DIGITAL TRANSFORMATION

Effetto pandemia sui siti: la corsa delle aziende all’ecommerce e al  web “democratico”

L’emergenza sanitaria sta spingendo a un aumento del ricorso al sito web. Ecco perché una user experience immediata e costi contenuti sono sempre più importanti per imprese e commercianti

Pubblicato il 24 Feb 2021

Flazio e la democratizzazione del web

Non solo la pandemia ha avuto un ruolo importante nella spinta alla digitalizzazione, ma si può parlare addirittura di democratizzazione del web. Perché? Lo spiega Flavio Fazio, cofounder e CEO di Flazio.com, società che permette ad aziende, società di eCommerce e anche ai singoli individui di creare un sito in modo estremamente facile e a costi contenuti. Qualcosa che soltanto pochi anni fa era impensabile. “La vertiginosa crescita di Internet nel mondo e in particolare in Italia – spiega – è stata possibile grazie anche a soluzioni come la nostra che hanno standardizzato il processo di creazione di un sito e lo hanno reso semplice come gestire una pagina Facebook. E il prezzo è super democratico. Per questo dico che stiamo contribuendo a democratizzare il web”.

Flazio Fazio, CEO di Flazio

L’impennata nell’uso della rete in pandemia

Nella primavera 2020 l’Agcom, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ha rilevato un potente incremento del traffico sulla rete fissa:+90% a marzo e +80% ad aprile rispetto agli stessi periodi del 2019. Dopo una diminuzione dell’uso della rete fissa e dell’aumento di quella mobile durante l’estate (ad agosto + 49% rispetto all’anno precedente), a settembre si è tornati a livelli elevati e superiori a quelli del 2019: +33% per la rete fissa e +46% per la mobile. I lockdown e le misure contenitive per frenare il Covid19 hanno praticamente costretto le persone a trascorrere più tempo online e a fare acquisti in rete.

L’ecommerce relativo agli acquisti di prodotto è infatti cresciuto del 31%, l’incremento annuo più alto di sempre (+5,5 miliardi di euro), fino a raggiungere quota 23,4 miliardi. In valore assoluto, rileva l’Osservatorio eCommerce B2c promosso  dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, i tre comparti che hanno contribuito maggiormente alla crescita sono Food&Grocery (+1,1 miliardi di euro), Informatica ed elettronica di consumo (+1 miliardo) e Abbigliamento (+700 milioni).

Questo aumento nell’utilizzo di Internet, e parallelamente degli acquisti online, ha causato un’impennata nelle ricerche relative alla creazione di siti. Aziende, hotel, strutture ricettive, ma anche studi medici e palestre si sono trovati nella necessità di allestire un luogo virtuale dove accogliere i clienti, gestire le prenotazioni, vendere i loro prodotti. Uno strumento automatico come Flazio ha dato modo di assorbire l’accresciuta domanda di realizzazione di siti eCommerce. Senza, sarebbero state numerose le attività che non avrebbero avuto la concreta possibilità di mettere in piedi la loro attività online.

L’effetto Covid19 sui siti web

Il primo sito web risale al 1991. L’anno dopo nel mondo c’erano ancora soltanto 10 siti, ma gradualmente la crescita è diventata esponenziale: nel 2004 era già stata raggiunta quota 51 milioni. Oggi sono quasi 200 milioni i siti web attivi nel mondo. Eppure, per quanto possa sembrare strano, fino a pochi mesi fa diverse realtà aziendali e commerciali in Italia non possedevano un proprio sito. “Solo quando si sono trovati con le spalle al muro a causa dell’emergenza sanitaria e dei conseguenti lockdown, sono corsi a farsi il sito online. In questo senso la pandemia ha avuto un ruolo di propulsione e ha rappresentato un gradino in più verso la digitalizzazione. Soprattutto in Italia, che su questo fronte era indietro rispetto al resto dell’Europa” dice Flavio Fazio. I numeri di Flazio.com lo confermano: a marzo 2020 ha registrato un picco di richieste dall’Italia del +200%, un dato che non è più sceso nel resto dell’anno, mentre Gran Bretagna e Spagna sono cresciute del +50%.

“Il sito web è il fiume, i social network i suoi affluenti”

Il sito web, insomma, si è riappropriato del suo primato, che in realtà non aveva mai perso ma che si è rafforzato a causa della pandemia. Se negli ultimi anni le sue potenzialità sembravano parzialmente oscurate dalla tumultuosa affermazione dei social network, oggi è in atto un ripensamento. “Per molto tempo la pagina Facebook è stata vista come alternativa al sito – spiega il CEO di Flazio – ma adesso gli imprenditori hanno cominciato a capire che non possono avere come ‘casa’ un social esterno che oggi esiste e domani forse no. La breve ma intensa storia del digitale ci rammenta che social network un tempo potenti come MySpace o Msn sono morti. Una società ha bisogno di avere uno spazio online, che sia di sua proprietà anche dal punto di vista legale, per poi usare i vari canali social come affluenti che portano utenti al fiume principale, il sito aziendale”.

Solo pochi anni fa, però, la costruzione di un sito Internet implicava il ricorso a professionisti e un costo mediamente pari ad alcune migliaia di euro. Anche in questo caso il Covid19 ha scombinato le carte: imprenditori e commercianti hanno avuto bisogno di dotarsi di siti web velocemente e senza spendere troppo. Flazio nasce ufficialmente nel 2012, ma il progetto prende forma già negli anni precedenti, quando il 15enne Flavio, catanese, aiuta un amico di famiglia con un hotel a Taormina a costruire un sito Internet. Ne viene fuori un progetto talmente accattivante che attrae l’interesse di decine di altri hotel della zona. Da quel momento il giovane capisce di avere in mano un business destinato a diventare fiorente e comincia a cercare risorse finanziarie. Va in California con l’associazione “Mind the bridge”, ma le prime proposte di finanziamento arrivano dall’Italia: fondi di venture capital di Milano, Roma, Catania. Sceglie Meta Zernike Ventures, fondo romano gestito con risorse pubbliche. Ma Flazio vuole camminare con le proprie gambe. E riesce a farlo quando, due anni dopo, consente l’uscita del fondo dalla compagine societaria. Oggi è diventata leader di mercato in Italia ed è entrata nell’arena internazionale. Ha un team di 35 persone a Catania, gestisce un milione di siti web e sta puntando al mercato Usa, dove ha già alcune centinaia di clienti (ma il mercato ha un potenziale enorme, con un valore stimato di circa 100 miliardi di dollari).

Una user experience semplice per la “democratizzazione del web”

“Ci portiamo dietro un notevole vantaggio tecnologico, perché la piattaforma è stata costruita a fianco dell’imprenditore medio italiano, perciò fornisce una user experience semplice ed immediata” afferma l’imprenditore, memore dei giorni in cui gli albergatori di Taormina facevano a gara per farsi fare il sito da quel teenager appassionato di informatica.

Per il futuro Flavio Fazio non ha dubbi: il sito web continuerà ad acquisire importanza. “Pensiamo agli albergatori presenti sulle grandi piattaforme di prenotazione come Booking.com in una prima fase hanno abbracciato questo modello, versando una fee del 25%, ora cercano di portare a sé i clienti attraverso il proprio sito. Lo stesso succederà con Amazon e i negozianti. L’importante è attrezzarsi per combattere le nuove sfide dell’eCommerce senza farsi trovare impreparati”.

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