1 miliardo di dollari raccolto, l’85% è stato raccolto da Venture Capital e investimenti privati, il restante 15% tramite IPO di 9 aziende che si sono quotate in borsa.

Il 78% dei round di investimento è guidato da investitori italiani, il 9% da altri investitori europei, l’8% da statunitensi. Ma i round finanziari guidati dagli investitori italiani sono di dimensioni più ridotte in valore (2 Milioni di dollari in media contro i 5.6-10 raccolti dagli investitori stranieri).

Yoox resta l’unica grande scaleup italiana: il gigante fashion-tech ha raccolto 190 milioni di dollari e rappresenta circa il 20% del capitale totale raccolto dalle scaleup italiane. Va tuttavia ricordato che, proprio di recente,  Yoox Net-A-Porter è stato acquisito dal gruppo svizzero Richemont. 

Le scaleup emergenti in Italia sono FacilityLive, MoneyFarm, Musement, Mosaicoon, Cloud4Wi.

Sul fronte delle exit, le principali nel 2016 sono state quelle di PizzaBo, YogiTech, Fabtotum, Solair, Plat.one, 20Lines.

Diffuso il fenomeno delle “dual companies”, ovvero di quelle startup italiane (22, equivalenti al 16% del totale) che, seguendo il modello avviato da Funambol e Decisyon, hanno spostato l’headquarter all’estero pur mantenendo lo sviluppo in Italia. Queste 22 scaleup hanno raccolto in media 11,8 milioni di dollari – il 24% del capitale totale raccolto dalle scaleup italiane – contro i 6,3 milioni raccolti dalle scaleup che sono rimaste in patria. Il modello “dual companies” per l’Italia sembra quindi funzionare.

In linea con precedenti ricerche, anche l’ecosistema italiano non presenta particolari specializzazioni. Il settore e-Commerce (19%) guida in termini di volumi, seguito da Fintech (10%) e Digital Media (9%). In termini di capitale raccolto, il settore fashion-tech è chiaramente guidato dal gigante Yoox (190 Milioni di dollari da solo); l’e-Commerce segue al secondo posto con 150 milioni di dollari (16%) mentre l’advertising si colloca sul terzo gradino del podio con poco meno di 85 milioni (9%).

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